Saint-Etienne: sempre lei nei libri di testo

C’è una chiesa, tra le tante costruite nel tempo romanico, che ha assunto il ruolo ben poco esaltante di… modellino per studenti, di “spaccato” per l’uso didattico. Colpa di chi l’ha costruita così, lineare, coerente e, come si dice adesso, “con tutte le sue cose al loro posto”: proprio la chiesa giusta per spiegare com’è fatta una chiesa romanica. E non credo che sia facile, per una grande basilica, convivere (per secoli) con l’idea che se ti conoscono in molti, non è perché sei bella, ma piuttosto perché sei “standard”. Così “standard” che quando in un libro serve fare il disegnino della “tipica” chiesa romanica, ecco: vien fuori lei, la basilica di Saint-Etienne a Nevers.

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E non è tutto! Perché nei disegni e negli “spaccati”, la migliorano pure, questa chiesa modello, rappresentandola non com’è ora, con i segni del tempo che in un certo senso le hanno dato almeno una vena di originalità… No, affatto: nelle assonometrie ad uso didascalico – introdotte da titoli come “Dentro la chiesa romanica” – la disegnano quasi sempre com’era un tempo, all’inizio, quand’era ancora più “standard”, con la sua bella torre sulla crociera (oggi troncata) e con i suoi campanili perfettini e completi ai lati della facciata, anch’essi poi abbattuti al tempo della Rivoluzione. Poi però è ben più raro che la mostrino fotografie d’esterno e d’interno; e la sua facciata… pochi sanno com’è davvero, ai nostri giorni.

neversschema2Povera Saint-Etienne. Io che – pur avendoti studiata così, tante volte, disegnata e “aperta” nei manuali di storia dell’arte – non sono mai stato a Nevers, assumo il solenne impegno di venire a conoscerti di persona. Io che, come molti, ti ho sempre vista tagliata in due e circondata da didascalie (navata, tiburio, abside, transetto, matroneo…) prometto che non passerò più per la Borgogna senza visitare questa sua figlia che… no, non può essere così banale e scontata come la presentano, e un’anima ce l’ha di sicuro, eccome. Poi scriverò un nuovo articolo, appassionato. Non sarà Before Chartres a restituirti il sorriso, povera Saint-Etienne; ma tre o quattro amici, insieme a me, per un po’ almeno, ti guarderanno con il rispetto che meriti, come una chiesa vera, e non come un semplice schema da memorizzare.

P.S.: Visitando finalmente, pochi mesi dopo, la basilica di Saint-Etienne a Nevers, le ho chiesto scusa per aver limitato a questo aspetto marginale – la sua valenza come “canone” e modello – le mie considerazioni nei suoi riguardi. Considerazioni che un amico, nei commenti, definisce addirittura offensive e blasfeme, ma che, ovviamente, non volevano essere né quello né questo… Certo, bisogna dire tante cose, della bella basilica di Nevers: qualcosa in più, e lo trovate qui di seguito, stava già nell’articolo originale, scritto nel 2019… e non mancherà occasione di parlare ancora di questa chiesa.

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La navata di Nevers in una foto di Jochen Jahnke

Perché poi, diciamolo già ora, non si diventa un “canone”, un modello anche per i manuali, se davvero non si ha il grande pregio di costituire un esempio, un punto di riferimento. E la basilica di Saint-Etienne di Nevers mette insieme, in una composizione organica, gli elementi caratteristici del romanico borgognone compiuto: tre navate, la maggiore coperta con una volta costolonata a tutto sesto, le minori voltate a crociera; sopra alle navatelle un matroneo che si affaccia sulla navata con una bifora inquadrata in un grande arco anche questo a pieno centro; più sopra ancora una nuova fila di finestre che danno sull’esterno; un transetto elevato quanto la navata, e nel punto di incrocio un tiburio con torre; campanili sulla facciata; una parte absidale perfettamente compiuta, con due absidiole innestate sul transetto, e intorno all’abside un deambulatorio con tre altre absidiole…

L’interno, anche se privo di importanti decorazioni scolpite, è bello e “classico” proprio nel suo perfetto equilibrio romanico, che deriva alla chiesa dal fatto di essere stata costruita in un periodo preciso, a cavallo tra XI e XII secolo, e in un lasso breve di tempo.

L’altra chiesa-modello del tempo romanico, San Vicente a Cardona, possiede nel suo interno una linearità e un’essenzialità graffianti; Nevers risponde con l’articolazione compiuta e organica delle diverse parti della struttura, che disegnano giochi di forza, rapporti di masse. Due mondi, due anime del romanico. Due esempi puri, da non ridurre mai ad un disegno generico, dimenticandone la storia e il respiro.

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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli e si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA.

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Quattro itinerari, dieci mete romaniche intorno a Roma, da raggiungere in giornata, e che non possono deludere mai. Before Chartres raccoglie gli appunti presi durante i suoi viaggi nei territori che circondano la Capitale nel nuovo bellissimo volumetto intitolato ITINERARI romanici INTORNO A ROMA.

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La Borgogna romanica – da Autun a Tournus, da Vézelay a Cluny a Berzé-la-Ville – è ora un delizioso volumetto, densissimo di meraviglie, che mette insieme gli appunti di viaggio di Before Chartres: LA BORGOGNA romanica IN SEI GIORNI.

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6 pensieri su “Saint-Etienne: sempre lei nei libri di testo

  1. Marisa Foi (da Fb):
    Grazie per qs guardare ancora all’ origine di qs stupenda chiesa romanica nata dal cuore di persone che vivevano una fede viva.. essenziale perché Lui era l’ essenziale…noi possiamo solo stupirci e riimparare qs sguardo..
    Grazie per ciò che mi ha comunicato con amore

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  2. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Ohibò! Sai che non concordo con questo tuo pezzo, che trovo anche alquanto offensivo, quasi blasfemo nei confronti di questa architettura sublime?
    Standard cosa?! Perché più di altre si avvicina ad un canone, che in realtà non esiste, perché ogni chiesa romanica, soprattutto le più belle, è originale e unica?

    Per farne un modello esemplificativo, come hai detto, l’hanno rappresentata in modo difforme dal reale e già questo tenderebbe a dimostrare di essere diversa dallo standard nella realtà.
    Ma anche supposto che il disegno originario fosse molto simile se non uguale alla rappresentazione grafica in “spaccato assonometrico” (la definizione corretta), cionondimeno avremmo comunque un edificio originale, rigorosamente concepito e comunque mai ugualmente ripetuto altrove, giacché solo qualche assonanza possiamo altrove trovare ed i “modelli” nascono dalla valutazione di tanti esempi che insieme costituiscono il riferimento complessivo.

    Ho visitato Nevers, come gran parte della Borgogna, come ben sai, a Pasqua 2023, seguendo anche le tue preziose indicazioni.
    E davanti e intorno e dentro Saint-Etienne sono rimasto estasiato come davanti a tanti capolavori romanici, architetture che giustamente assurgono al ruolo di modelli, non certo standard a cui uniformarsi pedissequamente.

    Tanto le dovevo per ripristinarle l’onore.

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    1. Il tono di questo articolo è ovviamente scherzoso, Paolo. Ma parte da un dato di fatto: la basilica di Nevers è usata spessissimo per “rappresentare” lo schema ideale (forse è meglio dire “esemplare”) della chiesa romanica. Mi sembra che questo sia innegabile: e vuol dire che la nostra Saint-Etienne contiene in sé molti degli elementi e molte delle caratteristiche dell’architettura ecclesiale del tempo. Il tono era sorridente, e voleva sottolineare proprio i concetti che esprimi anche tu: e cioè che ogni chiesa vorrebbe (e merita di) essere considerata come una realizzazione unica, mentre a Saint-Etienne càpita spessissimo di essere “ridotta” a modello. Come si esce da questa situazione imbarazzante? Credo che la cosa migliore sia… parlare di questa chiesa, delle sue bellezze, descriverle, sottolinearle, in modo da restituirle, come dici tu, tutta l’originalità che merita. Io prendo questo impegno; se ne scriverai, nel tuo itinerariartisticidelmedioevo.com o nella Pagina Fb, riposterò volentierissimamente il tuo lavoro.

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      1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

        Eh, caro Giulio, era scherzoso anche il mio, ovviamente, che mi sono erto a difensore a baluardo estremo di questa gloriosa architettura. Viene voglia di raccoglierla questa sfida, e studiarmela a fondo per poterne poi scrivere con cognizione di causa. Chissà…

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