Una facciata che ammicca e affascina, un interno decisamente caratteristico, un chiostro pittoresco, con la giusta dose di mistero: il priorato di Vezzolano, perfettamente collocato tra i verdi rilievi poco distanti da Torino, ha tutto per fare innamorare gli appassionati del Medioevo. Ai puristi del romanico, che la osservano con maggiore distacco, Before Chartres suggerisce – diciamo pure che lo sussurra all’orecchio – un piccolo motivo in più per appassionarsi a questa chiesa.
Che siano ormai quasi gotiche, la chiesa e l’intera struttura di questo priorato, non è difficile da evidenziare. La facciata si direbbe un palinsesto, in cui ad un piano iniziale ancora legato ai modi del XII secolo si aggiungono, forse anche a più riprese, la partitura realizzata con le colonne addossate, e la decorazione scultorea che insieme nobilita e alleggerisce l’insieme; si coglie però come ormai a predominare sia una tensione coloristica e figurativa che non è certo di origine romanica. All’interno, la chiesa è ricca di personalità, ma è una personalità che si potrebbe definire femminile, incline alla ricercatezza più che alla sostanza; gli archi spezzati e le volte a crociera portano già ai secoli XIII e XIV; e la stessa particolarissima tribuna, lo stesso jubé che stupisce tutti i visitatori di Vezzolano, è da ascrivere, per la struttura e per la decorazione scultorea, pur interessantissima, al Duecento avanzato.
E allora noi, qui davanti alla facciata di Santa Maria, andiamo cercare qualcosa che suoni per noi come più pienamente romanico, fino trovarlo nella lunetta del portale centrale, dove la Madonna è in trono, tra un angelo e un fedele, e un uccello in volo le si avvicina al volto. E’ tanto particolare, questa rappresentazione, che qualcuno ha ipotizzato che al centro della lunetta fosse rappresentato san Gregorio magno, papa del VI secolo, così ispirato che viene spesso associato all’immagine di una colomba. Siamo invece davanti alla rappresentazione, molto romanica, dell’annunciazione a Maria – l’angelo a sinistra è Gabriele, portatore dell’annuncio – e ancor più nel dettaglio siamo di fronte a quella che viene definita la sua “fecondazione auricolare”: mentre il messaggero divino le parla, è lo Spirito del Signore che, avvicinatosi all’orecchio, la rende gravida, e pone nel suo grembo il seme del Figlio salvatore.
I testi canonici non fanno riferimento a questa idea, a questa tesi secondo la quale è proprio attraverso l’orecchio destro di Maria che, per l’azione dello Spirito, avviene il divino concepimento. Ma la tradizione cristiana è più vasta di quella canonica. Un Vangelo apocrifo “dell’infanzia”, di origine armena, racconta così il momento dell’annuncio:
Ed ecco venne l’angelo del Signore e si avvicinò a lei, pur essendo chiuse le porte. L’essere incorporeo le apparve sotto forma corporale e le disse: «Rallegrati, vergine Maria, serva immacolata del Signore!». All’improvvisa apparizione dell’angelo, Maria prese paura e per il turbamento non fu capace di rispondere. Allora l’angelo le disse: «Non temere, Maria, tu sei benedetta fra le donne! Io sono l’angelo Gabriele, mandato da Dio per dirti questo: ecco che tu diventerai incinta e partorirai il figlio dell’altissimo. Egli sarà un grande re su tutta la terra». (…) «Se è così come tu dici avvenga di me e secondo la tua parola!».
Nel medesimo istante che la santa vergine diceva queste parole e si umiliava, il Verbo di Dio penetrò in lei attraverso l’orecchio, e la natura intima del suo corpo, da esso animata, venne santificata in tutti i suoi organi e i suoi sensi e purificata come l’oro dentro il crogiuolo. Ella divenne un tempio sacro, immacolato, dimora della divinità. In quel momento cominciò la gravidanza della santa vergine. Quando l’angelo aveva portato la buona novella Maria era il 15 di Nisan, cioè il 6 aprile, un mercoledì, alla terza ora.
E’ la teoria della “conceptio per aurem“. Un canto attribuito a Venanzio Fortunato, e siamo nel VI secolo, ripete la stessa tradizione, quando dice: “Mirentur ergo saecula / quod angelus fert semina / quod aure virgo concepit / et corde credens parturit” (“I secoli perciò si stupiscono / che l’angelo abbia portato il seme, / che la vergine abbia concepito attraverso l’orecchio / e che, credendoci in cuor suo, abbia partorito”). Molte altre volte, e lo racconta bene il blog annunciazione.wordpress.com, i grandi artisti dei secoli più recenti si sforzarono di ritrarre, nelle loro “annunciazioni”, il momento in cui mentre ascolta l’angelo, Maria riceve il seme divino, e l’orecchio destro della Madonna assume, proprio come qui a Vezzolano, un ruolo fondamentale.
Restano tante altre cose belle da vedere a Vezzolano, tra cui altre due annunciazioni scolpite una in facciata e l’altra sulla finestra dell’abside. Ma il gusto romanico per la simbologia che spiega e illumina, e narra come Dio salva con le sua vie diverse e alte quanto il cielo, questo gusto antico e potente si trova in particolare là, nella lunetta, al centro di una facciata troppo elegante, e però segnata ancora dalla forza evocativa del romanico.

La parte orientale (foto: Alessandro Vecchi)
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La chiesa canonica di Vezzolano è un edificio spettacolare anche per la sua collocazione. Ma il tempo romanico è ricco di chiese collocate, come questa, ai confini del cielo. Belle come Vezzolano, e come questa inerpicate sui monti, o comunque lontane, difficilmente raggiungibili, altre dodici splendide chiese stanno nel volumetto che Before Chartres ha dedicato – finalmente “in carta” – ai più spettacolari nidi d’aquila del romanico. Lo trovi qui: DODICI CHIESE isolate DEL TEMPO ROMANICO
Bellissima, la collegiata di Vezzolano con il suo jubè, che ancora brilla del suo blu di lapislazzuli, è una vera perla del monferrato astigiano. Grazie per aver, come sempre, condiviso tanta bellezza.
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Jorge Pescio (da FB):
Secondo gli storici la prima volta che la Madonna sparse sulla lunetta di un portale di alla fine del XII secolo quando finì la costruzione della cattedrale di Senlis. Dobbiamo dedurre quindi che il portale di Vezzolano è posteriore.
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In linea teorica, Jorge, sono d’accordo con il tuo ragionamento: il culto della Vergine cresce e si afferma in epoca gotica. Però già nel XII secolo ci sono portali romanici, magari minori, dedicati alla Vergine: pensa solo a quello di Santa Maria a Tuscania.
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Ottimo articolo, mi limito a segnalare che Vezzolano non era un priorato, ma una canonica regolare
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Giusta osservazione, Maurizio. Non correggerò l’incipit del post, perché invece ha senso che resti il tuo commento, grazie al quali si può ribadire qui un po’ più per esteso che parlare di “priorato” o di “abbazia”, anche se lo si fa spesso, non è corretto per il sito religioso di Vezzolano. Già nella didascalia della foto abbiamo usato il temine corretto, e cioè “chiesa canonica”: e cosa fosse una “chiesa canonica”, e come si diffondessero in quel periodo, segno concreto della riforma in atto, è un altro tema interessante, a cui Vezzolano ci introduce: chissà che non ci si possa tornare con uno specifico post.
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L’abbazia di Vezzolano (in realtà una chiesa canonica) è uno dei più pregevoli edifici del romanico piemontese, certamente il più pregevole dell’Astesana. Da sola vale un viaggio e proprio per questo tre anni fa mi avventurai tra Monferrato ed Astesana (guai a confonderli!), territorio ricco di piccole e pregevoli chiese romaniche.
Il luogo isolato, scendendo da Albugnano, immerso nella valletta verdeggiante, la sua unitarietà e l’ottimo stato di conservazione, così come la ricchezza dell’apparato decorativo, in particolare dello splendido jubé (o pontile) ancora ingentilito dai colori originari, ne fanno un pregevole capolavoro architettonico, un’unicum nel territorio.
Molto particolare la facciata con la raffigurazione scultorea tema dell’articolo. Indubbiamente c’è un discreto slancio verticale anche se le logge sovrapposte in ambito romanico sono piuttosto diffuse in area padana. Pertanto non la ascriverei all’epoca ormai gotica, che da noi comunque tarda ad emergere, spesso difficilmente prima del Trecento.
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Il culto di Maria era già diffuso e importante in età altomedievale. Nel X secolo Stefano, vescovo di Clermont, colloca nella cattedrale, sopra una colonna dietro l’altar maggiore, una Majestas raffigurante la Madonna in trono col Bambino in braccio, interamente ricoperta di lamine d’oro e di gemme. La statua è andata distrutta durante la Rivoluzione, ma ne rimangono riproduzioni antiche.
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In Francia, in Alvernia, la regione di Clermont-Ferrand, le statue lignee della Madonna col bambino sono diffusissime fin dal XII secolo, e come è noto tante chiese sono dedicate a Notre-Dame. Molte sono superstiti, più antiche ne risultano poche e rare.
Famosa quella di Le-Puy-en-Velay, sostituita nell’ottocento da una copia.
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Sara Morgoni (da Fb):
Molto bello, grazie per la bellissima spiegazione.
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Grazie.Non conoscevo
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Mafalda Furetto (da Fb):
Volevo ringraziarti o ringraziarvi per il modo che avete di spiegare e raccontare. Per chi come me si affaccia da poco alla “storia” bravo/i
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