Soffoca a Montoire il Cristo “bianco”?

Un solo Cristo in Gloria staccherei da dov’è, dall’abside della chiesa che lo custodisce, per ricollocarlo in un museo e al centro di una grande sala piena di luce: è lo splendido Cristo bianco che, a Montoire, abita la chiesetta di Saint-Gilles, troppo piccola e modesta, strano e confuso contenitore, che a stento lo accoglie, insieme alla “lunga splendida ghirlanda d’angioli che ne sostengono la mandorla mischiati assieme ai quattro simboli degli evangelisti”.

Al Salvatore di Montoire dedica una pagina appassionata Raymond Oursel, nel suo La pittura romanica (pp. 148-153), che ci aiuta ad apprezzare, appunto, la danza festosa e sapiente che rotea intorno al Cristo. Ognuno dei Viventi e ognuno degli angeli occupa il proprio spazio e recita il proprio ruolo con una modernità senza pari. E risaltando sul fondo bianco che magistralmente l’artista di Montoire ha scelto per loro, le varie figure “danzano intorno al Cristo della loro estasi un Exultet eterno, una sarabanda vivace, lieve e grave a un tempo”.

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Il Cristo in Maestà

E poi il grande Cristo al centro. E’ fermo, trionfale. Isolato dalla farandola che lo circonda e lo celebra, che pure governa e da cui per contrasto ancor meglio risalta, “sottolinea in modo categorico la differenza tra l’Increato e le sue creature, che Egli ha voluto per la propria gloria e lode”. E’ bianco, come nessun altro Cristo in gloria. Poiché l’artista coraggioso di Montoire ha rinunziato ad usare per Lui la porpora regale, e ha scelto invece un simbolo ancora più alto. Così, indossato dal Redentore, il bianco – “l’anticolore per natura, da cui rifuggono tanti pittori (…) per l’abisso di vuoto che possiede e a cui allude” – ne ricopre il corpo glorioso di infinita regalità. Nell’abside bianca di Saint-Gilles, miracolosamente risalta la bianca veste del Re dei tempi, bordata solo di diafano verde. Miracolosamente si impone anche il volto del Cristo, più bianco e più diafano ancora, segnato da minimi tratti essenziali, eppure luminoso come pochi altri volti del tempo. Siamo, per dirla con le parole di san Paolo a Timoteo, davanti al “beato ed unico sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile”.

Se mai fu lecito “strappare” un’opera dal luogo in cui nacque, e trasportarla altrove, un’altra sala e un’altra collocazione meriterebbe, davvero, questo affresco di salvezza, degno di una grande basilica, o del più nobile salone del museo del romanico.

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L’abside principale

La cittadina di Montoire sorge sulle rive della Loira, nella Francia settentrionale, al centro del triangolo ideale tra Tours, Orléans e Le Mans. Richiama un triangolo anche la chiesetta di Saint-Gilles, che si presenta con tre absidi, delle quali le due minori però non sono collocate ai lati della principale e a questa parallele, ma sono invece opposte tra di loro, a concludere, da una parte e dall’altra, il piccolo transetto. 

Ancor più peculiare è che in tutte e tre le absidi sia rappresentata la medesima scena: sono tre, quindi, uno per ogni catino, i Re Salvatori seduti in trono; i quali, diversi per fattura e datazione, per nulla simili tra loro, sono costretti ad una convivenza che non rende giustizia a nessuno dei tre. Il “Cristo bianco” centrale, realizzato nel pieno XII secolo, è davvero eccezionale; ma anche i due che lo affiancano, forse contemporanei tra loro eppure anch’essi tra loro lontani – precedenti di qualche decennio, oppure più tardi? – sono opere di pregio che potrebbero da sole nobilitare ben altra abside in ben altra chiesa.

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Angeli e Viventi reggono e circondano la mandorla

Leggi anche: IL RE DEI RE? SCEGLIE L’ARTISTA ROMANICO

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L’itinerario attraverso le dodici absidi affrescate più belle del romanico è raccontato, a partire dagli appunti di Before Chartres, in un nuovo bellissimo volumetto: si intitola DODICI meravigliose ABSIDI ROMANICHE, è tutto a colori, ed è un vero e proprio viaggio nelle meraviglie artistiche del tempo medievale.

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Sono almeno dodici i cicli di affreschi più belli, in giro per l’Europa, e Before Chartres li ha scelti e li racconta in un volumetto prezioso. Si intitola AFFRESCHI ROMANICI, DODICI CICLI imperdibilie propone, in un itinerario ragionato, il meglio delle pittura romanica in Europa secondo gli appunti di viaggio di questo blog.

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10 pensieri su “Soffoca a Montoire il Cristo “bianco”?

    • Giulio Giuliani ha detto:

      Solo come ipotesi estrema, anzi, solo come ipotesi. Peraltro – purtroppo – è accaduto a molti e molti importanti cicli, di essere trasferiti in un museo, in Spagna in particolare. Anch’io sono contrario… ma se mi chiedessero si sceglierne uno da spostare, indicherei il Cristo di Montoire, per la sua qualità eccelsa e per la non felice collocazione attuale.

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  1. Giulio Giuliani ha detto:

    Giovanna D’Andrea (da Fb):
    Si è veramente costretto in questa piccola abside e dalla foto si ha difficoltà ad aprezzarlo! Lo cosa che ha colpito me , immediatamente ” la camicia ” del CRISTO bianco” ricorda le fasce di un infante…poi piano piano si nota la potenza corporea e l’allegria sfarfallante degli angeli!!!

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  2. Giulio Giuliani ha detto:

    Anna Maria Rizzini (da Fb):
    Il bianco nell’iconografia della Resurrezione e’ molto usato ad esempio negli affreschi del Beato Angelico nel convento di San Marco in Firenze. Interessante leggere il saggio di Micaela Soranzo. Il bianco e’ spesso legato all’idea della paura, dello smarrimento e questo spiega l’atteggiamento spaventato delle prime persone che lo incontrano. Non conosco Sant-Gilles, ma penso che l’affresco, se ben mantenuto puo’ esaltare la piccola chiesa che diventa “testimone” di un “evento” straordinario

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    • Giulio Giuliani ha detto:

      Grazie, Anna Maria, per il contributo sul tema del “bianco”. Spero ti capiti di andare a Saint-Gilles… e ovviamente quella di “staccare” il grande Cristo dall’abside è una provocazione, non una proposta. Anch’io spero resti là dove un artista geniale l’ha voluto dipingere.

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  3. Giuseppe e Francesca ha detto:

    Il bianco: come non pensare alla sua apparizione nell’Apocalisse? Dove “Le vesti bianche sono simbolo delle buone opere, della purezza e della vittoria”. ( v. Ap 3,5 ma non solo).
    Il grande trionfo del bianco è nell’immagine al Cap.7,9e segg. Qui ci sembra di trovare l’allusione più prossima, il riflesso più credibile di questa veste candida del Signore glorioso: i vestiti di bianco, attraversata la “grande tribolazione…hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello”( vv 13,14).
    Almeno, questa è la nostra suggestione.
    Grazie, di tanti pensieri. Con stima

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