Un’abside che fu presbiterio all’aperto

La sua abside no, non ha perso fulgore: indebolito da una storia di modificazioni e di restauri pesanti, il tempio veneziano dei Santi Maria e Donato era, ed è ancora, splendido nella sua parte orientale, restaurata anch’essa, ma calda e meravigliosa, anche se sono passati nove secoli dalla sua realizzazione.

La grande basilica, sorta a sua volta sulle fondazioni di edifici precedenti, data con certezza al XII secolo. Nel contesto della laguna veneziana, tutta permeata degli insegnamenti bizantini, ravennati e paleocristiani, si propone come uno dei rari esempi di “penetrazione romanica”, almeno quanto alla struttura architettonica. In una terra votata al linearismo e al lirismo, la basilica di Murano mostra invece un gioco di masse e di volumi tra loro connessi – si pensi solo all’introduzione del transetto – che non deriva certo dalla lezione di Bisanzio, e che richiama invece più direttamente a quella di Roma. I cento archi pieni – archetti profondi e di ampia dimensione, finestre e false finestre – che si disegnano su ogni parte della muratura esterna sono un continuo richiamo alla plastica imperiale; e anche l’interno – pur se appiattito anch’esso da interventi radicali che ne hanno smorzato la voce – parla sì una lingua orientale con il suo strepitoso pavimento musivo, ma nella sostanza è romano e romanico, nonostante ci si trovi a Venezia.

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L’abside, a pochi metri dall’approdo dal canale

Poi però l’abside compie il capolavoro. In quest’area terminale, che si propone sull’acqua e quasi si assume il ruolo di vera facciata, gli architetti di Murano hanno saputo fondere il decorativismo bizantino e il gioco di masse romanico, sublimandoli entrambi in un esito che va al di là degli stili e dei secoli. Una sola grande abside emerge tonda dalla linea del transetto, poiché le due absidiole laterali, all’esterno, terminano con una muratura rettilinea e piatta; ma la decorazione a due piani, il gioco di cromatismi, il correre continuo delle archeggiature bianche sui muri di mattoni trasformano questo semplice impianto in un gioco sinuoso e continuo, che non ha soluzione, né spigolo alcuno. Una loggia profonda, al piano superiore, percorre tutta la struttura da un capo all’altro. E per questa sua parte absidale trasformata in palcoscenico – immaginatevi la loggia riempita da religiosi e liturgie, e sotto il popolo dei fedeli che giunge in barca ad assistere ai riti – la basilica veneziana non teme confronti. E’ unica, e inimitabile, per questa sua abside trasformata in tribuna e allo stesso tempo decorata come un merletto, come un palazzo prezioso sul Canal Grande.

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L’interno

 

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