S. Tommaso, la colonna santa e pagana

Non c’è il ciborio, a coprire l’altare, nel presbiterio della chiesa di San Tommaso a Caramanico Terme: e non c’è neanche, ad impreziosire la navata, un pulpito, un ambone scolpito. Eppure l’Abruzzo romanico, lo abbiamo visto bene, è proprio la terra dei cibori e degli amboni… Pensandoci bene, questa di Caramanico è l’unica tra le grandi chiese della regione che manca di entrambi i grandi arredi liturgici: restano, due piazzati a metà navata e due a guardia dell’area presbiteriale, quattro leoni “stilofori”, che forse erano stati scolpiti per portare, appunto, le colonne di un pulpito; e però – chissà perché – la navata alla fine restò spoglia; lo stesso accadde in facciata, dove il portico che avrebbe dovuto coprire i portali fu solo impostato – i quattro pilastri addossati sono il segno evidente di questo progetto – e però non venne mai portato a termine.

La facciata, con i tre portali e le colonne di imposta del portico

Priva di un pulpito, di un ambone, di un portico, e quindi priva dei luoghi in cui altrove si esprime la ricca fantasia decorativa d’Abruzzo, San Tommaso a Caramanico è la più povera, verrebbe da dire, tra le grandi chiese romaniche di questa terra. Eppure possiede un fascino sottilmente inquietante; eppure c’è in essa un non so che di magico e affascinante; e per questo vale davvero la pena di fermarsi anche qui, ad annusare il profumo del medioevo, per una volta facendosi prendere anche dal gusto per il mistero, per il miracolo, per certi simboli scolpiti difficili da comprendere.

Gli apostoli con il Cristo nell’architrave del portale centrale
Il portale centrale

All’ingesso, ad accogliere il visitatore è l’architrave con la schiera degli apostoli arrabbiati, disposti in dodici ai lati di un Cristo seduto. Basterebbero queste figure dai colli lunghi, scolpite con una semplicità tra il patetico e il sorprendente, a rendere preziosa la facciata. E già alla loro sinistra una figura particolare dà il via alle domande e alle ipotesi dei cacciatori di misteri: sembra un mago orientale, anche se è più probabile che rappresenti proprio san Tommaso Becket, l’arcivescovo di Canterbury a cui la chiesa è dedicata; più sotto è rappresentato un altro religioso, con il suo pastorale: si tratta forse di padre Berardo, il committente della chiesa; altre formelle – quelle in cui si disegna il “fiore della vita”, e l’altra con il green man, e ancora quelle con il serpente solitario e con un’aquila stilizzata… – spuntano all’improvviso sul muro piatto della facciata, e attirano l’attenzione e incuriosiscono: le interpreta con dovizia di particolari, per chi si appassiona a simboli e ricostruzioni, la pagina dedicata alla chiesa nel blog Viaggi nella storia.

L’interno della chiesa, con la “colonna santa”

Ma è all’interno che la basilica di Caramanico gioca la sua carta vincente, quella che la inserisce a buon diritto tra le chiese che piacciono agli Indiana Jones del tempo medievale. Mentre infatti tutta la navata è affiancata, da una parte e dall’altra, da pilasti possenti, uno solo dei sostegni, a destra, poco distante dall’ingresso, è costituito da una colonna quadrata, decisamente esile, quasi sofferente: la tradizione vuole che questa “colonna santa” fosse stata portata in loco direttamente da un angelo e che, collocata per suo volere nella navata, abbia conservato potenti poteri taumaturgici. Sottile di suo, è stata nei secoli ulteriormente erosa dalle mani dei fedeli che l’hanno toccata, e che a volte ne hanno portato via la polvere, certi della capacità del suo marmo di curare le malattie e di restituire la fertilità alle donne sterili. Difficile dimenticare l’effetto che fa, nella penombra di una navata tutta retta di forti pilastri, questo sostegno debole, per di più sovrastato da un capitello ricco e decisamente fuori scala. Per tutelarla, i secoli moderni dapprima ricavarono sopra la “colonna santa” un arco di scarico, spostando così altrove il peso che essa sembrava non saper portare; più recentemente è stata posta attorno alla colonna una protezione in ferro e vetro: evidentemente perduravano ben al di là dei confini temporali del medioevo le credenze, quasi pagane, che attribuivano alla colonna poteri inusuali, e portavano fedeli e visitatori a toccarne e a sfregarne impropriamente il fusto.

Uno degli affreschi sui pilastri

Povera di eccellenze artistiche, la chiesa di San Tommaso sembra aver assunto il compito, tra le chiese romaniche d’Abruzzo, di ricordare a chi percorre la regione anche un altro tema fondamentale: di come cioè il medioevo sia stato anche il tempo della superstizione, della fede ingenua, magari legata a tradizioni e attitudini che risalgono alle antiche credenze pagane. La fonte che si conserva nella cripta della chiesa, considerata curativa e miracolosa molti secoli prima del tempo medievale, è forse il motivo primo del fascino quasi magico che fu attribuito a Carmanico e ai suoi dintorni. E forse ci fu un tempio pagano, qui dove poi si edificarono successivi luoghi di culto cristiani, fino alla chiesa attuale, edificata alla fine del XII secolo. Anche gli affreschi dell’interno – belli e particolari pur se datati al basso medioevo – ripropongono, infine, secondo i cultori della materia, simbologie esoteriche, riferimenti all’alchimia e alla magia, e simboli e rimandi all’epopea dei cavalieri templari…

Strati e strati di tradizioni religiose e rituali, quindi, si sovrappongono in San Tommaso. E così la fragile “colonna santa”, prima ancora di unire due livelli della semplice chiesa in cui è stata posta, fa quasi da trait-d’union tra ere differenti, tenute insieme e collegate da riti e credenze, e dal desiderio degli uomini e delle donne di guarire dai mali e di dare a se stessi una discendenza. Desiderio che è antico come il genere umano, che ha dato origine a culti e fedi pagane, che nel medioevo si è incarnato, anche se non completamente, nella spiritualità cristiana, prima romanica e poi gotica… e che perdura, quest’ansia di guarigione, anche se nei tempi moderni sempre più raramente trova origine e rifugio all’interno delle chiese.

La parte absidale e il campanile, nella piana di Caramanico

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6 pensieri su “S. Tommaso, la colonna santa e pagana

  1. Paolo Salvi ha detto:

    Malauguratamente mi manca questa chiesa abruzzese, perché si trova fuori dall’abitato, dove ho visitato l’altra chiesa, credo la Matrice, e mi sono sfuggite le indicazioni per San Tommaso, che credevo nel centro storico.
    Splendido l’architrave, che altre volte ci hai mostrato, così come l’interno austero e sobrio.

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  2. Mauro ha detto:

    E’ decisamente affascinante la chiesa ed il luogo. Defilata dal paese in luogo appartato non ti aspetti una chiesa di questo interesse sia per la facciata ricchissima che per l’interno di bella armonia a parte la colonna che sembra volere dare un tocco di imperfezione e quindi di interesse. Belli anche gli affreschi. In una giornata assolata si gode di una magnifica ombra sul sagrato che contrasta col riflesso ocra della facciata e con ‘oscurità dell’interno. Dobbiamo ringraziare la regione Abruzzo per avere fatto in modo che tutte le chiese romaniche siano facilmente accessibili.

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  3. Giulio Giuliani ha detto:

    Aldo Valentini (da Fb):
    Veramente interessante questo articolo su San Tommaso di Caramanico Terme nonché i vari altri articoli del blog citati, tanto più che come a San Lanfranco di Pavia, fare riferimento a Thomas Becket significava anche paragonarsi ad un qualche tipo di soverchia ricevuta: là il podestà di Pavia, e qui? il vescovo di Chieti?

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