Cento sono i capitelli di Vézelay, cinquanta quelli nella chiesa di San Martin a Frómista. Là, in Borgogna, nella lunghissima basilica della Madeleine, i cento capitelli presentano una notevole uniformità stilistica; almeno due maestri – o due scuole – operano invece in San Martin; e però anche qui, nella bellissima chiesa castigliana, tutto l’insieme dei pezzi scolpiti costituisce un programma iconografico magistralmente inserito nel mirabile interno, ed anzi ne è componente integrante: sottolineando i punti di snodo cruciali dell’architettura di San Martin, infatti, ne esalta l’equilibrio, e contribuisce a rendere questa costruzione – peraltro finemente restaurata dopo anni di degrado – una tra le più pure di tutto il romanico.
Due maestri, dicevamo. E del primo, il più valente, ci limitiamo a dire che realizzò qui a Frómista solo alcuni dei capitelli del capocroce – tra cui quello notissimo ispirato all’Orestea -: poiché i suoi pezzi originali sono, qui in San Martin, sostituiti da copie, e poiché diede il meglio di sé in altri capitelli bellissimi conservati a Jaca, merita che di lui si parli in altre pagine. Il secondo, invece, che ci piace definire come “il maestro di Frómista”, firma tutti gli altri pezzi in cui si rappresentano figure umane: sono opera sua quelli di ispirazione biblica, cioè la particolarissima Adorazione dei Magi e i due rilievi con le vicende di Adamo ed Eva nell’Eden.



Al “secondo maestro” vanno attribuiti anche altri capitelli: uno, enigmatico, mostra uomini accovacciati in strane posizioni intorno ad una figura di donna; in un altro una figura femminile con il seno nudo sembra in trono tra due fiere, mentre regge uno strano bastone quasi a forma di tau; in un terzo, uomini trasportano, importunati però da una belva, un grande secchio come in un cantiere… A distanza di quasi mille anni – le sculture di Frómista hanno una datazione “alta” e si pongono agli inizi della grande fioritura romanica – le scene rappresentate in alcuni pezzi costituiscono una sfida e un banco di prova per gli esegeti: “Che cosa significano, infatti, per esempio – si chiedono gli autori del volume La Castiglia del Nord, di Jaca Book – questi uomini che incrociano le loro mani su un terzo? O quelli che sotto una grande maschera ilare si dibattono con una lancia? Questi due capitelli si fronteggiano sull’arco di comunicazione della navata centrale con quella sud, tra il secondo e il terzo pilastro…”.


Secondo alcuni, e questa tesi è ben riassunta in un articolo del ricchissimo blog ROMÁNICO DIGITAL, i due pezzi, che sono speculari anche nell’impostazione, vanno letti insieme e in contrapposizione: posti proprio davanti all’ingresso laterale da cui la comunità dei monaci accedeva alla chiesa, essi costituirebbero un preciso monito alla comunità stessa perché abbia sempre presenti gli effetti della conflittualità da una parte, e della concordia amorevole dall’altra.


Sei personaggi sono rappresentati nel “capitello del conflitto”. Tre armati vestiti allo stesso modo stanno a sinistra: i primi due hanno in mano una spada, e mentre uno si copre con uno scudo, l’altro con l’indice della sinistra sembra indicare la testa leonina che sovrasta tutta la scena, simbolo del male; il terzo si contrappone alla schiera opposta, e con una lancia trafigge uno dei avversari. Questo, ferito, tenta di sguainare la spada; ma già il suo compagno, al centro, mentre prova inutilmente a contrastare il colpo di lancia inferto, piazza la lama del suo pugnale alla gola del nemico che ha di fronte. Chiude la scena, a destra, una donna dal lungo vestito che, atterrita, si porta una mano al volto. L’esito del conflitto è chiaro: ferite, vendette, dolore.

Un po’ più complessa è l’interpretazione di quanto è rappresentato nel “capitello della concordia”. Ma si può provare a dare questa lettura: agli angoli due figure di religiosi benedicenti – un abate e un vescovo? – rappresentano l’autorità ordinatrice della Chiesa, in grado di promuovere e di diffondere, appunto, la concordia; al centro un’altra figura autorevole sembra unire le mani dei due personaggi ai suoi lati, come a riconciliarli. Uno di questi due contendenti è vestito, ma l’altro è nudo, e con una mano si copre le vergogne; e si noti che anche il personaggio al centro, mentre rappacifica i due, con la mano sinistra copre il ventre del contendente nudo. Secondo l’insegnamento cristiano, infatti, la concordia non è piena se non comprende la carità, e cioè la cura di chi è nudo, di chi è debole, di chi soffre. E nei due capitelli contrapposti, così, collocati come un monito, sul punto di passaggio quotidiano dei monaci, la lezione viene posta in modo completo e profondo: al conflitto, che provoca dolore, risponde la concordia, che porta con sé la carità più accogliente.
Altre quattro figure completano il “capitello della concordia”: si tratta di due coppie di personaggi abbracciati, alle due estremità. A destra un uomo e una donna si guardano negli occhi e quasi si baciano: rappresentano la concordia e l’amore reciproco scesi nelle case, impegno e obiettivo quotidiano anche per i laici. A sinistra due uomini competono nella lotta, le mani dell’uno addosso all’altro, le gambe incrociate nel tentativo di far cadere a terra l’avversario: mostrano il limite entro cui si può stare, il modo con cui, con la benedizione della Chiesa, si può lottare con regole precise, per divertimento e anche per esorcizzare il conflitto vero e sanguinario, che invece va sempre rifiutato.


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Non ci sono, questi pezzi notevolissimi, nel volumetto sui capitelli romanici che Before Chartres propone, finalmente “in carta”, ai suoi lettori più fedeli. E però ce ne sono altri dodici – anzi, per la verità ce ne sono altri quattordici – che hanno la pretesa di essere altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI
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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA e raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli.

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La Borgogna romanica – da Autun a Tournus, da Vézelay a Cluny a Berzé-la-Ville – è ora un delizioso volumetto, densissimo di meraviglie, che mette insieme gli appunti di viaggio di Before Chartres: LA BORGOGNA romanica IN SEI GIORNI.
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Vuoi viaggiare con Before Chartres e scoprire la Catalogna romanica nelle sue suggestioni più profonde? Ora questo itinerario organizzato su una settimana è diventato un volumetto, che contiene tutti gli appunti di viaggio di Before Chartres: LA CATALOGNA romanica IN UNA SETTIMANA.
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Dina Gatta (da Fb):
Grazie… Sempre molto interessanti i racconti sui capitelli romanici.
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Chiara Ferri (da Fb):
Molto interessante!
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Stupendi i capitelli di Fromista, una delle chiese romaniche più affascinanti della -Castiglia, sulla strada che collega Burgos a Leon, a pochi chilometri da Palencia, altro centro del romanico più spettacolare.
Controverso il significato di alcuni di essi, di cui è poco chiara l’iconografia e difficili da comprendere i riferimenti nelle Sacre Scritture.
Enigmatici ed affascinanti.
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Emiliano Espina Rodriguez (da Fb):
Magníficos capiteles. Magnífico reportaje. He tenido el gusto de verlos. Que iglesia romanica más bella.
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