L’Avarizia? Barba e chioma da vikingo

Si confrontano, scudo contro scudo; ma non sono uomini in battaglia. Uno è armato di tutto punto, l’elmo sul capo, la cotta di maglia a proteggere il corpo, la spada come arma d’offesa; ma non è un soldato di Francia. L’altro, seminudo e nerboruto, con i capelli al vento e una folta barba sicuramente bionda, sembra un guerriero del Nord… eppure no, non è un normanno sceso nel continente per compiere razzie.

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Carità e Avarizia contrapposte nel capitello

A fronteggiarsi, su questo capitello di Clermont-Ferrand, sono invece un vizio e una virtù, specularmente impegnate, secondo l’artista che li scolpì, in uno scontro che perdura, e si ripete senza tempo: quello tra l’Avarizia, che tutto vuole per sé, e la Carità, che le si contrappone.

Avarizia, il cui nome è scolpito a chiare lettere sul bordo dello scudo, è accesa e furente. Si fa identificare anche per un attributo che spesso l’accompagna, nel Medioevo d’Alvernia, quell’anfora a due manici che è scolpita ai suoi piedi, e in cui l’uomo avido di danaro nasconde il suo tesoro. Cinta da vesti stracciate, l’Avarizia di Clermont-Ferrand mostra bene come l’avaro è reso selvaggio dalla bramosia, che poi, lungi dal renderlo ricco, lo lascia comunque vestito di stracci. E combatte brandendo un serpente a due teste, l’Avarizia; simbolo demoniaco, si attorciglia ai piedi e al braccio: le si rivolta contro, come fa ogni vizio contro chi lo pratica.

Anche Carità, vestita come un soldato, ordinata e fiera, porta il proprio nome scolpito sullo scudo. Con una duplice trovata d’ingegno, il maestro di Clermont-Ferrand la rappresenta come speculare al nemico che combatte – si osservino i volti perfettamente simmetrici – e accentua questo gioco incidendo al contrario, proprio come se le due figure si guardassero allo specchio, la parola “CARITAS” che identifica la virtù.

Dietro ai due contendenti, un altro soldato – o meglio, un angelo: girate l’angolo e vedrete che ha le ali – porta un cartiglio su cui sta scritto “DEMON CONTRA VIRTUTES PUGNAT”, “il diavolo combatte contro le virtù”. A scanso di equivoci: a combattere, qui, non sono un soldato e un vikingo, ma i vizi e le virtù. A chi poi nutrisse dubbi sull’esito dello scontro basta un mezzo giro sotto la colonna, e uno sguardo alla “faccia” opposta dello stesso capitello, dove i soldati in armatura sono due, vittoriosi – “CARITAS”, appunto, e “LARGITAS”, la Generosità – mentre i vizi seminudi sono ormai stesi sotto i loro calzari, con la lingua di fuori in segno di resa.

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Le virtù sottomettono i vizi

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Notre-Dame du Port, le absidi

La chiesa di Notre-Dame du Port, a Clermont- Ferrand, è una delle principali chiese d’Alvernia. Come si usa in questa regione, la basilica è bellissima nella parte absidale, che è complessa e ricca come e più di una facciata. Ma anche all’interno – come peraltro le chiese sorelle di Issoire e di St-Nectaire, di Brioude e di Mozac – la basilica di Notre-Dame du Port si presenta ricca per i capitelli scolpiti, datati alla prima metà del XII secolo. Quattro in particolare, attribuiti al maestro Rotbertus e tutti collocati nel giro di colonne tra il deambulatorio e il presbiterio, sono istoriati – raccontano cioè una serie di avvenimenti – e di pregevolissima fattura. Oltre al capitello “del fondatore”, di cui si parla qui, gli altri tre sono quelli dedicati alla disobbedienza di Eva, all’obbedienza di Maria, alla glorificazione di Maria stessa. Ben conservati, popolati di figure di piena leggibilità e floride nel tratto, i capitelli “maggiori” di Clermont-Ferrand hanno un gusto quasi orientale, che si somma alla lezione classica dei rilievi romani.

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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Si intitolaLE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICAe raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli.

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C’è anche questo pezzo notevolissimo nel volumetto sui capitelli romanici che Before Chartres propone, finalmente “in carta”, ai suoi lettori più fedeli. E ce ne sono altri undici – anzi, per la verità ce ne sono altri tredici – che hanno anche la pretesa di essere altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI.

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Un’altra rassegna di capolavori: altri venti capitelli, tra i più belli scolpiti nel tempo romanico, sono raccolti in questo volumetto. Before Chartres li guarda e li racconta con la consueta curiosa attenzione, e con quell’entusiasmo che, di fronte a pezzi così eccezionali, è inevitabile: CAPITELLI ROMANICI, altri VENTI CAPOLAVORI.

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9 pensieri su “L’Avarizia? Barba e chioma da vikingo

    1. Al contrario, Elisabetta: vedere quante cose belle ci sono in giro intorno a noi, che ancora non conosciamo, deve darci voglia e gioia di vivere 🙂 Si cresce insieme, piano piano, anche nella conoscenza, sapendo che c’è un mondo intero intorno a noi. 🙂

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  1. Carla Porrati (da Fb):
    Con grande piacere ho la possibilità attraverso i post quasi giornalieri di viaggiare nel visitare i bellissimi post che pubblicate sull’arte romanica, da me preferita come struttura architettonica delle chiese e per le bellissime sculture che davano al popolo la possibilità di leggere attraverso le sculture le narrazioni sacre o di vita.

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  2. Giuseppe Berton (da Fb):
    Il braccio distorto, contorto, “sinistro”, dell’Avarizia con quel suo serpente infido contro la “Durlindana”, contro la “spada a due tagli”, che si lascia immaginare pura e scintillante. Al momento del trionfo rinfoderata, mentre i vessilli sembrano colorarsi, tesi dal vento.
    Come non ricordare, decenni fa, la Cresima che faceva dei giovani cristiani “soldati di Cristo”?

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  3. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Notre-Dame du Port, una delle chiese d’Alvernia che più porto nel cuore, tanto da ritornarci l’ultimo giorno appena prima di lasciare la regione.
    Il fascino delle absidi col loro florilegio, consueto in questa landa felice per noi amanti del romanico, la policromia delle murature che si distende fino a ravvivare le facciate del transetto, i portali decorati e l’interno austero, con la navata maggiore slanciata e coperta dalla tipica volta a botte, fino al coro con deambulatorio, dove la scultura prende il sopravvento all’architettura nei capitelli istoriati, tra i più belli di Francia, tutto ciò connota l’architettura di questa magnifica chiesa.
    Arduo è lasciarla….

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  4. Aldo Valentini (da Fb):

    Splendido esempio, da te illustrato, della funzione educativa dei rilievi dei capitelli, all’interno (e non all’esterno escludendo quelli della facciata) dell’edificio ecclesiale. Una caratteristica, questo catechismo per fedeli o iniziati (nei chiostri) che più di ogni altra evidenzia l’estrema particolarità anzi nobiltà dell’arte romanica. Stesso discorso, ci ricorderebbe l’amico Luca Giordani, vale per i mosaici romanici, anche qui differenziati per fedeli nei pavimenti delle aree pubbliche o per religiosi nelle aree a loro riservate (es. presbiterio). Stupendo.

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