Sovana e le sue “specialissime” volte

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Le volte a crociera e le finestre sotto le vele

Siamo dovuti andare a cercarla a Sovana, nella cattedrale del grande Papa Gregorio VII. Altrove, in giro per l’Italia, sembra quasi non esistere affatto. Di cosa parliamo? Della “volta a crociera” romanica, cioè di un elemento fondamentale dell’architettura medievale prima del tempo gotico. Se ne trovano moltissimi esempi al di là delle Alpi; però nel Belpaese – meraviglioso e intrigante mistero – la volta a crociera romanica è ben più rara di quel che ci si aspetta.

Partiamo da Sovana, e dalla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, antica e attuale sede vescovile. Alziamo lo sguardo e qui, dove le volte “a crociera” ci sono, riproviamo a mettere, nero su bianco, il perché dell’importanza di questo tipo di copertura.

Il percorso è semplice, persino banale. Prima c’erano i tetti in legno, “a capriate”, tipici delle basiliche paleocristiane (Roma, Ravenna, Grado…); in area germanica magari c’erano tetti piani, “a cassettoni”, come ad Hildesheim, ma pur sempre in legno. Poi venne la voglia, la smania di coprire le chiese con una volta in pietra, per fuggire gli incendi, e non solo per questo; e allora si ricorse alla volta “a botte”, che non è altro che una ripetizione continua dell’arco lungo tutta la navata. La volta a botte era resistente e solida, ma anche molto pesante, e costringeva costruire muri più spessi, e impediva di aprire finestre… Problemi non di poco conto. Così, quando gli architetti romanici scoprirono la volta “a crociera”, e le sue virtù, beh, tutto cambiò all’improvviso.

Gombrich, lo sappiamo, dice che a scoprire la “crociera” furono i costruttori che operavano a Durham, nell’XI secolo: “Gli architetti normanni (…) si accorsero che, in fondo, non era necessario fare tutta la copertura così pesante. Bastava che un certo numero di solide nervature venisse gettato attraverso gli spazi e che gli intervalli tra l’una e l’altra fossero riempiti con materiale più leggero. Si scoprì che il miglior metodo per fare ciò era di gettare le nervature, o ‘costoloni’, a croce fra i pilastri, riempiendo poi le sezioni triangolari che ne derivavano” (Gombrich, E. H., Storia dell’arte, p. 151).

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La volta

A Sovana, guardando in su, si vede benissimo questo scheletro di “costoloni” incrociati, portanti. E si vede benissimo che il resto della crociera, cioè le quattro vele, “le sezioni triangolari che ne derivavano”, non sono che una copertura leggera appoggiata alle nervature centrali. Insieme a Gombrich, immaginiamo i costruttori romanici che, come noi, guardavano verso l’alto, verso questo miracolo di una copertura finalmente leggera. Che in più, per la sua forma, ricavava nelle due pareti laterali, due ampi semicerchi, uno a destra e uno a sinistra, piani, verticali, scarichi; i quali quindi erano il luogo ideale dove aprire finestre, per far finalmente entrare la luce che la volta “a botte” – per la sua forma e per il suo peso – aveva scacciato.

Con tutto ciò, nonostante le innegabili virtù della volta a crociera, in Italia di chiese romaniche coperte “al modo di Sovana” ce ne sono poche: possiamo forse indicare San Michele in Ciel d’Oro a Pavia, ma trovare altri esempi è difficilissimo. Come mai? Due i motivi, entrambi collegati alla ricchezza culturale del nostro Paese, e al genio dei suoi artisti, prima e dopo il romanico.

Partiamo dal “dopo”. Molte, moltissime chiese nel nostro Paese sono state ristrutturate nei secoli successivi alla loro realizzazione. Nei nostri territori sempre al centro dei grandi movimenti artistici, molte moltissime chiese hanno subìto ristrutturazioni, adeguamenti, migliorie; si sono sempre tenute “al passo coi tempi”. Così, anche se ci fu un tempo in cui le crociere romaniche erano diffuse in Italia, i tempi successivi e il successivo fiorire di nuovi stili le hanno in gran parte modificate, rialzate, mutate, migliorate secondo il variare del senso estetico.

L’altro motivo per cui le volte “a crociera romanica” sono rare in Italia è legato al “prima”. Si può senza dubbio affermare che con piena consapevolezza, forti delle tradizioni secolari di cui erano innervati – Roma, Bisanzio, Ravenna, l’Oriente, e queste ed altre tradizioni mescolate insieme – gli artisti italiani si sono sempre sentiti liberi. E anche nel tempo romanico, quando altrove la volta a crociera magari appariva come una splendida e irrinunciabile soluzione, i nostri architetti si sono fatti guidare dal proprio genio, e si sono fatti limitare solo dai propri mezzi. Così, in Italia, sono centinaia le chiese decisamente romaniche per periodo e per stile, che pure continuano ad essere coperte con tetti in legno. Da San Miniato al Monte a Firenze, fino alle chiese di Sicilia; da San Zeno, a Verona fino a Sant’Antimo, Gropina e Romena in Toscana, per non dire di Pisa, di Como, di Tuscania, di Pomposa…

La strada del romanico, e poi quella del gotico, passa assolutamente per la magica crociera; ma l’architetto medievale italiano sembra aver respirato troppa storia e troppa cultura, e sembra possedere troppo genio artistico, per farsi guidare da mappe e percorsi tracciati al di là delle Alpi.

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Una veduta del Duomo

P.S.: Quanto qui raccontato è così vero che… anche a Sovana le volte a crociera sono in realtà posteriori al tempo romanico. Sovana, quindi, è quasi un pretesto, perché anche questo duomo fu progettato e costruito in origine con copertura lignea. Prosegue quindi la difficile ricerca di una chiesa italiana coperta da una volta a crociera romanica, con le sue belle finestre, che sia originale e coeva. Da verificare San Michele in Ciel d’Oro, come si dice nell’articolo.

P.P.S.: Un grazie grande a chi mi ha aiutato in questa ricerca solo in parte fruttuosa: a Lucio Modestini, Roberto Gherzi, Ernesto Mozzi, Furio Cappelli e agli altri che scriveranno… che spero si siano divertiti e appassionati insieme a me, e non desistano.

P.P.P.S: Ce n’è almeno una, di chiese romaniche italiane con volta a crociera romanica “finestrata”: è la basilica dei Santi Vitale e Agricola, che poi è una delle tre chiesa principali del complesso di Santo Stefano a Bologna, di cui Before Chartres racconta nell’articolo PUOI SFIDARE GERUSALEMME, NON ROMA. Però è stata scoperchiata nella prima metà del Quattrocento, e coperta con volte a crociera ancora più tardi…  

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La terra alta tra Milano e i Laghi è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Un itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Almenno San Bartolomeo a Gravedona, da Agliate ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che hanno lasciato nelle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI

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Centocinquantuno pagine per raccontare l’Abruzzo, una terra fiera, in cui l’arte romanica è fiorita rigogliosa. Raccolgono e raccontano le grandi chiese e le grandi abbazie isolate, l’arte vivacissima di Ruggero, Roberto e Nicodemo, e i loro splendidi arredi pieni di girali, mostri, animali e piccoli uomini nudi, e ancora i portali e gli architravi, gli amboni e i cibori… Il viaggio nell’Abruzzo romanico, non delude mai, e così non delude il nuovissimo volumetto ITINERARI alla scoperta DEL ROMANICO IN ABRUZZO, che raccoglie gli appunti di viaggio di Before Chartres.

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9 pensieri su “Sovana e le sue “specialissime” volte

  1. Lorenzo Fusini (da Fb):
    Come specificato nel P.S. la cattedrale soanense fu voltata solo nel Trecento. Non solo la navata centrale, ma anche la navata laterale destra fu realizzata in stile gotico. Tant’è che ha volte archiacute su archi trasversali anch’essi acuti. All’esterno le maestranze dovettero innalzare poderosi contrafforti per contenere la spinta delle volte. Comunque complimenti per il vostro blog e per il bell’articolo sulla cattedrale della mia diocesi 🙂

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    1. Vero. Ma a Sant’Ambrogio il modello non presenta finestre sotto le crociere, molto vaste… Sono molte le chiese romaniche di area lombarda coperte da ampie crociere, ma non presentano finestre nell’arco che la crociera disegna sulla parete. Da verificare il caso di San Michele e di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia: le volte a crociera della prima sono sicuramente posteriori al tempo romanico, e diverse da quelle originali, e non presentano finestre sottostanti; la seconda sì, presenta finestre sotto le crociere… ma va verificato di che periodo è questa copertura.

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  2. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    La questione delle volte rimanda a più di un interrogativo. Prima delle volte a crociera, soprattutto in Francia, abbiamo volte a botte con e senza sottarchi (arcs-doubeaux). Spesso sulla navata maggiore volte a botte mentre le laterali avevano o la mezza botte o la volta a crociera. Siamo al passaggio tra XI e XII secolo. Nel caso dell’Alvernia l’evoluzione consueta è la volta a botte archiacuta, più che la crociera, che si diffonde in epoca gotica, nel XIII secolo.
    Un altro interrogativo che resta irrisolto riguarda i costoloni.
    Nell’articolo si parla infatti di come questi sorreggano, ovviamente (!), le volte ovvero le vele quadripartite. E infatti abbiamo il caso di dissesto con volte crollate e costoloni rimasti in situ.
    Ma, e questo è il mistero, abbiamo anche il caso di costoloni crollati e volte rimaste intatte. E allora, i costoloni sono davvero portanti, necessari alla statica delle volte o no?

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