A far scuola, ad insegnare, su nei matronei del Duomo di Parma, è un vero somaro. Conta poco che, quando l’hanno scolpito sul capitello, uno dei più affascinanti, gli abbiano messo addosso un saio, attributo dei monaci sapienti: resta un asino, con le sue lunghe orecchie, che mentre insegna, per farsi ascoltare, agita una verga frondosa. Peraltro, parla davanti a due scolari vestiti anche loro con il saio, ma certamente non facili da gestire: due lupi – o forse uno solo rappresentato in due momenti -, il primo dei quali sembra ascoltare diligentemente la lezione tenendo il libro in mano, il secondo invece è volto all’indietro a ghermire un uccello.
Questo capitello, dal rilievo morbido e di grande bellezza, è datato alla prima metà del XII secolo ed è attribuito, insieme ad altri della cattedrale, al “maestro dei Mesi”, che operò nel cantiere romanico di Parma, e di cui però si sa ben poco. Richiama immediatamente un capitello dal soggetto simile, quello del monaco che cerca di istruire il lupo, pezzo strepitoso del portale di Saint-Ursanne, in Svizzera; ma cambia, come abbiamo evidenziato, il soggetto che sta in cattedra: là un monaco volonteroso, che fallisce nel suo tentativo di insegnare alla bestia i rudimenti della lettura, qui invece un ciuchino, che non può essere in grado di trasferire sapere e cultura perché, ovviamente, da bravo somaro non possiede né questa né quello.
Se a Saint-Ursanne il rilievo simile trova la sua fonte in una canzone del tempo, qui a Parma ci troviamo davanti ad un avvertimento sarcastico, quasi una vignetta satirica, che intende deridere i promotori dell’eresia – rappresentati come asini, cioè come animali ignoranti che però hanno la pretesa di insegnare – e allo stesso tempo sferza coloro che, anche tra i religiosi, stanno ad ascoltare questi predicatori dell’insensatezza: chi si perde dietro al cattivo insegnamento degli eretici – questo vuol dire il capitello – viene trasformato, a sua volta, in animale spregevole e pericoloso, cioè in un lupo, che magari porta ancora il saio, ma è buono solo a far del male alle altre creature.
Una lunga iscrizione, che inizia nel bordo superiore del rilievo e prosegue nelle pagine del libro aperto al centro della scena, ci guida in questa lettura, spiegandoci appunto chi debba sentirsi raffigurato da questo lupo che va a scuola. L’iscrizione comincia dicendo: QUEM NIMIS INFESTO MODO FLAGRAT TURPI ASELUS, e cioè “Colui che il turpe somaro ora sferza con fare aggressivo…”, e conclude affermando: EST MONACHUS FACTUS LUPUS HIC SUB DOGMATE TRACTUS, cioè “…è il monaco che qui, avvinghiato da dogma, è diventato un lupo”, tanto che è già pronto a ghermire l’anima altrui, rappresentata dal volatile che finisce tra le zampe di uno dei due discepoli dell’eresia.
∼ ∼ ∼
I capitelli del Duomo di Parma costituiscono un vasto insieme di sculture databili al XII secolo e attribuibili a mani diverse. Sono per la maggior parte decorati con elementi vegetali, con animali e figure mitologiche, tratte dalle favole del tempo – tra cui, appunto, quella dell’asino che fa scuola ai lupi – , con scene di vita quotidiana, e soldati a cavallo, arcieri, cacciatori, e ancora con storie di santi e scene di iniziazione alla fede. Tra le scene bibliche rappresentate, l’incontro alle querce di Mamre e il sacrificio di Isacco. Posti al culmine degli alti pilastri della navata, o nel colonnato dei matronei, e coperti da una patina dorata nel Cinquecento, i capitelli della Cattedrale non sono facilmente osservabili: in questo post sono utilizzate alcune foto di Roberto Gherzi, che nella sua Pagina Fb “Roberto Romanico” ne ha pubblicato un ampio e interessante repertorio.



.
Dodici tra i più interessanti capitelli del tempo romanico – da quelli di Sant’Antimo e di Mozac a quelli di Retortillo e di Clermont-Ferrand –, riletti con gli occhi di Before Chartres, sono stati raccolti tutti insieme nel volumetto pubblicato per i lettori più fedeli. Vedere per credere: DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI.
.
Un’altra rassegna di capolavori: altri venti capitelli, tra i più belli scolpiti nel tempo romanico, sono raccolti in questo volumetto. Before Chartres li guarda e li racconta con la consueta curiosa attenzione, e con quell’entusiasmo che, di fronte a pezzi così eccezionali, è inevitabile: CAPITELLI ROMANICI, altri VENTI CAPOLAVORI.
.
Un vero e proprio diario di viaggio, attraverso la vasta piana padana – la “Lombardia” medievale – e attraverso dodici delle grandi chiese costruite nel tempo romanico, che competono in magnificenza, autorità e splendore: Before Chartres le osserva e ne descrive il cuore, in un nuovo delizioso volumetto: LE GRANDI “chiese di città” DELLA PADANIA ROMANICA.
.








Sandro Malaguti (da Fb):
Un articolo molto interessante sul duomo della mia città, che è bellissimo.
"Mi piace""Mi piace"
Massimo Pisani (da Fb):
A nessuno è venuto in mente il II libro della poetica di Aristotele? Qualcuno dice che è una bufala altri dicono che è esistito. Ma nessuno ha mai dato una prova certa.
"Mi piace""Mi piace"
Stupende le fotografie che ci mostri dei capitelli della Cattedrale di Parma così difficili da vedere altrettanto bene. Ottime le fotografie dell’amico Roberto Gherzi.
Interessante come sempre la lettura allegorica degli stessi.
"Mi piace""Mi piace"
Roberto Gherzi (da Fb):
Capitelli del matroneo e non solo quelli… fantastici a Parma! E quelle foto fatte da pochi passi sul matroneo… come mi piacerebbe salire lassù…
"Mi piace""Mi piace"
Paolo Salvi (da Fb):
A chi lo dici, Roberto…
"Mi piace""Mi piace"
Paolo, questa cosa di andare a vedere da vicino questi spazi e queste opere che normalmente non sono accessibili… la dovremmo organizzare, prima o poi, con il tuo gruppo “Itinerari Artistici del Medioevo”. Lo avete fatto, alcune volte, e credo che potrebbe essere lo specifico delle nostre “uscite”: andare là dove il turista normale, o anche ciascuno di noi da solo, difficilmente riesce ad arrivare, o non riesce a fare foto. Ad esempio: quando siete venuti a Venezia, io avrei dovuto portare a case per il nostro gruppo il permesso di fare foto nella basilica di Torcello… Forse quella volta eravamo tanti… ma la forza di IAM potrebbe essere proprio questa: aprire, per i veri appassionati, le porte chiuse.
"Mi piace""Mi piace"