Fa un caldo torrido negl’inferi di York

Deve fare un caldo torrido anche nel pentolone di York: bolle nell’inferno caotico la folla dei dannati; le fiamme si agitano sotto la grande caldera e nell’intero spazio oscuro, e i demoni le alimentano; e come schiuma d’acqua bollente la poltiglia di rei, rospi e diavoli straborda e riempie ogni angolo; a destra le fauci aperte degli Inferi, come una cloaca che tutto raccoglie, sembrano risucchiare, infine, ogni poltiglia che spurga da questa tragica cucina.

La Doomstone di York (foto da i.pinimg.com)
La “lastra” di Fornovo

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questa grande rappresentazione della fine dei rei, scolpita sulla “Doomstone“, cioè sulla “Pietra del destino”, nella cripta del Duomo di York, costituisce quasi un unicum nel tempo romanico: ci sono, è vero, numerose altre rappresentazioni medievali dei tormenti infernali; e però queste rappresentazioni sono, nel XII secolo, quasi sempre associate alla visione del Giudizio Finale, della seconda venuta del Salvatore, ed è impossibile non ricordare qui i timpani di Autun e di Conques; è raro invece che l’inferno – la “lastra” di Fornovo nel Parmense costituisce un’ulteriore eccezione – sia rappresentato così, come realtà a sé stante, con un gusto dell’orrido e del grottesco che verrebbe da definire più proprio del gotico che del romanico.

L’inferno e basta, quindi, un questo affresco di pietra e di fuoco. Non possiamo affermare con certezza che la Doomstone – una lastra di quasi due metri d’altezza – non fosse in origine inserita in una rappresentazione più vasta; e però sappiamo che non siamo di fronte ad un frammento, ad una parte di risulta di un rilievo più grande: la grande pietra, infatti, è scolpita e “finita” anche nei bordi laterali e superiore. L’ipotesi che lo scultore abbia inteso rappresentare una sua propria ricostruzione dell’inferno, senza particolari tensioni escatologiche e senza collegarla al giudizio finale, resta quindi la più credibile. E non a caso è assente a York anche la rappresentazione della pesata delle anime e della contemporanea disputa tra l’angelo e il demone, che in altre rappresentazioni è la necessaria premessa e l’immancabile anticamera della punizione dei peccatori negli Inferi. E però nella parte alta, là dove si affollano e cuociono i dannati, restano chiare tracce del desiderio di rappresentare ed elencare le colpe, i vizi e i peccati che conducono alla dannazione.

Il rilievo della Doomstone (da Historicengland.org.uk)
La cripta e la Doomstone (foto da Thehistoryblog.com)

Collocata in un posizione non certo esaltante, dietro una cancellata in una cappella della cripta, illuminata da una luce altrettanto infelice, la “Pietra del Destino” non è leggibilissima in loco. Il bellissimo “rilievo” a penna che ne semplifica l’organizzazione delle scene e che qui riproponiamo – si trova in Historicengland.org.uk – aiuta a leggere meglio le parti e le figure. E allora non sfugge, al centro del popolo rio che si scioglie nel calderone, la coppia di dannati con sacche appese al collo, tra l’altro evidenziate da un lungo cartiglio non più leggibile: sono due avari che espiano una vita appesantita dalla cupidigia di danaro. Un’altra figura si distingue tra la marmaglia, ed è quella di una donna in piedi, all’estremità sinistra della scena: unica figura vestita tra un nugolo di figure nude, rappresenta la superbia e il lusso. Forse ancora altri vizi sono stati rappresentati, per esporli come causa di dannazione: la lussuria potrebbe essere simboleggiata da figure che si contorcono in una sorta di kamasutra, e un dannato nella cui bocca sembra entrare un rospo potrebbe essere il segno dell’ingordigia… Di certo non troviamo qui la perfetta corrispondenza tra peccati e pene che caratterizza invece l’inferno del portale di Conques; nella Doomstone invece, come in certi inferni del tempo gotico, l’obiettivo è spaventare mostrando la crudezza delle sofferenza infernali, e forse anche esorcizzarle con un sorriso; atteggiamento, questo, che non è tipico del tempo romanico e che però via via è sempre più presente e preponderante, fino a giungere nel Trecento alla narrazione tra il serio e il faceto che Dante fa delle Malebolgie, quando racconta dei satanassi litigiosi, che a suo dire… del cul fanno trombetta.

P.S.: Nel sito Meisterdruke.pt si trova lo stesso “rilievo” della grande lastra scolpita, con l’aggiunta però dei colori, che rendono ancor meglio leggibile l’inferno della Doomstone. Qui di seguito invece la bellissima riproposizione virtuale della lastra, da sito Sketchfab.com.

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3 pensieri su “Fa un caldo torrido negl’inferi di York

  1. Giulio Giuliani ha detto:

    Paola Pecchi (da Fb):
    Finalmente immagini leggibili e una descrizione appassionata di questa lastra che per me è un mito. Forse andava ricordato anche qualche parallelo italiano: Quello di Fornovo non credo che sia l’unico esempio.

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  2. Paolo Salvi ha detto:

    Molto interessante questo pezzo scultoreo che, ahimé, non conoscevo. D’altro canto in Inghilterra non sono mai stato e la conosco solo dai libri studiati.
    Interessante il parallelo con la lastra di Fornovo, che invece conosco abbastanza bene, e particolarmente apprezzabile quello con la lunetta del portale di Conques, davvero meravigliosa, vista l’estate scorsa in una serata indimenticabile.
    Molto efficaci le immagini che ci mostri e la riproposizione in 3D che consente una visione dei dettagli scultorei.

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