La chiesa che non ebbe la sua cupola

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Santa Fosca a Torcello

Poche città sono fatte di medioevo come Venezia. Eppure la città lagunare non possiede una sola chiesa che possa dirsi pienamente “romanica”; se non forse una, meravigliosa e però portatrice anch’essa di un vizio, di un handicap diffuso, che non le toglie bellezza, ma che…

Il gioiello di cui parliamo è la chiesa di Santa Fosca. Sull’isola di Torcello, sorge all’ombra della grande basilica dedicata all’Assunta, a cui fa da ancella. Si presenta a chi la osserva come la tipica chiesa a pianta centrale, anche se il suo interno a croce greca è in realtà allungato poi da un presbiterio e da un’abside. Da fuori, semplificando, si legge un volume ottagonale esterno più basso, che gira tutto intorno – o almeno nella parte visibile – a sua volta circondato da un portico, e poi un volume centrale più alto, cilindrico. Forme tipicamente medievali, piacevolmente romaniche. Peraltro il periodo di costruzione è quello classico: la chiesa di Santa Fosca – o meglio: quella che a noi resta – è stata eretta infatti tra l’XI e il XII secolo. Anche la muratura esterna, in mattoni bruni, non delude l’appassionato di architettura romanica.

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Prospetto e pianta (da acidadebranca.tumblr.com)

Attraversato il porticato, che gioca intorno alla chiesa e richiama l’atmosfera dei chiostri, si entra nell’aula e si continua a respirare profumo di medioevo puro. Il delicato gioco dei volumi interni disegna un’aula centrale che è in sostanza un cubo, su cui si imposta il grande cerchio del tiburio sovrastante, richiamato già dalle otto eleganti colonne che, poste ai quattro angoli, disegnano anche a terra un cerchio ideale.

Tutto, anche il ricordo di tante altre chiese romaniche a pianta centrale, fa attendere che una cupola copra e concluda la struttura. E ad una cupola dovevano portare anche i doppi pennacchi che, ad ogni angolo, con soluzione originale, trasformano il quadrato dell’aula nel cerchio ampio del tiburio che sale. Eppure la cupola manca. Eppure non fu costruita. Eppure anche qui, come in moltissime chiese “romaniche” italiane, si decise alla fine – o si pensò dall’inizio – di coprire la chiesa con un tetto in legno.

E così anche la più romanica tra le chiese di Venezia, resta imperfetta. Splendida, certo, ma non completata, non completamente romanica. Sono moltissime in Italia le chiese del tempo romanico non coperte con una volta o con una cupola in muratura; e a Venezia addirittura non uno dei capolavori del tempo sfugge a questa regola (o a questa eccezione): sono coperte in legno l’attigua basilica di Santa Maria Assunta, la vicina Santi Maria e Donato a Murano, la splendida chiesa dei Mendicoli in Venezia; e più intorno sono coperte con capriate l’abbazia di Pomposa, Summaga, Caorle, Aquileia… La stessa San Zeno a Verona non fu mai completata con una volta in pietra.

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I pennacchi doppi che portano dal quadrato di base al cerchio del tiburio

Questione di “stile”? Indubbiamente le chiese medievali del Veneto respirano il profumo orientale di Ravenna e di Bisanzio. Sono perle splendenti indipendentemente dalla copertura per la quale hanno optato i loro architetti. Però nella chiesa di Santa Fosca mancò un nonnulla: tutto era stato disegnato e progettato perché fosse una cupola in pietra – una cupola romanica – a coprire l’aula. Non accadde. E la sensazione è che più che una scelta semplicemente estetica, sia stata fatta una scelta più ampiamente culturale. Manca a questa chiesa, come a tutte le altre citate, il vero respiro romanico, quell’ansia che vuole coprire la chiesa con una volta in muratura, e che si ravvia poi proprio a partire dalla necessità di reggerla, quella volta in muratura.

L’arte medievale veneta, come l’arte medievale di tante altre regioni italiane, era troppo ricca e troppo piena. Mentre altri compivano, negli stessi secoli, un percorso architettonico preciso in cui la volta in pietra era il cuore di tutto, Venezia e l’Italia non si appassionarono mai a questo gioco “barbaro”, fatto di muri grossi, e per questo ben poco elegante, almeno all’inizio. Per scelta, o per distrazione, non parteciparono mai pianamente all’evoluzione del romanico (e poi del gotico). Si fermarono appena un po’ prima, come racconta bene la chiesa di Santa Fosca a Torcello, dove tutto è romanico… tranne l’ultimo passo.

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La chiesa di Santa Fosca e sullo sfondo la basilica di Santa Maria Assunta

P.S.: La Basilica di San Marco, quella sì, ha la sua cupola, anzi ne ha ben cinque. E’ “romanica”, la Basilica di San Marco, almeno lei? Buona domanda. Before Chartres prova a rispondere in questo altro articolo.

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Si dice che l’isola di Torcello, sperduta nella laguna di Venezia, sia il luogo in cui, in epoca paleocristiana, si insediarono le popolazioni in fuga dalla terraferma. Anche se visitandola ora è difficile immaginarlo, fu centro importante, una vera e propria città sorta in laguna quando Venezia ancora non esisteva, e la grande basilica, costruita nel VII secolo, conferma l’importanza dell’insediamento. Dopo alcuni secoli l’isola fu progressivamente abbandonata, e il centro forte della laguna si spostò a Rialto, intorno a cui nel frattempo era sorta e acquisiva centralità la Venezia che dominò il Mediterraneo e che conosciamo. Delle numerose chiese, dei quartieri e dei conventi che furono costruiti a Torcello nel momento del suo apogeo restano la Basilica, dedicata all’Assunta – rinnovata in epoca romanica, quando furono realizzati anche il campanile e il grande mosaico della controfacciata – la chiesa romanica di Santa Fosca, a pianta centrale, e pochi altri edifici storici. Tutto il resto fu utilizzati dai veneziani, che riciclarono il materiale utile da costruzione. Oggi l’isola è uno dei luoghi più affascinanti dell’arte medievale, visitata da centinaia di turisti in ogni giorno dell’anno.

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Centocinquantuno pagine per raccontare l’Abruzzo, una terra fiera, in cui l’arte romanica è fiorita rigogliosa. Raccolgono e raccontano le grandi chiese e le grandi abbazie isolate, l’arte vivacissima di Ruggero, Roberto e Nicodemo, e i loro splendidi arredi pieni di girali, mostri, animali e piccoli uomini nudi, e ancora i portali e gli architravi, gli amboni e i cibori… Il viaggio nell’Abruzzo romanico, non delude mai, e così non delude il volumetto ITINERARI alla scoperta DEL ROMANICO IN ABRUZZO, che raccoglie gli appunti di viaggio di Before Chartres.

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La terra alta tra Milano e i Laghi è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Un itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Almenno San Bartolomeo a Gravedona, da Agliate ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che hanno lasciato nelle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI. 

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Ma il tempo romanico è ricco di chiese costruite ai confini del mondo, o del cielo. Belle come Santa Fosca, e come questa comunque lontane, difficilmente raggiungibili, altre dodici splendide chiese stanno nel volumetto che Before Chartres ha dedicato – finalmente “in carta” – ai più spettacolari nidi d’aquila del romanico. Lo trovi qui: DODICI CHIESE isolate DEL TEMPO ROMANICO.

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16 pensieri su “La chiesa che non ebbe la sua cupola

  1. Avatar di Sconosciuto Anonimo

    Penso che il Veneto sia una tra le regioni più ricche di arte ed architettura come dici tu il romanico è stato “contaminato” e poi modificato in altri forme questo però fa parte di unacultura raffinata che ha respirato varie epoche stilistiche.

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    1. Before Chartres Secondo me no, Gilberto: edificata nel pieno XIII secolo, cent’anni dopo le prime realizzazioni gotiche d’Oltralpe, San Francesco non può dirsi romanica. Si colloca in quella lunga fase di transizione in cui lo spirito romanico è già dimenticato anche in Italia, anche se non si sviluppa una corrente “gotica” simile a quella dell’Europa del Nord.

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      1. Gilberto Simon (da Fb):
        Penso che il Veneto sia una tra le regioni più ricche di arte ed architettura ma come dici molto bene tu ha respirato e mutuato l’influsso di culture diverse per questo credo il romanico si sia molto spesso trasformato in altre forme per la raffinata varietà stilistica di queste terre.

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  2. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Santa Fosca è una chiesa affascinante, dalla planimetria alquanto originale, che media tra una pianta centrale ed una pianta basilicale con quelle absidi allungate a proseguire ipotetiche navate.
    Può essere che fosse pensata per una cupola, che non venne poi costruita, ma io ne dubito, anche perché i pennacchi sferici possono essere solo un raccordo necessario per il tiburio e non indice di presenza di una cupola.
    Naturalmente, come sai, non ti seguo nella tua idea che sia pienamente romanico solo se voltato in muratura. Le capriate sono strutture pienamente romaniche, se consideriamo che la stessa San Pietro, la chiesa matrice della Cristianità tutta, a cinque navate, era coperta a capriate.
    Piuttosto io trovo numerosi rimandi all’architettura paleocristiana, ravennate.

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  3. Bella l’analisi e giusta la tesi anche se a parer mio la mancanza delle cupola si deve probabilmente a ragioni statiche. Una volta semisferica in pietra avrebbe un peso non indifferente da scaricare sulla muratura ,al contrario la copertura a capriate lignee alleggerisce la struttura e , come afferma Salvi ,stilisticamente è prettamente romanica. Bisogna considerare che il terreno su cui insistono gli edifici della laguna veneta non è solido e quasi sempre viene rinforzato con pali infissi per assicurare la stabilità. Quindi la saggezza dei costruttori a parer mio ha consigliato di scegliere una copertura diversa dalla cupola che concordo nel dire che stilisticamente sarebbe stata più bella e si sarebbe prestata ad essere decorata con mosaici o affreschi.

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    1. Io insisto, Massimo. La copertura in legno è utilizzata anche nel tempo romanico, a coprire chiese romaniche, ma… non la definirei prettamente romanica. E’ infatti un’eredità dell’epoca classica e paleocristiana; mentre la copertura in pietra, e in particolare quella a botte o a crociera, è prettamente romanica.

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  4. Aldo Valentini (da Fb):

    Veramente intrigante questa opera da molti collegata alle modifiche della croce greca inscritta in un quadrato del periodo bizantino macedone detto intermedio, interessanti i confronti con Hosios Loukas nella Focide, i catholiko dei monasteri di Daphnie, di Nea Moni a Chio dei Agioi Apostoloi a Pyrgi… però, però…. quell’allungamento a tre navate e tre absidi al posto del classico pastoforia… giustifica quel “romanico” che dici.

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