Bitonto: qui tutto è ordine e rigore, riscaldati dal profumo della terra

Il nucleo antico di Bitonto, chiuso dentro la cerchia delle mura medievali, è un dedalo di stradine strette. Come accade nei labirinti, dove il groviglio denso e tutto uguale dei percorsi si scioglie e si allarga unicamente al centro, anche a Bitonto l’intrico delle case basse e dei vicoli si apre solo al cospetto della cattedrale: bellissima e possente, appare d’improvviso con la sua mole pulita, dentro una piazza che la cattedrale stessa sembra aver preteso, come proprio spazio vitale.

La cattedrale nella piazza
L’ambone di Nicolaus

Questa piazza, disegnata intorno alla cattedrale per rispetto al bello e al sacro, rettangolare quasi come fosse un’estensione della sua forma, illumina la qualità più evidente del duomo di Bitonto: la cattedrale sorse, infatti, al termine della progressiva definizione dei canoni del romanico pugliese, con l’ambizione di proporsi come modello compiuto, come replica – ridotta nelle dimensioni ma amplificata nella perfezione – del prototipo inaugurato dal San Nicola di Bari, modello che nel frattempo si riproponeva con declinazioni diverse nella cattedrale della stessa città, ma anche a Trani e a Ruvo di Puglia.

Restano pochi documenti certi quanto alle fasi dell’edificazione della chiesa: qui basti dire che, proprio perché modellata sul precedente del santuario barese, l’inizio della sua edificazione in queste forme non può essere anticipato rispetto al XII secolo. L’ultima fase, quella in cui si realizzò la decorazione scultorea della facciata, con il ricchissimo portale, ma anche il prezioso ambone che è uno dei vanti della chiesa, va collocata nei primi decenni del XIII secolo. E se poco hanno in mano gli studiosi quanto ai lavori di edificazione, ampiamente documentati sono, invece, una serie infinita di interventi che durante i secoli hanno prima via via modificato la chiesa romanica – anche con l’aggiunta degli edifici sul lato nord e di varie cappelle, e con l’abbattimento dei due campanili ad oriente – e poi via via l’hanno riportata alle origini, o hanno immaginato di farlo.

I portali della facciata

Se quella di Bitonto, insomma, è la chiesa che meglio incarna, con rigore scolastico, l’evoluzione del modello normanno pugliese – facciata a salienti, parte orientale piana, imponente transetto, sui lati contrafforti ad arco e sovrastante galleria; all’interno tre navate separate da colonne, la centrale coperta in legno, le laterali con volte in pietra che portano i matronei, presbiterio alto e vasto e absidi poco profonde – lo si deve anche all’opera dei “restauratori”: qualcuno di loro, infatti, come il vescovo Cedronio che nel Settecento costruì le volte incupolate delle navatelle, forse ha inseguito il risultato più ancora degli architetti romanici.

La navata e le coperture

Ancor più, allora, ci si stupisce perché la cattedrale di Bitonto, nata e cresciuta quasi pedante, è straordinariamente calda e viva. La collocazione dentro la piazza – come in uno spazio compiuto disegnato ad hoc, come in un vasto interno a cielo aperto – rende indimenticabile la sua mole dalle forme dritte e precise. E l’interno è caldo per i colori di terra, per la proporzione di ogni parte, per i capitelli grandi sopra le colonne, per l’ordine preciso ma pieno di fascino delle linee e degli archi, dentro al quale la strepitosa bellezza del pulpito di Nicolaus si inserisce in perfetta naturalezza.

Il pulpito di scorcio nella navata
La controfacciata

Il duomo, insomma, non teme il confronto con le più belle realizzazioni del romanico di Puglia: gli architetti di Bitonto lo vollero tutto ordine e rigore, e a modo suo risponde all’esuberanza differente delle meravigliose cattedrali di Bari, di Trani e di Molfetta. A queste grandi chiese “di mare”, costruite quasi sull’acqua, risponde ben piantato nella terra. Sta al centro della sua città, questa cattedrale, e non si affaccia sull’Adriatico a cercare nemici o ad impressionarli; è legata al popolo dei campi e degli allevamenti che la volle e la costruì, e che per lunghi secoli non ha smesso di riconoscerla come centro del proprio vivere sociale: alla fine dell’Ottocento, quando “premeva l’esigenza di ritrovare e restituire al popolo la Cattedrale, quale gli antenati l’avevano voluta e realizzata”, fu la terra, secondo il racconto di Pina Belli D’Elia, a giungere in soccorso; “occorreva molto denaro. E il vescovo – spiega la studiosa – lo ricevette in buona parte dal popolo stesso, riunito come nel Medioevo in Cattedrale e coinvolto in voto solenne per la salvezza dei raccolti dell’olio”.

Un capitello e, sullo sfondo, i matronei

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11 pensieri su “Bitonto: qui tutto è ordine e rigore, riscaldati dal profumo della terra

    1. Mariella Torelli (da Fb):

      Quanto da lei affermato resta una sua opinione personale. La cattedrale di Trani, se non più bella, quanto meno non è inferiore a quella di Bitonto!Non per niente l’archeologo francese Lenormant l’ha definita la “regina delle cattedrali pugliesi” in stile romanico!

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      1. Valerio Marrella (da Fb):

        Mariella, la posizione della cattedrale di Trani è unica, ma la cattedrale di Bitonto ha una ricchezza al suo interno, come il tetto, il pulpito, la cripta, e poi il lato esterno destro, ecc. che la rendono straordinaria. Naturalmente opinione personale, ma anche di tanti altri. Visto che è di Trani, le posso dire che la città nel suo insieme mi piace di più rispetto a Bitonto.

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  1. Massimo Zanetta (da Fb):

    A mio parere la più bella in assoluto in Puglia. Fonde più stili, con un occhio anche al romanico padano. Consiglio anche una visita a quella di Ruvo di Puglia, piccolo gioiello poco noto ai circuiti turistici.

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  2. Francesco Giusto (da Fb):

    La Cattedrale di Bitonto, intitolata a Santa Maria Assunta, è il punto d’arrivo del romanico pugliese; una vasta bibliografia, disponibile in rete, consente di approfondire i diversi aspetti architettonici e i capolavori che ornano il tempio. I miei ricordi personali variano tra le visite attente al monumento e la passione che vi riversò il mio amico Felice Moretti, autore dello studio “L’Ambone della Cattedrale di Bitonto” nel quale ripose impegno e cultura.

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