Svizzera: una corona di abbazie, sintesi della storia del monachesimo

Strepitose abbazie, alcune delle quali del medioevo “alto”, fanno da corona alla piccola Svizzera, collocate, come torri di una cinta di mura, presso il confine, alcune al di qua, altre al di là della linea che separa oggi la confederazione elvetica dagli stati vicini. E così è possibile, in un viaggio di una settimana, circumnavigarla come fosse un’isola, sostando di tappa in tappa in luoghi cruciali per l’appassionato del tempo romanico. E’ pur vero che questa terra di montagne e altipiani è piena di campanili e chiesette, di un romanico povero eppure avvincente… ma quello che proponiamo qui è un percorso che collega insieme alcune delle più notevoli abbazie europee, capisaldi importantissimi della storia del monachesimo medievale, con l’aggiunta di alcuni altri siti di interesse eccezionale.

I luoghi più importanti del romanico in Svizzera e sui confini

Già l’anticamera del nostro viaggio è una terra ricchissima di arte romanica: ci avviciniamo alla Svizzera, infatti, percorrendo la Val Venosta; e sul confine, all’inizio del viaggio, ci accolgono due monasteri di prim’ordine: subito al di qua del confine, ci fa da punto di partenza l’abbazia di Monte Maria a Burgusio, con la deliziosa cripta affrescata alla fine del XII secolo – che con i suoi angeli dallo sguardo vuoto, badate bene, si apre ai visitatori solo in giorni e orari limitati, e su prenotazione! -; e poi, appena messo piede in Svizzera troviamo, a Müstair, il monastero dedicato a San Giovanni Battista, con il suo doppio patrimonio di affreschi carolingi e tardoromanici.

Müstair, San Giovanni Battista

Ci addentriamo verso l’interno – lo faremo ben poche volte in questo viaggio – e raggiungiamo Zillis, dove la pieve di San Martino ci propone, in un soffitto senza eguali formato da 153 tavole dipinte, tutta (o quasi) la storia della Redenzione. E’ una pieve, sì, l’unica piccola chiesa plebana dell’itinerario: ma non si poteva non sostare qui, e a lungo, con il naso all’insù. Poi si riparte, e si sale su fino al Lago di Costanza dove, su un’intera isola oggi in territorio tedesco, il tempo romanico ha visto insediarsi la potentissima comunità monastica di Reichenau. L’isolotto fu, mille e più anni fa, luogo di manoscritti e miniature, di cultura e di potere, di pittura murale indimenticabile: troveremo affreschi di grande interesse nella chiesa di Niederzell, e un ciclo che davvero può dirsi senza eguali in quella di Oberzell.

Isola di Reichenau, la chiesa di San Pietro

Sempre seguendo l’attuale confine settentrionale della Svizzera, giungiamo a Basilea. Qui visiteremo la cattedrale – che molti dicono gotica, e che però conserva un portale, e capitelli, e rilievi sorprendentemente belli e romanici – e faremo tappa anche poco più a nord, in territorio francese, per vedere un’altra abbazia: ha dimensioni relativamente modeste, questa di Ottmarsheim; ma la sua chiesa rotonda fu un tempo l’ombelico, non solo geografico, dell’Europa cristiana.

Poco più avanti incontriamo un altro monastero, quello che ha dato origine all’abitato di Saint-Ursanne: la chiesa attuale conserva del tempo romanico solo il portale laterale, che però, con l’insieme delle sue sculture tra le più affascinanti del XII secolo, basta e avanza per meritare una sosta, in un borgo, poi, che è uno dei più belli della Svizzera.

Il borgo di Saint-Ursanne
L’abbaziale di Payerne

Ancora due abbazie piene di storia si propongono più a sud, in direzione di Ginevra, verso il confine orientale del Paese: quella di Payerne è uno degli edifici più caratteristici e rigorosi del romanico europeo, con la sua navata slanciata e le tipiche finestrelle che, su in alto, si incurvano nella volta; a Romainmôtier l’abbaziale è un capolavoro di potenza e di equilibrio, in un villaggio splendidamente segnato dalla mole della chiesa e del ricordo dei secoli dello splendore medievale, quelli in cui, da solo, il monastero dei Santi Pietro e Paolo dominava le terre intorno a sé, e tutti insieme i monasteri dominavano l’intero continente.

Percorso, come avevamo annunciato, tutto il perimetro settentrionale della Svizzera, e giunti ormai nelle terre del meridione che, lungo il confine con l’Italia, si inerpicano verso le Alpi, facciamo ancora una sosta: nella cittadina di Sion, distesa di costruzioni moderne in una vasta pianura, visitiamo la basilica di Valère, arroccata in cima ad un colle scosceso come se volesse distanziarsi, insieme al castello, dall’inurbamento incontrollato e fastidioso: questa di Valère non è un’abbazia, ma una collegiata, sede cioè dei canonici della cattedrale; e non è romanica, ormai, ma gotica nella sua struttura interna; all’interno il coro però – anche qui, ricordatevi di prenotare per tempo la visita – conserva un bellissimo sistema di colonne e capitelli romanici, che da solo vale la fatica della salita fino alla chiesa.

La chiesa dell’abbazia di Romainmôtier

Così come siano partiti da un monastero italiano, completiamo il viaggio in ultimo luogo romanico dalla grande storia: attraversato il piccolo San Bernardo, rientriamo nel Bel Paese ad Aosta, dove la collegiata di Sant’Orso è famosa per il chiostro nero; e in questo luogo così tipico della cultura e della storia monastica – non è curioso che attraversando tante abbazie non ne avevamo ancora visitato uno? – riposiamo finalmente il passo.

Esiste in Svizzera, lo dicevamo in premessa, un romanico più povero, diffuso, di campanili e portali e affreschi e di chiese di paese e su per i monti: quelle di Giornico, Paspels, Prugiasco, Spiez e Montcherand, per citarne solo alcune, propongono al visitatore un’arte medievale di respiro popolare, spesso di difficile collocazione. Ma percorrere la catena di abbazie che, come un diadema, cinge il capo della Svizzera, è tutto un altro viaggio: equivale a compiere un pellegrinaggio, un tuffo a ritroso dentro l’anima profonda del cristianesimo medievale, che non conosce confini, e che non smette mai di commuovere e di stupire.

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La Lombardia “alta” è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Questo itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Gravedona ad Almenno San Bartolomeo, da Agliate ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che i hanno lasciato nelle chiese delle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI

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Centocinquantuno pagine per raccontare l’Abruzzo, una terra fiera, in cui l’arte romanica è fiorita rigogliosa. Raccolgono e raccontano le grandi chiese e le grandi abbazie isolate, l’arte vivacissima di Ruggero, Roberto e Nicodemo, e i loro splendidi arredi pieni di girali, mostri, animali e piccoli uomini nudi, e ancora i portali e gli architravi, gli amboni e i cibori… Il viaggio nell’Abruzzo romanico non delude mai, e così non delude il nuovissimo volumetto ITINERARI alla scoperta DEL ROMANICO IN ABRUZZO, che raccoglie gli appunti di viaggio di Before Chartres.

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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA e raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli.

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6 pensieri su “Svizzera: una corona di abbazie, sintesi della storia del monachesimo

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Una suggestione alla quale difficilmente si può resistere, un itinerario interessante che abbraccia tutta la Svizzera toccando tutti i principali caposaldi del romanico di questa nazione. Ho in mente di fare un viaggio simile perché quasi tutto della Svizzera mi manca e da anni vedo i post pubblicati da chi la conosce bene come l’amico Francesco Sala, il Magister del romanico.

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  2. Leonardo Donghi (da Fb):

    Archiviata la lunga fase dell’economia di sussistenza e del terrore dell’ultima ondata di invasioni e incursioni (per gli europei di occidente furono tali, per saraceni, magiari e normanni tale periodo fu magari l’occasione di inedite opportunità di ascesa sociale), a dire del Glabro il mondo (la cristianità occidentale) si ricoprì di “un bianco mantello di chiese”. Il turista più o meno attento o più o meno distratto ma che oggi per vari motivi si incanta a contemplare queste antiche pietre, dovrebbe essere grato a quelle remote generazioni che queste chiese costruirono tra tante difficoltà, assieme a una civiltà che, nel bene e nel male, tanto ha contribuito a costruire il mondo attuale.

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