Novalesa: poesia marrone, e cuore blu

Forse non ero il solo, tra gli appassionati del medioevo, a non essere arrivato fino a Novalesa, e fino al prezioso cuore blu dell’abbazia. Ma tant’è: a dar retta ai libri, Novalesa è un po’ faticosa da comprendere, e non fa innamorare. Leggi che è di antica fondazione, è vero, ma vedi anche che la sua chiesa ha subìto modifiche e rifacimenti. Lo scrivono, le guide, che da qualche parte a Novalesa ci sono affreschi romanici; ma ti resta l’idea – a me è successo così – che sia una meta da studiosi, più che da appassionati. Poi giri pagina, e la guida che hai tra le mani ti presenta la Sacra di San Michele, che sta a mezz’ora di strada… e allora non hai dubbi, e rimandi Novalesa alla prossima occasione.

Beati allora coloro che – come ho fatto io – alla fine decideranno di andare a vedere di persona a cosa deve la sua fama Novalesa. Rimarranno anche a loro, io credo, due immagini e due colori.

La prima immagine ha il colore della terra bagnata: è la vista della chiesa, e del convento circostante, poggiati tra i monti poco più su del paese, e della strada sterrata che si fa a piedi per raggiungerli, da un ponticello posto sopra un torrente, tra gli alberi e i prati. Non sarà un capolavoro di coerenza, l’abbazia di Novalesa, ma anche così – e forse proprio perché è faticosamente mutata nei secoli – la senti fortemente radicata nella terra in cui è sorta, pronta a cambiare con le sue stagioni, per tornare poi sempre a dire, dopo più di mille anni, che dentro la cinta antica da sempre si fa vita di lavoro e di preghiera.

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Novalesa: il complesso e la strada che vi conduce

La seconda immagine che porta via con sé chi visita Novalesa è di un blu sfolgorante. Dentro l’area della clausura, infatti, una chiesetta isolata ospita e protegge un ciclo di affreschi di straordinaria bellezza e unità, la cui tinta dominante è quella del mare quando tende all’azzurro, o forse del cielo quando vi si specchiano i prati.

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L’interno della cappella di Sant’Eldrado

La cappella più preziosa, una delle quattro chiesette altomedievali che sorgono nell’area all’abbazia, è quella di Sant’Eldrado. Meno bella di altre all’esterno, custodisce però un interno completamente affrescato. Nell’abside domina un Cristo in maestà che meriterebbe ben altra fama; e intorno, sulle pareti e sulle volte, si narrano le storie di sant’Eldrado e di san Nicola. Eccoli, quegli affreschi romanici che le guide citano senza mai riuscire a farne comprendere la bellezza: visti di persona sono in realtà come un tuffo in un mare cobalto, che nulla ha da invidiare ad altri cicli europei ben più celebrati e conosciuti. E Novalesa, meta affascinante di per sé, diventa eccezionale proprio grazie alla cappella nascosta di Sant’Eldrado, che è come un bauletto rivestito di preziosissima stoffa blu, su cui qualcuno ha dipinto angeli e santi, vigne e città.

Novalesa, quindi. Andate e vedrete. Non è colpa delle guide turistiche: è davvero più bella, di suo, di come la si possa descrivere.

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Il Pantocratore nell’abside

L’abbazia di Novalesa, o “della Novalesa”, sorge ai piedi del Moncenisio, vicinissima al confine francese e all’omonimo passo. Risale all’epoca precarolingia (la tradizione ricorda che fu voluta dal nobile Abbone e che fu da lui fondata nell’VIII secolo) e fu più volte distrutta, a seguito di scorribande e battaglie; nel X secolo subì anche l’assalto rovinoso delle bande saracene che a quel tempo spadroneggiavano anche nelle regioni alpine.

Gli affreschi della cappella di Sant’Eldrado, datati al XII secolo, sono collegabili per lo stile alle matrici di Civate e ai coevi e vicini cicli romanici di Aosta. Anche nella chiesa abbaziale, lungo la parete del coro, resta un prezioso lacerto di affresco romanico, con la rappresentazione del martirio di santo Stefano.

Poché Novalesa non è luogo di grandissima attrazione turistica, e poiché è tuttora la “casa” di una comunità monastica, è opportuno verificare gli orari di apertura dell’abbazia e della chiesa, e in particolare la possibilità di visitare la cappella di Sant’Eldrado, a cui non si arriva e non si accede se non accompagnati, o nei momenti – rari – di libero accesso agli ospiti della comunità.

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8 pensieri su “Novalesa: poesia marrone, e cuore blu

  1. Giulio Giuliani ha detto:

    Alphonse Du Maurier (da Fb)
    La cappella di Sant’Eldrado è una scoperta magnifica, il paesaggio naturale che circonda l’abbazia è un incanto (che spero sia sopravvissuto agli incendi dello scorso autunno) ed è un posto che mi è rimasto nel cuore e nella memoria

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  2. Giulio Giuliani ha detto:

    Marisa Foi (da Fb):
    Infatti noi siamo andati tornando dalla Francia e purtroppo non siamo riusciti a vedere l’interno..grazie per poter ammirare qs stupendi affreschi…
    È un luogo, anche solo esternamente che testimonia che li c’è stata una vita. Una vita di fede che ha creato così tanta Bellezza. Grazie.

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  3. Paolo Salvi ha detto:

    Ci sono andato a Pasqua seguendo i tuoi consigli ed ho trovato un paesaggio stupendo e verdeggiante. Le cappelle, quattro, sono interessanti architettonicamente nella loro semplicità e varietà compositiva. Sant’Eldrado è uno scrigno sublime che accoglie coi suoi affreschi dai colori vividi e credo originali.
    Unica pecca la guida, un frate poco paziente e frettoloso che ha guastato la contemplazione, riducendo il tempo ad una misera mezz’ora rispetto all’ora prevista.

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