E’ sera su Calahorra e la sua “pila”

Son così tante le chiese romaniche che si incontrano nella  Castiglia del nord – tutte o quasi con la facciata a punta che termina nella vela per le campane, il portale sul lato, i canecillos osceni, i muri di grandi pietre scure e squadrate… – che a chi vaga per queste terre non dispiace affatto, di tanto in tanto, visitarne una d’altra epoca e d’altra fattura; come quella di Calahorra, dedicata a Nostra Señora de las Candelas, che fatichiamo a definire bella e però, per via del fonte battesimale scolpito conservato all’ingresso, costituisce una tappa irrinunciabile del tour del romanico palentino.

La chiesa del villaggio di Calahorra

Il piccolo pueblo di Calahorra, con la sua chiesa, si trova nella vasta piana a nord di Palencia, giusto a metà strada tra Fromista e Aguilar de Campóo. Si ripete qui quanto accade a Colmenares de Ojeda; e cioè che una preziosissima pila bauptesimal romanica sia custodita in un luogo che non attirerebbe nessuno degli appassionati, e che è quasi sempre chiuso, tanto che anche qui a Calahorra, come a Colmenares, qualcuno del paese – il Signore abbia in gloria questi volontari! – si scomoda, esce di casa e viene ad aprire la chiesa ogni volta che si presenta, magari di buon mattino o a sera fatta, un cercatore di tesori medievali.

Il fonte collocato presso l’ingresso

Rispetto a quella di Colmenares, la pila di Calahorra è collocata in posizione meno felice, appena al di là dell’ingresso, ma troppo vicina alla parete. Una metà così è in bella mostra, ed e quella che narra delle pie donne al sepolcro, accolte da due angeli, uno per lato, alle cui spalle, da una parte e dall’altra, a delimitare la scena, stanno due gruppi di soldati addormentati. Ma rivolta verso il muro, tanto che è quasi impossibile fotografarla, c’è la parte in cui si narra di quando, morto in croce e deposto nel sepolcro, il Cristo è sceso agli inferi per aprirne le porte e trarne i giusti morti prima della sua Pasqua.

Il Cristo che tra dagli Inferi i progenitori
Eva, già salva, dietro al Salvatore

In un altro articolo – a cui rimandiamo – abbiamo detto del senso profondo di questa rappresentazione, in gergo anastasis, fondata sul racconto del vangelo apocrifo di Nicodemo. Qui proviamo a dire come sia particolare l’anastasis di Calahorra, per due motivi almeno.

In primo luogo, sorprende il vigore con cui è scolpita la scena, con il Cristo che ficca la lancia contro la porta degli inferi, e si fa forza su di essa per trarre a sé Adamo; intanto, gli altri giusti osservano da un muro sbrecciato che sembra una scultura di Arnaldo Pomodoro, e Satana peloso e cornuto, dall’altra parte del muro si allontana spaventato con i suoi.

E ancor più sorprende che dietro le spalle del Salvatore stia, già salvata, e salvata per prima, la figura di Eva: è Adamo, per tradizione, il primo dei progenitori che il Signore trae dagli inferi; ma qui il privilegio è toccato alla donna, che ora assiste, e prega, come in ansia per la sorte del compagno che Cristo, con forza e con fatica, trae a sé tenendolo per il braccio.

Satana e i suoi, spaventati

Gli studiosi sottolineano la buona cura delle proporzioni, i volumi dei corpi staccati anche in modo coraggioso, come nel caso del braccio levato di Cristo, il lavorìo meticoloso sulle superfici e sui dettagli, in particolare sulle cotte dei soldati e sulle cerniere metalliche delle porte dell’inferno. E’ stato scritto, così, che per la sua raffinatezza, nonostante il cattivo stato di conservazione di alcune parti del rilievo, la pila di Colahorra si stacca con eleganza dai tratti popolari e rurali che marcano altri fonti battesimali della zona. Siamo probabilmente di fronte ad un’opera tarda, e c’è chi come García Guinea l’ha voluta collegare alle opere della bottega attiva presso il monastero di Aguilar de Campóo negli ultimi vent’anni del XII secolo.

Non c’è dubbio che il fonte sia, insieme a quello di Colmenares, tra le opere più complesse e più affascinanti della scultura romanica in territorio palentino. Conta poco, così, che a custodirla siano una chiesa tra le tante e un piccolo paese di campagna, che di visitatori ne accoglie solo alcuni ogni giorno, e ben pochi ne vede durante le lunghe settimane invernali. La soddisfazione della scoperta, anzi, è ancor più piena quando si lascia Colahorra, e sulla vasta pianura silenziosa calano le ombre lente della sera.

Le pie donne, uno degli angeli, i soldati addormentati

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Rimandando all’articolo dedicato al significato dell’anastasis, riproponiamo qui, per comodità del lettore, il racconto della discesa agli inferi secondo il “Vangelo di Nicodemo”:

Aprite le porte! Ci fu una voce grande come un tuono, che diceva: “Alzate le vostre porte, o prìncipi, aprite le vostre porte eterne ed entrerà il re della gloria”. L’Ade udì e disse a Satana: “Esci e resistigli, se puoi!”. Satana dunque venne fuori, e l’Ade disse ai suoi demoni: “Rafforzate bene le porte bronzee, tirate le spranghe di ferro, osservate tutte le chiusure, vigilate tutti i punti. Se egli entra qui, guai a noi!”. Venne allora una voce che diceva: “Aprite le porte!”. Udita questa voce per la seconda volta, l’Ade rispose come se non lo conoscesse, dicendo: “Chi è questo re della gloria?”. Gli angeli del padrone gli risposero: “Un Signore forte e potente, un Signore potente in guerra!”. A queste parole, le porte bronzee furono subito infrante e ridotte a pezzi, le sbarre di ferro polverizzate, e tutti i morti, legati in catene, furono liberati e noi con essi. Ed entrò, come un uomo, il re della gloria e furono illuminate tutte le tenebre dell’Ade. Poi il re della gloria afferrò per il capo l’archisatrapo Satana e lo consegnò agli angeli, dicendo: “Con catene ferree legategli mani e piedi, collo e bocca! Poi datelo in potere dell’Ade dicendo: “Prendilo e tienilo fino alla mia seconda venuta!”. Il re della gloria stese la sua mano, afferrò e drizzò il primo padre Adamo; si rivolse poi a tutti gli altri e disse: “Dietro di me voi tutti che siete morti a causa del legno toccato da costui! Ecco, infatti, che io vi faccio risorgere tutti per mezzo del legno della croce”. Così dicendo li mandò tutti fuori, mentre il nostro primo padre Adamo fu visto pieno di gioia, e disse: “Ti ringrazio per la tua grandezza, o Signore, avendomi tratto fuori dal profondissimo Ade”. Così tutti i profeti e i santi, dissero: “Ti ringraziamo, o Cristo, salvatore del mondo, poiché hai tratto fuori la nostra vita dalla corruzione”. Dopo che si erano espressi così, il salvatore benedisse Adamo con il segno della croce sulla sua fronte, ed ugualmente fece per i patriarchi, i profeti, i martiri, i primi padri e, presili, salì dall’Ade. E mentre egli proseguiva il cammino, i padri lo seguivano salmodiando e dicendo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Alleluia! A lui la gloria di tutti i santi”.

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8 pensieri su “E’ sera su Calahorra e la sua “pila”

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Un fonte battesimale stupendo, dalla scultura vigorosa e raffinata. A volte edifici minori, che sarebbero del tutto trascurabili, contengono questi gioielli e bisogna stare attenti a non saltarli nei propri itinerari.
    Post come sempre approfondito con belle foto ben leggibili.

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  2. Magda Viero (da Fb):

    Quanta ricchezza artistica è stata presa dal “Libro”. Si diceva (sbagliando) che il popolo non conosceva la Bibbia prima della traduzione in tedesco di Lutero. Invece non potendo leggerla ecco le sculture hanno insegnato. È ora che pochi sanno è capiscono… allora tutti. Grazie di cuore

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    1. Benvenuto Sereni (da Fb):

      Che pittura e scultura fossero la biblia pauperum è una convinzione che ripetono tutti gli storici dell’arte ma io temo che sia un luogo comune ripetuto senza fondamento concreto. L”ignoranza e l’analfabetismo non permettevano grandi possibilità di conoscenza. Mi baso sulla mia esperienza di vecchio che da bambino aveva i suoi vecchi nati nell’Ottocento e ahimè la cultura popolare era peggio di adesso (che è tutto dire…)

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