C’era la guerra anche nella terra degli Ebrei: anche allora e anche là – ce lo ricorda l’affascinante pavimento a mosaico dell’abbazia di Bobbio – di fronte all’invasione di un nemico molto più forte, un piccolo popolo rispose con inatteso vigore, e fece muro contro lo strapotere altrui.
Tra i cavalli, e le mura presidiate, e le armi e i cadaveri, anche a Bobbio spicca la figura di un capopopolo attorno a cui la resistenza ebraica divenne un esercito. Dalla Siria vennero infatti in terra d’Israele gli invasori seleucidi, mandati da re Antioco IV, e imposero nuovi culti, e una nuova cultura; ma il sacerdote Mattatìa, a cui fu chiesto di compiere sacrifici ai nuovi idoli, rifiutò di piegarsi; e di fronte ai suoi connazionali pronti già alla resa, ribadì che nulla delle antiche tradizioni andava rinnegato; e uccise il primo ebreo che si apprestava a riti nuovi per compiacere l’emissario di Antioco, e l’emissario stesso, e distrusse l’idolo imposto dagli invasori. Poi fuggì fuori dalla città e dal suo rifugio animò e guidò la rivolta contro i siriani. Fino al giorno in cui – ce lo mostra una delle scene del mosaico di Bobbio – cedette il comando della rivolta, e lo stendardo glorioso, al figlio Giuda Maccabeo:
Intanto si avvicinava per Mattatìa l’ora della morte ed egli disse ai figli: «Ora domina la superbia e l’ingiustizia, è il tempo della distruzione e dell’ira rabbiosa. Ora, figli, mostrate zelo per la legge e date la vostra vita per l’alleanza dei nostri padri. Ricordate le gesta compiute dai nostri padri ai loro tempi e ne trarrete gloria insigne e nome eterno. Abramo non fu trovato forse fedele nella tentazione e non gli fu ciò accreditato a giustizia? Giuseppe nell’ora dell’oppressione osservò il precetto e divenne signore dell’Egitto. (…) Giosuè, obbedendo alla divina parola, divenne giudice in Israele. (…) Così, di seguito, considerate di generazione in generazione che quanti hanno fiducia in lui non soccombono. Non abbiate paura delle parole dell’empio, perché la sua gloria andrà a finire ai rifiuti e ai vermi; oggi è esaltato, domani non si trova più, perché ritorna alla sua polvere e i suoi calcoli falliscono. Figli, siate valorosi e forti nella legge, perché in questa sarete glorificati. (…) Giuda Maccabeo, forte guerriero dalla sua gioventù, sarà capo del vostro esercito e condurrà la battaglia contro i pagani» (1Maccabei, cap. 2)
Fu dunque Giuda, figlio di Mattatìa, a condurre da lì in poi la guerra. E a Bobbio, come nel primo Libro dei Maccabei (il secondo, anche questo accolto nella Bibbia cristiana narra in modo differente le stesse vicende), lo vediamo guidare le armate contro le schiere dei pagani e sconfiggerne la cavalleria, per la vittoria finale del popolo ebraico. Il pavimento dell’abbazia emiliana ci mostra anche come, mentre infuria la battaglia, Eleazaro, anch’egli figlio di Mattatìa, si scagliò da solo contro l’elefante seleucide che terrorizzava i soldati ebrei, e come lo uccise trovando anch’egli la morte schiacciato da pachiderma.

Assiste alla sconfitta da lontano, seduto sul suo trono, l’improvvido re Antioco. Come altri monarchi improvvidi dei tempi moderni, pensava forse di gustarsi dal suo palazzo una facile vittoria, ottenuta per procura inviando contro agli Ebrei le sue armate e i suoi generali. Ma l’ultima scena, nel registro superiore del mosaico, è impietosa: Giuda Maccabeo sta alla testa della cavalleria di Israele; di fronte a lui i cavalieri pagani tentano di opporsi ma sono ormai in rotta: alcuni, voltate le spalle al nemico, già fuggono, e al suolo, tra i corpi dei soldati uccisi, c’è quello di Gorgia, generale seleucide, che trafitto da una lancia ha trascinato con sé nella polvere lo stendardo del suo re.
La storia si ripete, ripropone ambizioni e nefandezze, e a volte sembra di riconoscere nei fatti del passato le vicende a cui, purtroppo, ci capita di assistere. Il Cielo sta dalla parte dei deboli – lo garantisce Mattatìa – e sostiene coloro che combattono per la propria libertà. Che il buon Dio, alla fine, ci perdoni tutti.
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Il pavimento musivo con le storie dei Maccabei risale al XII secolo. Pur se giunto a noi incompleto, riscoperto ai primi del Novecento sotto uno strato di terra e sotto la successiva pavimentazione, costituisce la più importante traccia romanica della potenza dell’abbazia di Bobbio, in Val Trebbia, ora territorio della provincia di Piacenza. Le scene di guerra, nella parte superiore del pavimento, sono completate da un duplice combattimento mitologico: un centauro sfida una chimera, e a sua volta un “lemnas“, con la sua testa ben piazzata al posto del petto, affronta un drago che vola e sputa fuoco. Nei due vasti registri inferiori il pavimento presenta un interessante “ciclo dei mesi”, con le raffigurazioni dei lavori dell’uomo nelle varie stagioni e dei segni zodiacali corrispondenti.
L’accesso al pavimento, nei locali inferiori dell’abbazia, non è molto agevole, e il mosaico, realizzato con tessere bianche, rosse, nere e rosate, può essere di norma osservato da dietro una cancellata, e purtroppo al rovescio. Lo si può invece ammirare benissimo e nei dettagli, grazie alle foto anche panoramiche, nelle belle pagine ad esso dedicate nel sito marcostucchi.com (ricco peraltro di altri articoli di grande interesse) da cui abbiamo preso le immagini di questo post.
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Le storie della Bibbia hanno ispirato e guidato gli artisti romanici. Before Chartres ne ha descritte molte nei suoi articoli, e oggi ha raccolto le più affascinanti in un volumetto pieno di fede, di sapienza e di stupore, che trovi qui: STORIE della Bibbia NELL’ARTE ROMANICA.
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Maria Pia Zaccheo (da Fb):
Molto bello e interessante. Ho fatto un sacco di chilometri per vederlo, ma devo dire che quando sei li non riesci ad apprezzarlo in pieno visto che lo vedi al rovescio!
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Spero che, a maggior ragione, troverai interessanti le foto proposte dal sito marcostucchi.com. Il web a volte permette delle scoperte notevoli.
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Luisa Roberti (da Fb):
Una guerra che ricorda proprio quella che stiamo vedendo nel cuore della nostra Europa. Grazie Before Chartres per queste suggestioni.
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Sonia Belloni (da Fb):
Ho avuto la fortuna di camminarci sopra, ovviamente senza scarpe. Un’emozione indimenticabile.
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Caro Giulio, grazie al nostro Magister Mosaicorum, al secolo Luca Giordani, “abate” pro-tempore di Bobbio, abbiamo potuto accedervi e compulsarlo tessera a tessera, camminandoci sopra con le dovute cautele e protezioni del caso.
E’ stato uno spettacolo emozionante, unico ed irripetibile, con le accurate ed appassionate descrizioni del “nostro”, che ha dedicato ormai una vita alla sua conoscenza più approfondita.
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