A Charlieu e Jonzy, due portali gemelli

Due portali, un unico autore. Non è un caso frequente, nell’arte romanica. Sta di fatto che le due cittadine di Charlieu e di Jonzy, peraltro vicinissime, conservano due timpani che sono stati scolpiti dalla medesima mano – dal medesimo artista, direi, più che dal medesimo atelier* –. E questo artista ha lasciato in entrambe le opere la propria firma, o almeno alcune precise tracce di sé.

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Il portale di Charlieu (da una foto di Mary F. Papin)

Due portali, dunque. Il primo, di dimensioni considerevoli, adorna l’ingresso del transetto dell’abbazia di Charlieu. Il secondo, minore in dimensione, sormonta l’ingresso, unico e centrale, della facciata della chiesa di Saint-Julien-de-Jonzy. Entrambi i portali sono costituiti da un nucleo centrale con la lunetta e un architrave sottostante: a Jonzy la lunetta ospita il Cristo in una mandorla sorretta da due angeli; a Charlieu intorno alla mandorla si aggiungono i quattro Viventi. Anche gli architravi sono simili ma differenti: su quello di Jonzy è rappresentata un’Ultima Cena; in quello di Charlieu stanno comunque gli Apostoli seduti uno in fianco all’altro, ma la tavola sparisce, e la Cena si trasforma in assemblea orante dei Dodici, presieduta, al centro da Maria e due angeli.

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Il portale di Jonzy

L’autore dei due portali, il cui nome non è noto, esprime in entrambe le opere le migliori qualità della sua arte. Usa con adorabile profusione la simmetria, che non è propriamente un elemento “romanico”. Fa sfoggio della sua grande capacità di riempire gli spazi con immagini elaborate, molto mosse ma sempre in perfetto equilibrio – esiste forse un altro portale in cui gli angeli, per reggere la mandorla, poggiano entrambi un piede sulla schiena del Tetramorfo? –. Gioca, come farebbe un artista moderno, con altri due elementi: il movimento vorticoso intorno ad un centro (che si esprime nelle lunette) e la ripetizione di linee assolutamente regolari e parallele (che si esprime negli architravi).

Ancora: questo artista, a Charlieu come a Jonzy, usa il “trapano” con maledetta e sovrabbondante maestria: la sua arte è piena di fori tondi realizzati con questo strumento, ed utilizzati per dare profondità e chiaroscuro: nei decori delle aureole, nelle curve delle vesti, ad ogni piega delle vesti e della tovaglia della Cena, e perfino tra le dita dei piedi e delle mani, s’infilano questi punti praticati col trapano, veri e propri “buchi neri” del colore e della materia, minuscoli ma determinanti “luoghi del vuoto”. Lasciatevi attrarre dalla loro gravità, e avvicinatevi quanto più possibile: poche sculture romaniche sono così fluide e vive come queste di Charlieu e Jonzy, e meritano di essere osservate nel dettaglio.

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La strana posa delle teste di Jonzy

C’è un altro tratto caratteristico che appartiene al Maestro di Charlieu-Jonzy, ed è il modo peculiare di staccare con decisione le teste dal busto, di rappresentarle quasi estranee e indipendenti al corpo, sempre in alto rilievo, come capaci di movimenti impropri. Tanto che nella lunetta di Saint-Julien-de-Jonzy, il Cristo e i cherubini che lo affiancano ricordano un po’ quel Totò “marionetta”, che oltre dinoccolare tutto il corpo concedeva anche la propria testa una particolarissima libertà di movimento.

Qualche problema, insomma, con queste teste ribelli, il Maestro ce l’aveva. Diciamo che faticava a governarle, dava loro troppa libertà… Per un tragico passaggio della Storia, sia a Charlieu che a Jonzy la furia della Rivoluzione ha decapitato quasi tutti i personaggi scolpiti. Ma a me piace pensare che qualcuna delle teste mancanti, tira e tira, si sia staccata da sola, e per sua propria vitalità e indipendenza sia riuscita a spiccare il volo da quel collo sicuramente troppo lungo e snodato di cui era stata dotata.

* Tra le pagine più belle dedicate ai portali di Charlieu e di Jonzy, ricordiamo quelle scritte da Raymon Oursel nel suo Floraison de la sculpture romane: qui lo studioso sottolinea anche le differenze tra le due opere, e si chiede se il portale di Jonzy non sia da attribuire ad un pur bravissimo allievo del maestro di Charlieu.

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Saint-Julien-de-Jonzy, l’architrave con la Cena

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5 pensieri su “A Charlieu e Jonzy, due portali gemelli

  1. Carla Porrati (da Fb):
    Meraviglie a punta di scalpello che valgono una visita speciale , come tutte comunque le sculture delle chiese romaniche.
    Un grazie speciale per queste opere prestigiose che riesco a vedere e a leggere grazie alle vostre pubblicazioni .

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  2. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Davvero due splendidi portali. Interessante il raffronto di due opere dello stesso maestro.
    C’è il rammarico che la furia iconoclasta dei Rivoluzionari, peraltro giustificata dal comportamento del clero, abbia distrutto anche se solo parzialmente, qui come altrove in Francia, due gioielli della scultura romanica che noi tanto apprezziamo.

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  3. Jean François Pianet (da Fb):
    Charlieu: un des portail roman parmi les plus magistraux avec les 4 évangélistes traités de manière dynamique où leurs ailes empiètent la première voussure. C’est toute la lumière de l’art roman et du 12 éme siècle inspiré par de grands mystiques : Abélard, Pierre le Vénérable, Saint Bernard, Suger… [Charlieu: uno dei portali romanici magistrali con i 4 evangelisti trattati in modo dinamico dove le ali impediscono la prima vissura. È tutta la luce dell’arte romanica e del XII secolo ispirata da grandi mistici: Abelardo, Pietro il Venerabile, San Bernardo, Suger…]

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  4. Magda Viero (da Fb):

    L’uso del trapano per i chiaro scuro è antichissima; lo si trova nelle sculture egizie e romane. Riprende nel 700/800 nell’arte longobarda per rompere la logica della linearità. Esempio che si può vedere: tempietto di Rachis a Cividale, e al Museo di San Cumiano a Bobbio.

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