C’è un luogo magico, sui Pirenei spagnoli, dove un magnifico Cristo romanico appare sgargiante nelle tenebre più volte al giorno, vendicandosi così dell’esilio subìto. Il tempo ha dato, poi ha preso, e poi di nuovo ha dato, al villaggio di Tahull, che oggi, col suo Pantocratore ritrovato, torna ad essere una delle mete medievali più emozionanti.

Tahull: San Clemente e, sullo sfondo, il campanile di Santa Maria
A rendere bella Tahull basterebbe il contesto: il villaggio sorge nella verde Valle del Boì, lontana dai grandi percorsi, oggi facile da raggiungere, ma un tempo certamente più isolata tra le montagne. In questa valle speciale, ognuno dei borghi possiede una propria chiesa romanica. Le varie chiese – quella di Coll, quella di Erill-la-Vall, quella di Durro e altre – si somigliano tra loro; ma tra tutti i villaggi, Tahull vanta la più bella, anzi, le più belle: Santa Maria e San Clemente. Come se non bastasse, le chiese di Tahull – le più belle tra le belle chiese di una bellissima valle – sono state entrambe meravigliosamente affrescate nel loro interno: l’abside di Santa Maria presenta la madre del Signore in maestà; in San Clemente invece un maestro di valore assoluto ha dipinto – siamo nel XII secolo – il più bel Cristo in gloria di tutto il Medioevo. Così bello che Raymond Oursel ha definito quest’abside “una Moissac della pittura monumentale”, cioè il capolavoro tra i capolavori affrescati; così peculiare, e diverso da ogni altro Cristo, grazie al genio del Maestro di San Clemente, padrone, sempre secondo Oursel, di “uno stile da manifesto violento più che sfumato”.

L’abside di San Clemente a proiezione spenta
Il tempo dona, il tempo ruba, però: e a Tahull ha rubato il tesoro più prezioso. Negli anni Sessanta, infatti, le autorità spagnole, poiché risultava impossibile conservare debitamente in loco gli affreschi di Tahull, li hanno “staccati” e trasferiti a Barcellona. La Madonna e il Cristo originali sono tuttora visitabili, ciascuno in un’abside ricostruita su misura nel Museo dell’Arte medievale catalana, insieme a molti altri cicli di affreschi romanici staccati dalle chiese della regione. Abbandonato dal suo Salvatore, il villaggio di Tahull ha dovuto così accontentarsi di una copia: in ciascuna delle due absidi spogliate, i conservatori catalani hanno collocato una riproduzione a grandezza naturale. Identica… però finta.
Ma oggi, come insofferente per il lungo esilio, il grande Cristo è tornato nella chiesa di San Climent, luminoso di smalti più ancora che mai. Dall’abside è stata staccata anche la copia, e sui muri resta solo una pallidissima traccia dell’affresco originario; ed è un sistema sofisticatissimo di proiezioni sovrapposte a ricreare l’incantesimo: non solo ricostruisce nell’abside il capolavoro trasferito a Barcellona, ma permette di mostrare al visitatore come poteva essere l’intero presbiterio affrescato. La proiezione, inaugurata nel 2013, avviene più volte al giorno, e lascia i visitatori a bocca aperta: si avvia nella chiesa completamente buia, e in un quarto d’ora circa fa riapparire sulle pareti le pitture, fa rinasce l’emozione dei giochi di colore, evidenzia i dettagli, ripropone ciò che solo i fedeli del XII secolo possono aver visto, cioè lo spettacolo del grande ciclo così come lo completò il Maestro di San Clemente.

Il presbiterio affrescato, riprodotto grazie alla tecnologia di multiproiezione
L’incontro con il Cristo di Tahull, che torna a manifestarsi nell’abside grazie alla tecnologia, è un’esperienza unica, di quelle che si fatica a rendere con un racconto. Appaga il turista, che la gusta come uno spettacolo inatteso dentro un contesto, quello del villaggio e della valle, già di per sé pieno di attrattiva. L’appassionato del romanico, comunque, non si accontenterà della visita a San Clemente: essa infatti resta mutila senza un viaggio fino a Barcellona, per vedere l’originale nel Museo dell’Arte medievale catalana; e non potrà essere gustata appieno senza aver letto almeno le pagine dedicate a Tahull, e al suo Cristo sfavillante, da Raymond Oursel, nel suo Revelation de la peinture romane, edito in Francia da Zodiaque e ripubblicato in italiano da Jaca Book, con il titolo La pittura romanica.
Emanuela Ersoch (da Fb):
La Val de Boì è meravigliosa, un po’ difficile da raggiungere ma vale il viaggio assolutamente! Magari ci torno nel 2018 😉🤗
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Mari D’Elsa (da Fb):
Mi commuovo nel leggere queste note!
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Edoardo D’Amico (da Fb):
Bellissimo!! Da restare incantati !!
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Carla Elisa Ormezzano (da Fb):
Grazie, Giulio! Posti sempre delle cose interessantissime.
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Come in ogni articolo, anche in questo trasmetti la passione per le meraviglie dell’arte romanica, con arguti riferimenti bibliografici (Raymond Oursel, La pittura romanica, Zodiac-Jaca Book) che certificano la validità storiografica dell’articolo. Splendido.
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Miquel de Llordà (da Fb):
È il futuro. Nelle vicinanze, la stessa tecnologia verrà utilizzata per le tombe dei conti di Urgell, che si trovano a New York, nel monastero di Les Avellanes.
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Giovanna Bigalli (da Fb):
Una scoperta che mi ha lasciato senza parole…. non Tahull… che avevo incontrato durante gli studi e che già mi aveva lasciato senza parole…ma questa meraviglia della proiezione! Poter conservare le opere d’arte in modo ottimale…al sicuro..e allo stesso tempo poterle godere nel loro contesto e godere il contesto nella pienezza di tutto il suo patrimonio….wow!
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Don Alberto Carbonari (da Fb):
Articolo davvero emozionante! Grazie!
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Daniela Ferri (da FB):
Bellissimo, sia la proiezione dell’affresco, sia lo scritto.
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Grazie dell’articolo
Visitata la bellissima val de Boì molti anni fa, ma ci tornerei domani!
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