I re “francesi” nella lunetta del Kent

Ci sono anche il re e la regina, nel più inglese dei portali inglesi, e però re e regina sono francesi. Anche così, anche ospitando nella sua tappezzeria di viticci due teste coronate d’Oltremare, il bellissimo portale di Barfreston racconta storie d’invasione, di sconfinamenti, di strane aperture.

Dal punto di vista dell’impaginazione, la più evidente di queste invasioni è il fiorire di girali vegetali che, di solito confinati nell’architrave e negli archivolti di un portale, si diffondono qui invece in tutta la lunetta. Il gioco dei cerchi realizzati con rami e foglie, così caratteristico in tutto il romanico, a Barfreston riempie quello spazio semicircolare che normalmente è proprietà privata del Salvatore e della sua corte. Qui, al centro della lunetta, il Cristo in Gloria resiste, difende la sua “mandorla”; ma non trovano più spazio intorno a lui i simboli dei Viventi; e gli stessi angeli che hanno il compito di reggere la cornice della gloria del Salvatore a fatica si ricavano uno posto dove stare; ma in alto, e costretti comunque ad adattarsi alla piccola prigione circolare di uno di quei viticci tondi che tutta hanno invasa la lunetta a destra e a sinistra dell’Onnipotente.

Il portale
Il Cristo in Gloria

Ce ne sono altri dieci, di girali grandi e piccoli, nella lunetta della chiesa di San Nicola, in una disposizione perfettamente simmetrica: in alto, ancora, due circondano teste molto consumate; nella fascia bassa due altri viticci circolari per ogni parte ospitano figure mostruose: due sirene, un grifone e una sfinge; nella fascia mediana, altri due grandi girali per ogni lato contengono quattro altre figure: più vicini al Cristo, due angeli a mezzobusto hanno il compito inusuale di reggere cartigli; più all’esterno sbucano le due teste coronate – si tratta di Enrico II ed Eleonora d’Aquitania – di cui si parlava. Le quali testimoniano della seconda invasione che il portale di Barfreston ci racconta: mentre nella seconda metà del XII secolo il “francese” Enrico il Plantageneto governa anche sull’Inghilterra, infatti, arriva fin qui, nel Kent e in tutta l’Inghilterra normanna, una forte influenza di un decorativismo tipico non certo della Normandia, ma piuttosto delle regioni del sud-ovest, a nord e a sud di Bordeaux, della Saintonge e dell’Aquitania, appunto. “Senza emanciparsi del tutto dalle influenze continentali – scrive Lucien Musset nel suo Inghilterra romanica – il romanico inglese, alla vigilia di cedere il campo al gotico, cerca delle fonti d’ispirazione fuori dalla Normandia”.

Uno dei soldati

Intorno alla fantastica lunetta, così ricca e così affascinante che quasi ci si dimentica di ammirare il bellissimo Cristo in trono, gli archivolti si distendono con la stessa rigogliosa simmetria: quello minore è scolpito di foglie e di volute; il mediano propone dodici godibilissime piccole scene, molte delle quali con animali che suonano, presiedute in alto dalla figura di un vescovo, forse quel Thomas Beckett che fu ucciso proprio per volere di Enrico II. L’archivolto maggiore, ancora più bello, regala dodici notevolissimi cerchi vegetali contenenti ciascuno una figura intenta in attività e lavori. Mentre in alto si distingue la figura di un pellegrino curvo sul bastone, aprono e chiudo questo arco di meraviglie, agli estremi in basso, due figure di guerrieri. Ci ricordano quelli – più grandi, certo – che sono scolpiti nella porta di Kilpeck: e dialogano anche così, uno con voce “francese”, l’altro con voce “vikinga”, i due portali estremi della lunga strada che unisce i cinque capolavori romanici di cui Before Chartres ha raccontato in un altro articolo: uno, Kilpeck, che sta addirittura ad occidente, in Galles, e con il cuore guarda alla cultura scandinava; l’altro, Barfreston, che presidia l’oriente più estremo dell’isola, e si affaccia sulla Manica. E se potesse forse l’attraverserebbe, per andare alla ricerca delle sue radici aquitane e della lingua sinuosa che si parla nella dolce Francia.

Quello di Barfreston è un portale bellissimo, ma “minore”. Before Chartres affronta invece il tema dei “grandi” portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI 

4 pensieri su “I re “francesi” nella lunetta del Kent

  1. Giulio Giuliani ha detto:

    Ludovica Profous (da Fb):
    Mille grazie di questo intervento interessante! Per me è un po’ strano definire Enrico II Plantageneto re francese, ed Eleonora di Aquitania (grande personalità del Medioevo!) è semplicemente appunto dell’Aquitania, in una epoca in cui il nazionalismo non si è sviluppato. Le sorti della attuale Francia e dell’Inghilterra sono strettamente collegate ancora fino al Rinascimento, fino ai Tudor. Portale eccezionale!

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    • Giulio Giuliani ha detto:

      Certo, Ludovica: non a caso il termine “francesi” è utilizzato anche nel titolo dell’articolo, tra virgolette. E però Enrico II nacque… a Le Mans nel 1133 e fu duca di Normandia, conte d’Angiò e del Maine, duca d’Aquitania e di Guascogna, e divenne re d’Inghilterra nel 1154… Insomma, fu uomo venuto da continente, e dalle terre che saranno “francesi”, anche se la “Francia” ancora non c’era. Davanti al portale di Barfreston, comunque, era importante sottolineare soprattutto il legame artistico di questa opera con l’arte del Continente.

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  2. Paolo Salvi ha detto:

    Un portale davvero inusuale nella sua raffigurazione colma di girali nella lunetta. Molto interessanti i riferimenti all’Aquitania e alla Santonge, anche se mancano dettagli più precisi, ovvero edifici con simili decorazioni scultore.
    Per il momento l’Inghilterra resta al di fuori dei miei obiettivi primari, ma certo queste segnalazioni la rendono sempre più interessante.

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