Non so se sono davvero, come ha scritto qualcuno, i capitelli più belli di tutta l’arte romanica. Sono certo però che molti, come me, si stupiranno che questi cinque formidabili rilevi romanici si trovino molto molto lontano, addirittura in Oriente.
Per vederli dal vero, con le grandi aureole, e i demoni vestiti di pelliccia, e i corpi sinuosi e velati scolpiti nella pietra, occorre andare fino in Terra Santa, a Nazareth. Qui, nel museo dedicato alla storia travagliata della basilica dell’Annunciazione, sono conservati questi cinque capolavori, tutti scolpiti dalla stessa mano nello stesso calcare bianco e tenero, tutti tra loro coerenti quanto a tema e quanto ad impaginazione.
Secondo gli studi più accreditati i cinque capitelli, ritrovati nel 1908, sono stati scolpiti nell’ultimo scorcio del XII secolo, per il portale della grande chiesa crociata di Nazareth: della basilica, che era forse in via di completamento quando il Saladino mise a ferro e fuoco la città nel 1187, oggi restano le fondamenta e poche altre tracce; e forse il portale non fu neppure mai completato, così che i cinque capitelli – quattro di identiche dimensioni per le colonne di lato, e uno più grande per il trumeau centrale – non sarebbero mai stati neppure posti in opera.

Che fossero stati scolpiti come parte dello stesso insieme scultoreo lo dimostra l’impostazione comune: ogni capitello – solo il maggiore ha un impianto più semplice – si sviluppa come un ottagono con due dei lati spianati per poggiare sulla parete, e quindi con sei facce visibili scolpite; queste facce si presentano come sei nicchie concave, chiuse in alto da una grande arcata, entro le quali si muovono le figure; nella parte superiore, infine, tutti i cinque pezzi sono completati da forme architettoniche che sembrano inquadrare le scene in un contesto urbano, in una ideale Gerusalemme di mura e di torri angolari. Quanto ai soggetti, il filo conduttore sembra essere la missione degli Apostoli, inviati ad evangelizzare, ed è magnificamente riassunta nell’immagine della Fede che, nel capitello maggiore, coronata e armata di un’asta conclusa dalla croce, prende per mano un apostolo incerto e lo guida, mentre intorno splendide figure di demoni nudi ne insidiano il cammino, tanto che le due più vicine hanno già incoccato una freccia e teso l’arco. Tra i diversi episodi scolpiti – proponiamo qui alcune bellissime foto dalla pagina dedicata alla basilica dell’Annunciazione in www.pompanon.fr – è pieno di grazia il dialogo tra Gesù e Tommaso, simbolo primo dell’apostolo dubbioso; è ricco di fascino sensuale quello in cui san Bartolomeo libera una fanciulla – scolpita di schiena, con un corpo meraviglioso – dal demone che la possedeva; particolare, per il volto espressivo del sovrano, e la descrizione della guarigione del figlio del re Egippo da parte di Matteo; molto bella e perfettamente conservata, infine, è la scena in cui Pietro, anche lui con la gigantesca aureola che sembra essere uno dei tratti distintivi di questo artista, resuscita la vedova Tabita a Giaffa.
Siamo in Terra Santa, non ce lo dimentichiamo, e siamo quasi al Duecento. La scultura romanica più tarda, così, produce alcuni dei suoi frutti più belli lontana dalle suo origini temporali, e lontana nello spazio dalle contrade di Borgogna e di Alvernia, dall’Aragona fiorente e dalle altre regioni europee dove già aveva prodotto i suoi capolavori. E però, nonostante la duplice distanza, nonostante già sia da tempo attivo a Chartres il cantiere gotico, nei capitelli di Nazareth, pur isolati nell’enclave crociata in Oriente, risuona la parlata del romanico. E… e noi sappiamo anche chi la portò fin laggiù.
Perché noi sappiamo dell’esistenza di un altro capitello, nella navata di una chiesa del Berry, che può dirsi gemello dei cinque capolavori di Nazareth. Sta a Plaimpied, su una delle colonne dell’abbaziale di Saint-Martin, all’incrocio tra la navata ed il transetto. Rappresenta il Cristo seduto su un trono di mostri, che tiene testa a due demoni i quali forse lo stanno tentando. Ebbene: lo stile è identico, panneggi e volti e movenze sono tratteggiati con la stessa eleganza, l’aureola fuori misura intorno al capo del Cristo non può passare inosservata, così come non passa inosservato il demone di sinistra, in tutto uguale a quello che, a Nazareth tiene in catene la deliziosa fanciulla di cui si diceva; in alto, a coprire le scene scolpite, tornano le stesse architetture che completano i cinque capitelli d’Oltremare.

Un artista di gran valore, così, lavorò a Plaimpied, proprio nel cuore della dolce Francia, e poi fece il grande viaggio, e condusse la propria anima penitente fino in Terra Santa, e per nostra fortuna portò con sé anche il proprio scalpello e la propria arte matura e insieme originale. Tutto ciò accadde nell’ultimo scorcio del tempo romanico, e i capitelli di Nazareth sono il frutto del lungo viaggio di questo artista; viaggio che oggi abbiamo affrontato anche noi, fino alla tappa forse conclusiva, distante e inattesa, del percorso infinito tra i capitelli più belli del tempo romanico.
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Non ci sono, questi pezzi notevolissimi, nel volumetto sui capitelli medievali che Before Chartres propone, finalmente “in carta”, ai suoi lettori più fedeli. E però ce ne sono altri dodici – anzi, per la verità ce ne sono altri quattordici – che hanno la pretesa di essere altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: “DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI”
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Rita Rot (da Fb):
Descrizione fantastica come fantastici sono questi capitelli, grazie.
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Angela Russo (da Fb):
Non si arriva alla Pace della Fede senza affrontare impegnative battaglie? Direi di sì !
Grazie, Before Chartres. Grazie anche a lei, Giulio Giuliani!
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Ettore Coven (da Fb):
Molto molto interessante. Autentici capolavori.
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Anna Gloria Dellucca (da Fb):
Davvero opere molto belle e ben presentate. Grazie.
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Stupefacente!
Sono stupefatto dalla fattezza di questi magnifici capitelli del tutto originali. Sono stupefatto di non averli conosciuti prima. Sono stupefatto di trovare l’aggancio con chi li avrebbe realizzati, provenendo dal cuore della Francia, vicino a Bourges.
Non si finisce mai di imparare e questo invece non mi stupisce affatto.
Trés bien. Merci!
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Aldo Valentini (da Fb):
Veramente un grande artista, con una forte originalità a tal punto che di primo acchito mi sarei sbagliato, considerandolo al passaggio tra gotico e rinascimento (vedi gambe e chiappe del demonio!). Grazie Giulio Giuliani tocchi un mio tasto dolentissimo… possibile non essere stato ancora in Terra Santa?! Ma questa segnalazione come il libro Jaca Book indicato da Paolo Salvi, mi fanno preparare meglio…
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scorpoooo !!! grazie mille …………
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bellissimi, grazie di averceli fatti conoscere!
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Grand merci à vous pour ce bel hommage à un si grand artiste que vous me pardonnerez d’appeler le “Maitre de Plaimpied”. J’habite Plaimpied près de Bourges et depuis plusieurs années je suis fasciné par cet artiste hors norme dont j’essaie de reconstituer le parcours et ce n’est pas simple,surtout d’éviter quelques pâles copies déjà existantes à l’époque médiévale.
Aussi, ai-je une question à vous poser. A votre avis, est-il possible qu’il ait pu travailler au décor du cloître d’Aoste ? On est à peu près certain qu’il soit parti en Terre Sainte au départ de Bourges/Plaimpied, dans ce cas Aoste est sur le chemin le plus emprunté par les Pèlerins ou les croisés pour se rendre en Terre Sainte par la mer. Les dates semblent correspondre.
Grand merci pour votre réponse.
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Grazie a te, Bernard. Io penso che il Maestro di Plaimpied può essere anche passato da Aosta ma… per quel poco che posso dire io, mi sentirei di escludere che abbia lavorato ai capitelli del chiostro di Sant’Orso, la cui impostazione artistica è molto differente da quella dei capitelli di Plaimpied e di Nazareth.
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Mariella Sferratore (da Fb):
Descrizione approfondita e chiara, che unisce il rigore scientifico all’afflato poetico e spirituale. Complimenti.
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