Con le sue colonne “nane” schiacciate da capitelli “giganti”, la cripta di Leyre è forse uno dei luoghi romanici più originali e più facilmente riconoscibili; uno di quelli che si identificano con facilità, proprio per le molte fotografie che, nei testi di storia dell’architettura, ne documentano le bassissime volte. Fotografie che però di questa cripta non dicono tutto.

La cripta (foto: José Antonio Gil Martínez)
Delle due caratteristiche particolarissime di questo spazio sotterraneo, infatti, i reportage fotografici ne possono documentare solamente una, e cioè appunto queste strane cortissime colonne, ridotte quasi a monconi, come schiacciate dai capitelli sovrastanti e dalla montagna di pietra che forma le pesanti arcate, forse anche per via del pavimento rialzato rispetto al livello originario. E’ ben più raro, invece, che un’istantanea riesca a cogliere e a restituire l’altra “mostruosità” – per dirlo con un termine medievale – di questa cappella sotterranea: e cioè il fatto che sia costituita da un numero pari di navate – sono quattro – così che una delle tre file di colonne taglia proprio l’asse centrale dello spazio sotterraneo, e va “a sbattere”, inattesa e dispettosa, giusto davanti all’altare; e anzi, non contenta, ci passa sopra terminando la propria corsa su una colonna (anche questa “nana”) che sta proprio sul fondo dell’abside.

L’altare e l’abside
Occupando così la linea mediana di tutta l’aula, questa fila di sostegni e capitelli – che qualche studioso giudica aggiunta a posteriori – impedisce di osservare l’abside e tutta la struttura dal punto di vista tradizionale, quello centrale: mentre infatti ogni altra cripta e ogni altra chiesa, se si escludono le rare chiese a due navate come certe di Sardegna, possono essere guardate dal centro della navata di mezzo, qui questo centro è percorso dalla pietra, e si è obbligati comunque a spostarsi un po’ di lato per vedere abside ed altare. E ancora, questa fila di sostegni centrale non solo si protende fastidiosa perpendicolarmente fino all’altare, appunto, che sta nel cuore dell’abside, ma stravolge, in alto, anche l’abside stesso, il cui catino è in sostanza diviso in due, deformato proprio dall’incrociarsi del suo arco con la fila mediana di sostegni ed archi portanti.

La pianta della cripta con le quattro navate
Tant’è. Che sia nata così, già con un numero pari di navate, o che quella mediana sia stata divisa in due in un secondo tempo, il risultato è comunque una struttura originalissima, allo stesso inconfondibile e difficile da spiegare, oltre che difficile da fotografare in modo completo e secondo le consuete inquadrature. Così intrecciate, queste due caratteristiche – originalità e complessità – portano anche “Before Chartres” a non insistere nel tentativo di illustrare e spiegare, e insomma a sentirsi poco utile a chi vuole comprendere appieno Leyre e la sua cripta. Il celebre monastero in Navarra, col suo duro cuore sotterraneo, andrà visto di persona, diffidando delle spiegazioni altrui, e anche rinunciando all’idea di poterlo spiegare, poi, in modo semplice ad altri. Men che meno mostrando certe fotografie spaesate, o certi video girati zizagando senza logica – quanti ce n’è in rete! – in questo piccolo e fitto boschetto di pietra.

L’accesso alla cripta (foto: José Luis Filpo Cabana)
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Una veduta del monastero
Dentro la suggestiva struttura del monastero di Leyre, uno dei luoghi sacri più potenti e celebrati della Navarra medievale, la cripta “con le colonne in mezzo” è stata realizzata come sostegno per la parte orientale della chiesa quando, nel secolo XI, se ne decise l’ampliamento. La cripta in sostanza sta tutta “sotto” la testata orientale della chiesa, e quest’ultima non è sopralevata ma prosegue, grazie proprio alla cripta sottostante, sullo stesso livello rispetto alla navata. La cripta e la sovrastante parte orientale della chiesa sono coeve, e risultano entrambe consacrate nell’anno 1057: costituiscono quindi una realizzazione del primo romanico, entrambe caratterizzate – la cripta più ancora della testata della chiesa – da un possente e “pesante” gioco di forze e di masse.
Poi, la navata attuale della chiesa, come il resto del monastero, risale ad un epoca successiva; e se l’aula, ben più alta della testata, può dirsi anch’essa romanica, la copertura della chiesa, ancora posteriore, è invece già decisamente gotica; romanico, e molto bello pur nel suo disordine, il portale di facciata della chiesa, noto come “Puerta speciosa” o “Puerta preciosa”.
Visitato anni fa, davvero molto particolare. Vorrei suggerire a chi andrà a vederlo di non trascurare la visita del monastero di S. Juan de la Pena a pochi chilometri di distanza
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Giusto. per vedere Giuseppe che riposa e sogna: https://beforechartres.blog/2018/12/15/verso-il-natale-la-carezza-su-giuseppe/ 🙂
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José Carlos Ballano Vicioso (da Fb):
No es que las columnas sean enanas y los capiteles gigantes. Los capiteles son todos iguales y cuando se construyó la Cripta las columnas eran cada una de una longitud diferente dependiendo de donde están situadas, ya que está construida sobre la roca sin variar la estructura que está tenía y sirvió para que el suelo de la Iglesia fuese horizontal. Lo que ocurre es que el suelo no es el original, lo han nivelado para facilitar el acceso a los turistas y ahora hay columnas enanas comparadas con otras. Cuando yo la visité por primera vez en el año 1973 estaba en estado original y además todavía se veía en algunos rincones las manchas del humo de las hogueras que hacían los pastores que se refugiaban en ella con sus rebaños para protegerse del mal tiempo. Por lo menos esa era la historia que nos contó el guía con respecto a las manchas del humo en los rincones [Non che le colonne siano nane e i capitelli giganti. I capitelli sono tutti uguali e quando è stata costruita la Cripta le colonne erano ognuna di una lunghezza diversa a seconda di dove sono situate, poiché è costruita sulla roccia senza variare la struttura che sta aveva e serviva a rendere il terreno della Chiesa orizzontale. Il fatto è che il terreno non è l’originale, l’hanno livellato per facilitare l’accesso ai turisti e ora ci sono colonne nane in confronto ad altre. Quando l’ho visitata per la prima volta nel 1973 era allo stato originale e in più si vedevano ancora in alcuni angoli le macchie del fumo dei roghi che facevano i pastori che si rifugiavano in essa con le loro greggi per proteggersi dal maltempo. Almeno questa era la storia che ci ha raccontato la guida per quanto riguarda le macchie di fumo negli angoli].
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Grazie, José Carlos: il tuo contributo è molto interessante!
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