Mi hanno spiegato che la perfezione si trova a Fromista. Dedicata a san Martino, la chiesa della piccola cittadina castigliana “è in ogni sua parte una ammirevole lezione di arte romanica… e rappresenta quel momento critico e commovente nel quale lo stile giunge a fissare le sue forme architettoniche e ornamentali definitive”. San Martin de Fromista, dice ancora il volume dell’Europa Romanica dedicato alla Castiglia del Nord, è un edificio mirabile: “…mirabile nell’esattezza e nella proporzione, nella precisione e nella bellezza di linee, nella robustezza, equilibrio e grazia”.
Edificata in pochi anni dalle fondamenta, su un progetto preciso e nuovo, e quindi perfettamente uniforme nell’ideazione; costruita con la stessa ottima pietra dal terreno al tiburio, e quindi perfettamente uniforme nei materiali; collocata in un’ampia piazza, senza edifici attigui, e quindi perfettamente fruibile alla vista in ogni sua parte, la chiesa di San Martin comunica pienamente questa sua bellezza esemplare. E se l’esterno stupisce per l’eleganza e la cura dei particolari – forse addirittura più di quanto serva – l’interno costituisce davvero un “canone”, una lezione di arte romanica.

San Martin, la navata centrale
Tre navate, voltate a botte, intersecano un transetto non sporgente, alto quanto la navata centrale; un’alta cupola ne copre l’incrocio. Splendidi per l’eleganza sobria sono i sostegni. Fiancheggiano infatti la navata due file di pilastri compositi, e i capitelli delle semicolonne marcano le due linee essenziali della navata: i “capitelli bassi” segnano la linea a cui si appoggiano, a destra e a sinistra, gli archi che fiancheggiano la navata; e poi più su i “capitelli alti” marcano l’altra linea cruciale, quella cioè su cui si appoggia, come un arco allungato a dismisura, la galleria della volta a botte, sostenuta da costoloni trasversali che originano proprio da questi “capitelli alti”.
Davvero, l’interno di San Martin de Fromista è una scuola di logica, un atelier in cui il sogno romanico si realizza con eleganza e rigore; e in questo atelier, con i suoi capitelli “alti” e “bassi”, è facile respirare il particolare rapporto che lega scultura e architettura dentro la chiesa ideale romanica, e quindi il ruolo dei capitelli dentro l’aula della celebrazione: “Si comprende bene lo spirito che animava i costruttori del romanico – spiegano De Lojendio e Rodriguez – che limitavano e concentravano all’imposta dell’arco tutte le forze decorative. Il capitello è il luogo dove lo sfarzo della decorazione, lontano dal distrarre il senso religioso dell’insieme, lo rafforza esigendo allora il vigore dell’espressione” (Before Chartres approfondisce questo tema in “Scultura che salva, in posizione chiave”). Capitelli, allora: quelli di Fromista non sono di certo i più belli dell’Europa romanica; ma parlano, invitano, guidano, dalla loro chiave. E marcano il punti decisivi di un tessuto chiaro di pietre e linee.

San Martin prima del restauro di un secolo fa
Anche la chiesa di San Martin, va detto, ha passato vicissitudini non di poco conto, che hanno coinvolto anche i nostri capitelli. Alla fine dell’Ottocento, il “gioiello Fromista”, che oggi appare lindo e puro, era stravolto da secoli di incrostazioni, aggiunte, modifiche, ed è stato riportato allo stato di purezza attuale da un restauro complesso e vasto, conclusosi nei primi anni del Novecento.
Gli studiosi si dividono tra coloro che giudicano questo intervento eccessivo e forzato, e quelli che invece lo considerano doveroso, e meritevole per l’esito ottenuto: “Tutti gli elementi essenziali della costruzione sono originali e sono tutti quelli che riguardano la struttura architettonica e i volumi dell’interno”, conclude il testo che seguiamo. E se “il restauro degli elementi decorativi è risultato più libero”, va anche sottolineato però come i restauratori che sono intervenuti a Fromista abbiano avuto una giusta e piena attenzione almeno per i capitelli della chiesa: sono infatti una decina quelli sostituiti – perché troppo consunti o perché trasferiti al museo di Palencia – con esemplari moderni. Ma su tutte queste “pietre nuove” si voluto incidere una “R” ben visibile al visitatore. “R” che starà per “Restauracion”, ma sta anche per “Rispetto”: permette infatti agli osservatori più attenti di distinguere, dentro un contesto importante, quanto è originale e quanto invece è frutto del lavoro di chi ha giustamente provato a restituirci, completo e perfettamente leggibile, un monumento che meritava di tornare a splendere.

La chiesa in una vecchia fotografia
San Martín de Frómista è da molti considerata il romanico per eccellenza. Però il restauro/ricostruzione che venne fatto alla fine del XIX secolo è ancora oggetto di accese polemiche perché considerato ‘eccessivo’. In fatti la ricostruzione apporta elementi nuovi non esistenti del tempio originale, frutto della fantasia del restauratore. Nel link allegato vedi slides 3 e 4
buon fine settimana
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Impressionante l’immagine storica precedente al restauro, Nicoletta… E si confermano le perplessità di molti sull’intervento di restauro a cavallo del Novecento. L’impressione è proprio quella di una chiesa “eccessivamente ben conservata”, dice anche il testo che ho citato, e a maggior ragione se si considera la vastità dell’intervento e le condizioni di grave deterioramento e di imponente sovrastrutturazione in cui versava la chiesa.
A maggior ragione, sorprende quelle “R” incisa sui capitelli “nuovi”: in altre parti dell’edificio (e in tante altre chiese romaniche!) i restauratori hanno agito con minor “Rigore”. 🙂
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Diciamo che nel caso di Frómista, il restauratore ha voluto ‘strafare’. Frutto anche dell’epoca. Le attuali tecniche di restauro sono molto diverse, molto più rispettose con l’originale, potendo chiaramente distinguere una parte e l’altra. Proprio così, di poco serve mettere una R sui capitelli nuovi se poi le strutture archittettoniche traggono in inganno.
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Parliamo di un restauro di cent’anni fa… Quella “R”, cent’anni fa, non era scontata. E comunque sì, Fromista è un gioiellino… tirato a nuovo. 🙂 Resta, secondo me, che l’interno in particolare è una lezione di equilibrio e di logica romanica. Ancora grazie per il tuo contributo: ne ho tenuto conto, rimettendo mano al testo.
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Eugenio Alarza (da Fb):
La gran polémica. Unos que muy bien y otros que fatal
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Anche io 5 anni fa rimasi molto meravigliata del “nitore” sopratutto di certi capitelli, i nostri restauratori sono meno interventisti. Tuttavia Fromista è un esempio di romanico-castigliano considerevole e anche piacevolmente gradito alla vista!!
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Jose Luis Cerdan Vallejo (da Fb):
También se inventaron algunas cosas. La “pequeña” R denota las intenciones que por otra parte pueden iluminar una manera de restaurar que sería aceptable si la R fuera grande y se notara a simple vista.
[Si sono inventati anche alcune cose. La “piccola” R denota le intenzioni che d’altra parte possono illuminare un modo per ripristinare che sarebbe accettabile se la R fosse grande e si notasse a semplice vista. google transl.]
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sarebbe per molto importante sapere quali cose si sono inventate, ovvero quanto è stata alterata l’iconografia e di conseguenza l’iconologia delle scene. Mi potrebbe segnalare dei testi specifici? Grazie
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Felipe Delgado Prieto (da Fb):
Joya del Románico español!
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Pietro Puca (da Fb):
Meraviglioso blog. I vostri post sono da studio approfondito. E grazie a voi viaggio e visito i luoghi che indicate guardandoli con occhi diversi.
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