La rotonda di Ottmarsheim, ombelico dell’Europa medievale

L’abbaziale di Ottmarsheim, chiesa di periferia, quasi di campagna, è in realtà il tondo ombelico dell’intera Europa. Ottmarsheim, cittadina d’Alsazia, costituisce infatti, nella mappa del continente, un punto minuscolo ma collocato proprio al centro delle terre della Cristianità, nel bel mezzo della linea ideale che dalle Highlands scozzesi arriva ad Atene passando per l’Italia. E per chi vede in profondità, la sua rotonda romanica si propone, per se inconsapevole, come il punto di snodo del cammino millenario del medioevo europeo. E non solo – lo vedremo insieme – in tema di arte e di architettura.

L’esterno della chiesa (foto: Ralph Hammann)
Prospetto e pianta senza le cappelle aggiunte

Cosa dicono, della chiesa di Ottmarsheim, i testi di storia dell’arte? Che la costruì, nella prima metà dell’XI secolo, un nobile di quelle terre, allora poco popolate e di certo lontane dai grandi centri di potere del tempo: si chiamava Rodolfo di Altenburg e decise che la nuova chiesa che stavano edificando doveva essere il luogo di sepoltura per sé e per la sua famiglia; così, insieme a Cunegonda sua moglie, la progettò ispirandosi al più famoso mausoleo del tempo, quello che due secoli prima Carlo Magno aveva voluto per sé ad Aquisgrana. La chiesa di Rodolfo, spiegano i libri, non è altro che la versione ridotta, più povera ma somigliantissima nella struttura, dell’ottagono carolingio di Aix-la-Chapelle. C’è anche chi dice che rispetto alla cappella palatina costruita da Carlo Magno, strano edificio in cui nel IX secolo si tentò di riproporre un’improbabile classicità, la chiesa di Ottmarsheim sia addirittura meglio riuscita: “Benché l’interno sia uguale nei due edifici, ad Aquisgrana e ad Ottmarsheim – scrive Wolfgang Kaiser -, i particolari di quest’ultimo parlano un proprio linguaggio, che corrisponde allo spirito del tempo degli Ottoni e nel quale non si coglie più traccia delle reviviscenze dell’antichità (…). Il senso della spazio è diventato più armonioso e sereno”.

Potremmo dire che nella chiesa di Ottmarsheim l’intuizione incerta di Carlo Magno diviene finalmente nuova architettura compiuta. Qui nelle campagne d’Alsazia, così, si ferma e fa tappa il viaggio millenario dell’arte europea: ci furono le rotonde romane come il Pantheon e Santa Costanza; si costruirono le rotonde paleocristiane, e San Vitale a Ravenna è l’esempio principe; in epoca carolingia, poi, guardando a San Vitale si costruì la cappella di Aquisgrana; ma la prima rotonda compiutamente romanica, fatta di pietra e di spirito, è questa di Rodolfo; verranno solo un secolo dopo la chiesa circolare di San Tomè, capolavoro dei maestri comacini, e il Duomo vecchio di Brescia; e in quanti altri edifici a pianta centrale si sfiderà nei secoli successivi il genio degli architetti!… ma intanto la svolta della nuova architettura europea – che non c’è arte più europea del romanico – ad Ottmarsheim si era fatta pietra.

La chiesa (foto: vogage-roman-art.blogspot.com)

Al centro dell’Europa dal punto di vista geografico, e al centro, come abbiamo visto, del percorso dell’architettura europea, la chiesa di Ottmersheim sta anche sorprendentemente al centro delle vicende politiche dell’Europa medievale, per via del destino sfortunato del suo fondatore. Dopo aver costruito la chiesa, infatti, Rodolfo di Altenburg partì per la guerra. Scese nel meridione d’Italia dove con le sue poche truppe combatté contro i Normanni, per provare a contrastarne la straripante ascesa, al fianco di papa Leone IX, dei Longobardi e dei Bizantini. Partito dalla provincia alsaziana, sceso fino a spiagge lontane per dare sostegno al pontefice di allora – anch’egli alsaziano, fu proprio Leone IX a consacrare la chiesa di Ottmarsheim – Rodolfo si ritrovò in terra di Puglia a combattere la battaglia decisiva ed epocale di Civitate. Dove tutto cambiò: i Normanni prevalsero, e da lì in poi dilagarono nel Meridione; i bizantini si defilarono, certificando l’abbandono definitivo dell’Italia in mani altrui; il Papa, sconfitto e deluso, fu fatto prigioniero dai Normanni e dovette acconsentire a riconoscerne l’egemonia, e anzi cominciò a vedere in questi nuovi signori guerrieri un alleato ben più utile dell’Impero germanico, che in sua difesa aveva mandato solo il povero signore di Altenburg con qualche centinaio di soldati. E Rodolfo? Rodolfo a Civitate perse la vita: morì là dove moriva la vecchia Europa, e ne nasceva una nuova, quella in cui Papato e Impero avrebbero diffidato per secoli l’uno dell’altro e si sarebbero anzi accapigliati per la supremazia sulla Cristianità. La sua salma tornò ad Ottmarsheim e, tumulata nella chiesa che proprio Rodolfo aveva voluto, la trasformò in perenne monumento al passaggio, anche politico, dai tempi vecchi ai tempi nuovi, quelli dell’Europa romanica, e medievale, e moderna.

La cittadina di Ottmarsheim in una stampa d’epoca

In quell’angolo di Alsazia nessuno, allora, si rendeva conto di quanto di nuovissimo stava accadendo nel continente. Visto che Rodolfo era tornato dall’Italia senza vita, e visto che non aveva eredi, alla sua famiglia non serviva più un mausoleo: la chiesa fu quindi assegnata alle monache di una comunità locale, e divenne la loro abbaziale, dedicata a Santa Maria. Nel Trecento o forse più avanti sul nartece originario si costruì la grande torre campanaria, altre cappelle furono aggiunte al volume originario, e nel XV secolo si dipinsero gli affreschi che decorano ancora parte della tribuna. L’ottagono di Ottmarsheim passò poi attraverso guerre, distruzioni, restauri e spogliazioni. Il suo nucleo romanico, l’ottagono originario mirabile e semplice, però, non ha perso nulla del fascino che aveva in origine; e anzi ne acquista ancor di più, per chi sa vedere com’è incastonato, forse anche senza saperlo, proprio al centro del cammino dell’Europa verso la consapevolezza di sé e della propria missione.

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2 pensieri su “La rotonda di Ottmarsheim, ombelico dell’Europa medievale

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Molto bello e interessante l’edificio a pianta centrale (preferisco questo termine a rotonda perché rotondo propriamente non è) che è indubbiamente una delle perle del romanico alsaziano. Bell’edificio che riflette quello paradigmatico della Cappella Palatina di Aquisgrana, di cui assume l’impianto e l’alzato pur declinandolo in un linguaggio certamente nuovo.
    Interessante infine pure la storia dell’artefice.

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