Lungo il cammino di Santiago, che nel nord della Spagna portava i pellegrini dai Pirenei al grande santuario di Compostela, ha mosso i suoi passi verso la perfezione anche l’arte romanica. Su questa grande via che procede da est ad ovest, fino all’Oceano, Carrión de los Condes fu una tappa fondamentale del cammino delle folle, ma anche del progressivo sviluppo dell’abilità degli scultori.
Il punto di arrivo, a Compostela, è il Portico della Gloria: là i fedeli finalmente toccavano la mèta della loro faticosa peregrinazione. E là, allo stesso modo, la scultura romanica raggiunge il confine: il maestoso portale, scolpito da maestro Mateo alla fine del XII, è infatti un capolavoro assoluto dell’arte figurativa romanica, ed è quasi una gigantesca porta spalancata sul tempo nuovo dell’arte gotica. Ma a Carrión de los Condes, cittadina castigliana che i pellegrini attraversavano alcuni giorni prima di arrivare a Santiago, un portale ben più modesto nelle dimensioni proponeva loro – e propone oggi a noi – un’anteprima, un assaggio, dei vertiginosi livelli che l’arte romanica ha saputo raggiungere.
Sopra l’ingresso della chiesa, che è dedicata, come quella di Compostela, a San Giacomo, c’è un grande fregio, abbagliante e tardo, con un bel Cristo in gloria circondato dai Viventi e dagli apostoli; ma noi dobbiamo osservare oggi, invece, più sotto, il portale e i suoi archivolti: uno solo, quello mediano, è scolpito, e ventidue dei ventiquattro conci che costituiscono quest’arco, lavorati con sapienza ed eleganza, rappresentano personaggi colti e descritti mentre svolgono il loro mestiere.
Possiamo riconoscere un fabbro, un vasaio, un ciabattino, un fonditore, un cuoco: vediamo anche un amanuense, un suonatore d’arpa, due militi che si scontrano con spada e scudo e, vicino a loro, una persona che sembra piangere; ci sono poi una ballerina contorsionista e un vecchio intento a coniare una moneta o una medaglia… Altre figure sono di più difficile lettura; ma bellissime fra tutte sono la rappresentazione del sarto con le grandi forbici – guardate il suo abito come cade asimmetrico tra le ginocchia -, del musico che, ispirato, suona una specie di violino, e di quello che sembra essere un giovane fabbro: li vediamo qui sotto nelle foto di García Omedes nell’interessantissima pagina del sito romanicoaragones.com.



Accade già a Carrión de los Condes ciò che accadrà, qualche giorno di cammino più in là, a Compostela. Là, nel Portico della Gloria, le figure degli Apostoli che contornano il Salvatore, mentre conservano il vigore possente e la forza evocativa che caratterizzano la scultura romanica, pure si vestono di un’eleganza e una bellezza formale mai raggiunta – e forse mai cercata – dalle opere precedenti; e allo stesso modo qui a Carrión de los Condes le piccole figure scolpite a raggiera sembrano la trasfigurazione in forme nuove delle sculture dei due secoli precedenti: il disegno anatomico si è fatto inappuntabile, i gesti sono restituiti con maestria e fedeltà, la resa dei corpi è degli abiti è ormai pura copia dal vero. Resta, in queste figure come in quelle del portale di Santiago, una vitalità e una forza che sono ancora tipicamente romaniche; ma l’alito della modernità già le avvolge e le fa nuove. Così, mentre guardiamo gli artigiani e i musici di Carrión de los Condes, veniamo trasportati insieme a loro in quel tempo di passaggio, quando tra XII e XIII secolo tutto sembra cambiare, e l’arte racconta di questo mondo che piano piano dimentica l’ansia della fine e regala a se stesso, e agli uomini che lo abitano, un nuovo inizio.
Anche il piccolo arco di Carrión de los Condes, come la grande porta di Compostela – e come molti altri luoghi cruciali, tra cui la facciata del Duomo di Fidenza, e quella di San Martino a Lucca, e quella di San Marco a Venezia… – è quindi una varco tra due ere. Ed è significativo che il transito dal tempo romanico a quello gotico si concretizzi qui in 22 figurine che hanno ormai ben poco di religioso. Non un Cristo, infatti, non un santo, non un angelo guardano i pellegrini dal portale di Carrión de los Condes; sono invece gli uomini e le donne, e i lavori, la musica e la danza, e il denaro e le armi, ad andare su e giù per questo archivolto. La comunità degli uomini comincia qui – tra romanico e gotico, nell’ultimo battito del XII secolo – a ritrova fiducia in se stessa, e da qui in poi di nuovo ad immaginare un futuro che non sia breve attesa della fine. La possibilità di un progresso che si compia qui, nelle città, a lungo dimenticata, è il nuovo miraggio, e prende il posto dell’attesa spasmodica della fine che ha segnato tutti secoli del romanico.

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Non c’è, questo bellissimo portale, nel volumetto sui grandi portali romanici che Before Chartres propone – finalmente “in carta” – ai suoi lettori più fedeli. Non c’è: ce ne sono però altri dieci, di certo altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.
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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA e raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli.
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Vuoi viaggiare con Before Chartres e scoprire la Catalogna romanica nelle sue suggestioni più profonde? Trovi tutte le perle più preziose di questa regione e tutti gli appunti di viaggio di Before Chartres in questo volumetto: LA CATALOGNA romanica IN UNA SETTIMANA.
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Ruggero Bovenzi (da Fb):
Che bella figurazione del cammino di Santiago!
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Luca Franchi (da Fb):
Un altro racconto interessante, in perfetto stile Before Chartres, che ci fa vedere le cose con occhi più attenti ai dettagli. E non è cosa da poco, di questi tempi in cui siamo sempre di fretta e anche le cose belle le guardiamo con il cellulare.
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Stupendo quanto inusuale portale votato al profano. Le figure qui si spostano e scendono dai canecillos e si ergono a protagoniste in uno spazio privilegiato.
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Magda Viero (da Fb):
Proprio li in un hostal mi sono fermata una notte. È un romanico purissimo e bellissimo. Perché Carrion de Les Condes? Carrion è il fiume bello fresco tumultuoso… “Los Condes”: due Conti di Carrion andarono a Valencia per chiedere in spose le due figlie del Cid Campeador. Nel ritorno le picchiarono e malmenarono ferocemente. Il Cid riunì le Cortés i i due Condes verranno condannati a morte. Da qui Carrion de Los Condes.
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