Due alberi, indimenticabili, a Lebeña

Si porta via da Santa Maria de Lebeña, piccola chiesa preromanica sugli ultimi monti della Cantabria, il ricordo di un gioiello di architettura antica, dal mirabile equilibrio. Due immagini, poi, riassumono tutta la visita, e sono quelle dei due alberi specialissimi che Santa Maria conserva, millenari entrambi; uno d’antico legno, l’altro di pietra, rivoluzionario.

Il tronco grigio e la chioma verde del grande tasso che si erge vicino alle absidi è il testimone della lunga storia del sito e delle radici vetuste di Santa Maria. Piantato probabilmente proprio mentre si costruiva il nuovo tempio, come si usava fare nella Spagna dell’alto medioevo, quest’albero potrebbe avere più di mille anni. Più di mille anni sono infatti passati da quando, verso la metà del X secolo, la chiesa fu edificata nel territorio di Liébana dal conte Alfonso e dalla consorte Justa, regnanti su quest’angolo di Cantabria che già introduce al territorio asturiano.

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Il tasso cresciuto presso le absidi di Santa Maria

 

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La pianta (senza il portico aggiunto)

Come il tasso vecchio di dieci secoli, così le geometrie suggestive della chiesa ci portano indietro al tempo in cui, in queste terre di confine, suggestioni visigote, preromaniche e mozarabiche, intrecciate con misura, diedero vita ad uno stile inconfondibile, fatto all’esterno di linee rette – tipica di questo periodo è la terminazione rettilinea delle absidi – e di piante dalla simmetria rigorosa, sempre composte da un intrecciarsi complesso eppure rigoroso di volumi giustapposti. E anche se questo stile darà i suoi frutti più vasti e maturi nelle vicine Asturie, esso è già chiaramente delineato a Lebeña. Tutto del preromanico asturiano è già nella pianta di Santa Maria; la quale, tolto il portico aggiunto molto più tardi, non è altro che un quadrato diviso in nove altri quadrati, a cui si sommano le tre absidi, anch’esse pressoché quadrate; e tutto è già, all’esterno, nella simmetrica giustapposizione di volumi cubici, che dà luogo, nelle coperture, nel gioco altrettanto articolato e coerente delle molte falde del tetto, anche questo tipico del preromanico della regione.

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La chiesa con il portico aggiunto nei secoli più recenti

Così il tasso millenario e possente veglia su un edificio prezioso, ne sorveglia le mura ben costruite, gli eleganti e sobri decori nelle mensole – la meraviglia, qui, è nelle geometrie, che di scultura figurativa non ce n’è l’ombra -, gli snodi e le cornici che potrebbero essere anch’esse di legno; e si pone come elemento di congiunzione tra la chiesa e la prorompente natura che circonda Santa Maria de Lebeña, la avvolge, la custodisce come vero e proprio elemento del paesaggio.

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L’interno con i “pilastri compositi”

Di un altro albero, dicevamo, chi viene a Lebeña non può dimenticarsi, questo in pietra. E’ quel pilastro – due ne sorgono al centro della navata – a cui si appoggiano su ogni lato le colonne che portano i capitelli a foglie d’acanto, e poi, sopra, gli archi che reggono le volte. Le impeccabili guide che illustrano l’interno di Santa Maria ai visitatori – si entra in gruppo, e accompagnati, secondo l’uso spagnolo – non mancano di evidenziare come anche quest’albero sia vecchio di dieci e più secoli: “Nel contesto rigoroso di un’architettura preromanica – spiegano – questo di Lebeña è l’esempio più antico di pilastro composito”. E se il vanto delle guide è fondato, si incontra qui, in una chiesa persa tra i rilievi aspri, un altro albero ben raro e notevole, perché costituisce la prima testimonianza di un elemento architettonico, il pilastro composito, appunto, che diventerà centralissimo nello sviluppo del linguaggio costruttivo del tempo romanico e poi del tempo gotico.

Lunga vita a Santa Maria de Lebeña, allora, e ai suoi alberi millenari, l’uno posto a guardia del passato, l’altro in grado di prevedere il futuro.

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L’arrivo alla chiesa di Santa Maria

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6 pensieri su “Due alberi, indimenticabili, a Lebeña

  1. Sante Romano (da Fb):
    Questi racconti di viaggio fanno venire voglia di partire perché uniscono l’attenzione ai monumenti e lo sguardo verso il paesaggio che li circonda. E’ così che si dovrebbe sempre viaggiare, con il rispetto per l’arte e con il rispetto per la natura.

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  2. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Ci guidi, come sempre, con parole soavi ed argute alla scoperta di piccoli gioielli architettonici, che brillano non solo per la sapienza costruttiva, a volte semplice come in questo caso, ma per l’originalità, la ricchezza del pensiero che li ha realizzati, la coerente assimilazione dal paesaggio in cui sono immersi, fosse anche solo un tasso, come si conviene nell’arte romanica, che tanto amiamo.
    E, come sempre, già vorresti essere lì…
    Grazie.

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  3. Avatar di Stéphanie Stéphanie

    Stupendo viaggio nella bellezza.Da leggere alla fine di ricordarsi della semplicità.Il genio l’avevano davvero questi religiosi del passato per scegliere luoghi perfetti !!!!

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