Compostela: se si potesse riportare anche la facciata al tempo romanico

Tutto il tempo romanico cammina verso Santiago de Compostela. La grande chiesa, sorta sulla tomba dell’apostolo Giacomo, là nell’estremo occidente, dove l’intera Europa si immerge nell’Atlantico, è stata il punto di arrivo di un incredibile pellegrinaggio durato secoli; ma costituisce anche, per molti aspetti, il punto di arrivo del cammino dell’arte romanica, luogo simbolico e ricchissimo che sintetizza l’anima di un’intera epoca. E tutto questo nonostante la sua facciata, che oggi purtroppo, come un’immensa maschera barocca, nasconde il volto originario, o meglio quello che la chiesa mostrava nel medioevo.

Davanti alla facciata del santuario di Santiago de Compostela

Per chi vuole osservare e riconoscere la struttura medievale della basilica di Santiago, che per il resto non ha subìto grandi modificazioni, quella maschera è un impedimento cruciale. Toglierla, per poter vedere com’era la facciata originaria, sarebbe come completare un mosaico ora stravolto.

La ricostruzione secentesca di tutto il fronte della chiesa sulla Piazza dell’Obradoiro, infatti, ci impedisce di vedere come il Santiago appariva agli occhi dei pellegrini al termine del loro lunghissimo viaggio. Dal punto di vista architettonico, poi, la facciata fiammante, alta e ricchissima, “copre” l’intera struttura della basilica, e non permette di comprendere dall’esterno l’articolazione dei volumi e degli spazi: occorre entrare, quindi, e solo all’interno si può comprendere come il santuario costituisca una delle più compiute realizzazioni dell’architettura romanica. L’attuale facciata è come una cortina di fumo che non permette, e questa è un’ulteriore sua colpa, una piena e completa comprensione dei due meravigliosi portali che accolsero ed accolgono i pellegrini: nasconde il Portico della Gloria, capolavoro assoluto e senza tempo di maestro Mateo, e insieme agli edifici che contornano la facciata stessa fa ombra, senza dubbio, anche alla Puerta de las Platerias, fantasmagorica enciclopedia del pensiero religioso romanico, relegata al ruolo di porta sul retro, che si fatica oggi a connettere con il resto della grande basilica.

Ben vengano allora, le ricostruzioni che, a partire da studi e ricerche documentali, mostrano la grande chiesa libera dall’abbraccio degli edifici circostanti, e le tolgono quella maschera barocca, e mostrano finalmente il volto romanico di questo edificio senza eguali. Tra coloro che hanno lavorato per ricostruire e raccontare l’antica chiesa, e soprattutto l’antica facciata, in rete abbiamo incontrato Anxo Miján Maroño, nelle cui pagine web si possono trovare le più belle tra le rappresentazioni del Santiago de Compostela nell’epoca del suo massimo fulgore romanico, tra la fine del XII secolo e il successivo: due torri inquadrano la facciata, diverse in altezza; un sagrato soprelevato separa la chiesa dal piano della Piazza; un nartece introduce all’ingresso, e sopra di esso una galleria con quattro finestroni a cui si sovrappone il grande rosone rotondo; le mura di tutto l’edificio sono massicce; il transetto è molto sporgente; all’incrocio tra questo e la navata si erge un’altra torre.

Il Santiago all’inizio del XIII secolo (illustrazione di Anxo Miján Maroño)

In un’altra interessante ricostruzione proposta dalle pagine di Anxo Miján Maroño si può vedere come il Portico della Gloria, nel progetto realizzato da maestro Mateo, pur essendo comunque protetto dal nartece, fosse visibile già da chi si ponesse di fronte alla facciata. Ai tre portali decorati, che costituiscono forse il vanto maggiore della grande basilica, corrispondevano tre equivalenti aperture verso il sagrato; così il passaggio dall’esterno all’interno della basilica, dall’esterno alla navata – oggi faticoso, tanto che il Portico della Gloria guarda verso una controfacciata praticamente chiusa – era un progressivo graduale immergersi nel sacro, dalla piazza, luogo dell’uomo, alla casa del Signore accogliente.

Il nartece e il Portico della Gloria nel XIII secolo (illustrazione di Anxo Miján Maroño)

Nelle stesse pagine online, il nostro bravo modellatore e designer 3D propone anche un interessante viaggio indietro nel tempo, che ci mostra la possibile evoluzione del sito, dal primitivo sacello in cui fu miracolosamente rinvenuto il corpo di san Giacomo, all’inizio del IX secolo, e fino, appunto, all’impressionante avvio dei lavori per il Santiago romanico, che sarà poi completato dall’opera mirabile di maestro Mateo, architetto e scultore.

Altre immagini dello stesso Anxo Miján Maroño permettono di vedere il complesso del Santiago nella sua conformazione attuale: per Before Chartres e per gli appassionati del romanico, queste ultime ricostruzioni non sono interessanti come le precedenti, che scavano invece nel passato, e che aiutano a immaginare la lunga evoluzione, il lavorìo continuo, lo sforzo degli uomini che seppero trasformare una tomba antica in una poderosa struttura, faro per i pellegrini, catalizzatore di vite e storie, punto di arrivo desiderato e atteso di tutto il Camino e di tutti cammini, anche quelli dell’arte e dell’architettura romanica.

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La chiesa di Alfonso III, secolo X

All’inizio della vicenda di Santiago de Compostela c’è la scoperta del sacello con il corpo mortale dell’apostolo Giacomo, uno dei Dodici. Siamo nella prima metà del IX secolo: il ritrovamento della tomba, nell’anno del Signore 830, sarebbe stato aiutato dal volere divino: il terreno in cui si trovava si illuminò come per luci celesti, e divenne così un “campo di stelle”, e da qui deriva l’appellativo “Compostela”. Fu inevitabile costruire un degno riparo per le spoglie dell’Apostolo: Alfonso II, re delle Asturie, edificò una chiesa che inglobò il primitivo sacello e che fu affidata ai benedettini. Nell’899, per volere di re Alfonso III, la prima chiesa fu rimpiazzata da un’altra più grande, che già nel X secolo era meta di incessanti pellegrinaggi, circondata da quella che era ormai diventata la città di Santiago. Il santuario vide successivi continui ampliamenti, anche perché poco prima del Mille la furia dei musulmani si abbatté sulla basilica e sulla città, e ridusse entrambe a rovine. Dall’ultimo quarto dell’XI secolo si lavorò per la costruzione della chiesa in stile romanico compiuto – l’attuale, se non fosse per la facciata secentesca – che fu completata solo cent’anni dopo sotto le guida di maestro Mateo, che scolpì anche il grande portale di ingresso, noto come “Portico della Gloria”.

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7 pensieri su “Compostela: se si potesse riportare anche la facciata al tempo romanico

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Un esempio eclatante di come i luoghi privilegiati del cristianesimo abbiano vissuto continue vicende di ricostruzioni ed ampliamenti, che talvolta ne hanno modificato radicalmente il volto originario. Santiago de Compostela non mi ha mai attirato particolarmente per quella sua facciata barocca, per la sua sovradimensionata importanza derivante dagli epocali pellegrinaggi. Ma se si riesce ad affrancarsi da questi aspetti negativi, ha molto da mostrare ancora di romanico, che può affascinare e condurre nel cuore del Medioevo chi ha la sensibilità per sentire quest’afflato.

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  2. Grazie per questo interessantissimo articolo.
    Santiago de Compostela, il suo santuario è poi per me luogo particolarissimo.

    Mi recai là in pellegrinaggio per la GMG del 1989 voluta da Giovanni Paolo II, cercando un senso alla mia vocazione. Là incontrai Colei che dopo solo un anno divenne mia sposa, salita poi al padre nel 2005.

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    1. C’è un mondo e c’è una vita, dentro questo tuo racconto di tre righe. Non conosco il tuo nome, né altro della tua e vostra storia, ma ti sono vicino. Mi piace pensare che l’arte romanica è stata e continua ad essere per te, per quanto possibile, consolazione e vita.

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  3. Mauro Tinti (da Fb):

    Sarò in controtendenza ma trovo magnifica e “fiammeggiante” la facciata barocca, in fondo fa parte del pacchetto “stratificato” di un santuario senza eguali. E preferisco che il barocco si sia concentrato solo sulla facciata lasciando praticamente intatto il meraviglioso interno… non sarebbe stato peggio il contrario? ☹️

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