L’abbraccio del giorno del Magnificat

Per lunghi secoli, al quadretto “cortese” dell’“Annunciazione”, con l’angelo che parla e la Madonna che arrossisce, gli scultori del medioevo romanico hanno abbinato, e quasi preferito, quello molto più concreto della “Visitazione”, e dell’incontro tra Maria ed Elisabetta. E se nei secoli successivi il momento dell’annuncio dell’Arcangelo – spettacolare, scenografico, miracoloso – diventa “dominante” per queste sue qualità, e torna mille volte da solo, nel tempo romanico no: alla scena dell’annuncio segue inevitabilmente l’abbraccio tra la Madonna e la cugina, entrambe in attesa di un figlio.

Accade infatti che il tempo romanico legge molto a fondo la vicenda dell’incarnazione. E comprende, il tempo romanico, che la vera risposta della Vergine all’annuncio del Signore, che le promette in figlio il Messia, non è tanto la frase ossequiose rivolta all’angelo – “Ecco l’ancella del Signore…” – ma piuttosto il viaggio che la giovane compie per andare a trovare Elisabetta, incinta come lei, ma anziana e bisognosa di assistenza.

VisitazioneMiegeville
Visitazione e Annunciazione a Tolosa

Il pittore che dipinse i due episodi nell’oratorio di Casorezzo, nel milanese – e con lui gli scultori che li rappresentarono a Tolosa, nella Porta di Miegeville, o a La Charité-sur-Loire, e molti altri loro contemporanei – sembra aver compreso che al messaggero celeste che le dice: “Aspetti un figlio”, Maria risponde, in realtà e nei fatti, proprio con la piena sollecitudine verso la gravidanza altrui. Così, la vera risposta all’annuncio del Natale che sta arrivando non è tanto lo stupore o l’ossequio, ma la voglia di darsi da fare. Esplode da qui la salvezza che viene. E l’impegno personale è simbolo e tassello della grande rivoluzione salvifica operata dal Signore: non a caso Maria la descriverà proprio nel momento dell’abbraccio con Elisabetta, con quel “Magnificat” che è, a parer mio, uno tra i testi più belli di sempre.

L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

VisitazioneSanSalvatore
La Visitazione a San Salvatore di Casorezzo

Ecco: incarnando il Figlio nel ventre di una giovane donna, il Signore “ha dispiegato la potenza del suo braccio”; e da qui derivano ogni cosa nuova, ogni stupefacente rivoluzione, Nel tempo romanico, capace più di altri di comprendere la complessità delle cose, l’annuncio non è solo un Bimbo che nasce, ma la potenza salvifica del Signore che si spiega sul mondo. A cui Maria contribuisce non solo dicendo il suo “sì”, ma innanzitutto andando incontro al “sì” detto da altri, e impegnandosi a sostenerlo.

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Annunciazione e Visitazione alla Charité-sur-Loire

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2 pensieri su “L’abbraccio del giorno del Magnificat

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