Vézelay, portale del nartece. Avrebbero potuto sfigurarlo a martellate più ancora di quanto non sia già successo, ma nemmeno appiattendone i rilievi fino alla parete avrebbero cancellato uno dei suoi messaggi più forti e nascosti: Vézelay infatti, testimonia e annuncia che il Cristo è il “signore del tempo”, e non lo fa attraverso i rilievi, le scene e le sculture, quanto attraverso un sottile gioco di numeri e geometrie, e attraverso i suoi trenta medaglioni (e mezzo).
Non guardatelo nemmeno, oggi, il grande Cristo a braccia spalancate, la Pentecoste che domina la lunetta, e non guardate le altre scene scolpite. Per un minuto, osservate il portale ad occhi socchiusi, e concentratevi sulla ghiera di medaglioni tondi che gli fanno da corona. Ascoltateli, perché questi parlano, dicono che l’uomo è nel tempo, e dal tempo è dominato; ma dicono anche che a sua volta il tempo è dominato dal Cristo.

Il portale
Quei tondi, dunque, che girano tutto intorno. Prima magia: riescono a dire nello stesso momento il “tempo dell’uomo” e “il tempo di Dio”. Perché – lo sappiamo – tutto intorno i medaglioni raffigurano, a coppie, i dodici mesi, ciascuno affiancato dalle rappresentazione del lavoro che di quel mese è caratteristico… Ma poi, in alto, tre altri medaglioni, uguali nelle dimensioni ma differenti nella finalità, interrompono invece il racconto. Proprio sopra l’aureola del Salvatore, così, la processione dei mesi e dei lavori è interrotta da quei tre medaglioni centrali. Rappresentano tre soggetti avvitati su loro stessi. E “la loro insolita presenza sul cerchio dell’anno, fra i segni zodiacali e i lavori dei mesi, simboleggia la rottura con il tempo storico e naturale”: il tempo di Cristo, del Cristo che salva il mondo, “spacca” così il fluire delle stagioni come una zeppa, come una chiave di volta. Contenenti figure a loro volta a forma di cerchio, quei tre medaglioni aggiunti traducono la perfezione del tempo celeste, che sta nella mente di Dio. “Scindono decisamente il Cancro e il Leone lasciando tra i due uno spazio molto vasto; la cesura diventa enorme: è quella del solstizio cristico, nel quale tutto l’anno viene assunto ed immobilizzato”. E a sinistra dei tre cerchi aggiunti – sorprendentissimo ulteriore incantesimo – un mezzo medaglione marca il solstizio astronomico di San Giovanni: questo intruso mezzo medaglione è stato scolpito là, leggermente sulla sinistra rispetto alla verticale; esso infatti non indica la metà dell’anno, il 30 giugno, ma un giorno preciso che sta un po’ prima: il 24 giugno, appunto, giorno del solstizio, giorno del trionfo del sole e del Cristo.
Quel mezzo medaglione, ancora, permette allo scultore di Vézelay di compiere un’altra magia: lo aiuta cioè a far tornare nel suo “cerchio del tempo”, oltre al numero 12 che rappresenta i mesi, anche il numero che rappresenta i giorni: cioè il 30, o il 31, o ancora meglio il 30,5. Ecco infatti che ai 12 medaglioni dei mesi e ai 12 medaglioni dei lavori, dopo aver aggiunto 3 medaglioni e mezzo in alto, arrivando così a 27,5, deve solo aggiunge i tre altri tondi: sono quelli, uno e mezzo per parte, che sui due lati, in basso, all’altezza dell’architrave, aprono e chiudono la sfilata dei medaglioni. Che in totale sono appunto 30,5.
E badate come però i due numeri – cioè il “12/24” e il “30,5” – pur essendo fusi, restano comunque separati: i tre e mezzo in alto si collocano un un corridoio ideale, che sale come un varco tra le scene della lunetta, sopra le spalle del Salvatore; i tre alla base, ugualmente, stanno, uno e mezzo per parte, al separati in basso (due per lato), dalla linea dell’architrave, che è nettamente separata dalla lunetta sovrastante.

Lo schema del “cerchio dell’anno” del portale
E infine: proprio come sono speciali i tre medaglioni in alto (quasi puri cerchi), speciali sono anche i due medaglioni completi aggiunti ai lati: “Il carattere eccezionale di questi ultimi è sottolineato dall’iconografia, che è insolita e significativa: a sinistra, connesso a Gennaio, un uomo taglia del pane; a destra, connesso a Dicembre, un altro leva una coppa di vino; pane e vino sono il simbolo del lavoro di tutto l’anno. (…) Mentre i medaglioni in alto esprimono il carattere celeste e trascendente del tempo assunto dal Cristo (…), quelli della base esprimono il carattere consacrato del prosaico lavoro quotidiano” e, con le speci del pane e del vino, dicono l’uomo tutto intero.
Non fosse splendido nei suoi rilievi, nel volto del Cristo, nel mondo scolpito di ominidi e processioni… e se anche tutto questo fosse appiattito e cancellato dai secoli, basterebbe il gioco dei tondi e delle linee, e questo magico cerchio del tempo, a fare del portale di Vézelay uno dei più belli del Medioevo romanico.

Vézelay, il portale nel nartece della chiesa
N.B.: Questo articolo prova a sintetizzare l’analisi che dell’iconografia di Vézelay offre, tra cento altre, il volume Introduction au monde des symboles, di G. de Champeaux – dom S. Sterckx osb, edito da Zodiaque e pubblicato in Italia poi da Jaca Book con il titolo I simboli del Medioevo, da cui sono prese ovviamente anche le citazioni tra virgolette. Non sono mie le intuizioni, l’analisi, l’erudizione, e nemmeno il disegno che traccia lo schema del portale: io ho semplicemente rielaborato, semplificandoli per condividerli, questo e quelle.
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La Borgogna romanica – da Autun a Tournus, da Vézelay a Cluny a Berzé-la-Ville – è ora un delizioso volumetto, densissimo di meraviglie, che mette insieme gli appunti di viaggio di Before Chartres: LA BORGOGNA romanica IN SEI GIORNI.
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Veramente spettacolare.
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“… il volume Introduction au monde des symboles / I simboli del Medioevo …”
Libro imperdibile (assieme al compagno “Lexique des symboles / Lessico dei simboli medievali” di O. Beigbeder, sempre Zodiaque/Jaca Book…).
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Vezelay è una delle chiese romaniche più spettacolari e paradigmatiche; l’apparato scultoreo del portale è di prima grandezza e la lettura simbolica che ci proponi molto interessante, oltre che affascinante.
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Davvero una teologia/cristologia scolpita! Il tempo di Dio incontra quello degli uomini..
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Barbara Casciu (da Fb):
Dio mio Giulio, sei davvero bravo con la penna, emozioni con i tuoi racconti: chiudo gli occhi e mi vengono i brividi 😍
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Complimenti
Nelle Pietre di Venezia Ruskin analizza come il rinascimento, lungi dall’essere stato il trionfo dell’arte, sia stato un periodo di normalizzazione rispetto alla creatività romanico-gotica.
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Miriam Parricchi (da Fb):
Bellissima analisi, grazie per le fonti, la correttezza e rispetto per gli autori.
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Miriam Parricchi (da Fb):
Bellissima analisi, grazie per le fonti, la correttezza e rispetto per gli autori.
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Giulio mi dai gli elementi per acquistare in libreria se possibile il libretto del percorso dei 10 maggiori portali del tempo romanico di Before Chartres? Grazie.
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Annalisa… Pensaci: prima o poi, tutti noi – e succederà anche ai più romanici tra di noi – dovremo fare il passo, e cedere, e… acquistare qualcosa su Amazon. Prima o poi dovremo farlo, scendere a questo compromesso. Allora: quale miglior consolazione? Potremo dire: Sì, l’ho fatto anch’io, ho ceduto… ma l’ho fatto solo per acquistare un libricino di Before Chartres! 🙂
Ma fallo domani, dopo una notte di ritiro e di preghiera di espiazione… 🙂 e anche perché il libricino domani sarà ancora più bello.
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Uno dei tuoi migliori post, a mio avviso.
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Gabriella Di Ninni (da Fb):
Ci sono stata, ma le riflessioni sui tondi dovevo leggerli qui, non ci sarei mai arrivata da sola.. ci ho meditato su… credo che il problema sia che si riconosce quel che già si conosce, ed infatti zodiaco e lavori dei mesi li avevo riconosciuti. Perciò grazie.
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