
La torre di Deusdedit e la chiesa
L’abbazia di Pomposa, pienamente romanica, è come un’altalena nel prato vasto del Medioevo. Capace di portarci indietro nel tempo, grazie alle sue origini “bizantine”, riesce poi a condurci di slancio fino ai secoli del Medioevo inoltrato. Nell’aura soffice che la circonda, Ravenna si sposa a Firenze; e agli elementi di chiara derivazione paleocristiana – gli splendidi pavimenti intarsiati, la struttura decisamente antica, le mura sottili e ricamate – risponde, grazie agli affreschi trecenteschi sparsi insieme su ogni parete dell’interno, un afflato di vitalità tipico già dell’era dei Comuni.
Solo il campanile, posto in fianco alla basilica come una quercia vigorosa, parla decisamente un linguaggio romanico. Dice la sua data di nascita – l’anno 1063 – e dice il nome del suo costruttore, Deusdedit. E piantata nel mezzo del lungo tempo medievale, la torre è un po’ come l’asse del pendolo: tutto attorno a lei e alla chiesa, fluida come la nebbia si svolge una parata di bellezza che davvero va dai secoli della prima cristianità fino quasi alla Rinascenza.
Così, Pomposa e la sua abbazia forse non soddisfano appieno i puristi del romanico, coloro che cercano pareti spesse, finestre piccole e capitelli abitati da centauri e leoni. Ma per chi ha voglia e pazienza, l’antico complesso e la sua storia secolare diventano un abbecedario del Medioevo, una “summa” del meglio dei secoli che un tempo si chiamavono “bui”, e che a Pomposa invece dimostrano di essere luce continua, via via diversa ma mai affievolita.

La splendida aula dell’abbazia
Nedda Minardi Balduzzi (da Fb):
Vista… una meraviglia!
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No commento ma una precisazione a mio avviso il titolo dovrebbe essere tra Venezia e Ravenna ecco Pomposa!
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Credevo fosse chiaro che L’abbazia di Pomposa è “tra Ravenna e Firenze” solo dal punto di vista artistico: nel senso che è sospesa tra l’esperienza artistica bizantina e ravennate, e quella del medioevo compiuto, che porta a Firenze… Dal punto di vista geografico, è ovvio, si trova a nord di Ravenna, sull’Adriatico, non lontano dalla foce del fiume Po.
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Pienamente d’accordo. 👍
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Luca Di Cocco (da Fb):
Io la preferisco al romanico tout court, e di gran lunga!😊
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Carla Stone (da Fb):
E’ veramente molto interessante…da vedere con gli occhi della passione per l’arte
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Maria Grazia Bagatella (da Fb):
A pochi km da me , eppure non l’ho più vista da anni, era molto rovinata, mi piacerebbe dopo i restauri rivisitarla
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Ed il suo splendido campanile porta comunque impressa l’inconfondibile impronta del simbolismo medioevale, in quelle sue finestre che si allargano e si moltiplicano, via via più splendenti e numerose a meno a mano che si innalzano verso il cielo: simbolo dell’anima che tenta di avvicinarsi a Dio. Tutti i campanili di quell’epoca esprimono con le loro finestre via via più leggere questo medesimo simbolo, meraviglioso afflato verso Dio.
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Più che altro è un escamotage tecnico per alleggerire la muratura, giacché si usò per secoli in tutta l’architettura anche quattrocentesca, cinquecentesca e seguenti, insieme ai muri che si rastremano salendo verso l’alto. Necessità statiche piuttosto che intenzioni simboliche.
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L’alleggerimento e allargamento Delle finestre, più numerose e grandi è dettato da motivi pratici, più si sale e più è possibile alleggerire le strutture, non si possono certo, per motivi di portata costruire numerose e grandi finestre nelle parti basse. Pertanto. Non c’è alcun simbolismo medioevale.
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Sicuramente ci sono necessità strutturali, ma non escluderei che possano essere funzionali anche all’espressione di contenuti simbolici. Ci sono molti altri campanili, sia romanici che successivi, che non hanno affatto questa caratteristica di moltiplicare le finestre man mano che si sale. I campanili di Venezia ad esempio non sono così.
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Dina Gatta (da Fb):
Vista, bellissima, ma purtroppo alcune parti in stato di abbandono come purtroppo tanti nostri beni.
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Visitata molti anni or sono ne ho un bellissimo ricordo e tornero’ a rivederla.
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Stupenda nella sua maestosità . Nell’87 ci siamo sposati ed è ancora viva l’emozione della Sua storia. Non è assolutamente in alcun angolo abbandonata !
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Devo vederla ancora ma ho visto Ravenna e ho visto la Cattedrale di Otranto..c’è un filo rosso che le accomuna e le lega anche ad Aquileia, o il filo rosso è la mia passione per il romanico, cosa che del resto non riesco a spiegarmi..Giulio tu come te lo spieghi??
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Aquileia, Pomposa, Ravenna, Otranto: grandi centri dell’arte del Medioevo, ma anche grandi realizzazioni dell’arte medievale… adriatica. Forse il “filo rosso” è il mare, e il dialogo che via mare tutti questi centri hanno mantenuto… oltremare. Episodi d’arte che guardano sicuramente meno di altri al romanico europeo, e molto invece a Bisanzio e all’oriente in genere.
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Indubbiamente il mare è un grande legame, per cui su sponde opposte possiamo trovare stili consimili. Anche dal punto di vista linguistico le città di mare si assomigliano, pensate al genovese ed al catalano o al portoghese.
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Grazie Giulio. Grazie per la bella prosa: l’arte di parlare d’arte
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Paola Cadei (da Fb):
Stupenda, un gioiello. Ma quella costruzione ovale davanti all’altare mi disturba è come un dispiacere. Ma io sono molto ignorante non faccio testo. Però vorrei capire, se potete datemi notizie in merito. Grazie.
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La soprelevazione del presbiterio, con le due scale, e la cripta sottostante sono opera di ricostruzione. Molto sobria, ma effettivamente questa parte praticamente bianca stona con l’interno completamente decorato.
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La sopraelevazione del presbiterio interessó molte chiese medievali a Roma e fu in’operazione che si riporta all’epoca del papa Adriano I, se non erro intorno al VII sec. UNna questione di funzionalità e di risistemazione delle reliquie nella cripta. Ma questo non credo riguardi Pomposa.
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A dispetto di quelli che pensano (secondo un’idea falsata da un medievalismo romantico) che le chiese medievali fossero povere, spoglie e con la pietra a vista, questo gioiello architettonico rivela la profusione di colori che dominava gli interni (e talvolta anche gli esterni) degli edifici.
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