Parla di un capitello, questa pagina, e della disputa sulla sua interpretazione. Che avvenne, tra amici, un paio d’anni fa e nella quale – è giunto il tempo di ammetterlo – Before Chartres non ha fatto una gran bella figura.
Sta a Milano, il capitello, nel Museo d’arte antica al Castello Sforzesco. Ne postava le foto Luca Giordani, che contemporaneamente condivideva quanto aveva letto, prima di scattare le foto, nel cartello esplicativo: “Si dice che è un capitello del XII secolo, proveniente dalla chiesa di San Bartolomeo al Bosco, ad Appiano, nel Comasco. La didascalia descrive le rappresentazioni come ‘deposizione di Cristo’, e sulle altre facce ci sarebbe un ‘esorcismo di un indemoniato’. Sarei curioso di sapere il vostro parere…”.
Eccolo, il capitello. La faccia più notevole propone una scena nitida, nella quale il corpo di un uomo seminudo e disteso, come appunto in una “deposizione nel sepolcro”, è tenuto per le braccia e per le gambe.

La presunta “deposizione nel sepolcro” sulla faccia principale del capitello
Nelle altre due facce leggibili del capitello, c’è quella che potrebbe essere letta come la raffigurazione di un Cristo che sta per essere calato dalla croce, e poi, nel terzo lato scolpito, si schierano tre personaggi dai volti velati e un uomo barbuto davanti ad un demone infernale.
Episodi della Passione, quindi? Ma per primo avanza qualche perplessità l’autore delle foto: “I temi, se riferiti a Cristo, a mio parere sono troppo eterogenei, senza un filo logico. Diverso sarebbe – azzarda nella disputa con gli amici a cui proponeva le immagini – se ad esempio si trattasse di un santo, le cui opere e la cui morte sono state immortalate nel capitello. Essendo la chiesa da cui proviene il capitello dedicata a san Bartolomeo, indagherei in quella direzione”.
Preso da un eccesso di conservatorismo, fu proprio Before Chartres a scandalizzarsi. E rispose come avrebbe risposto il portavoce ufficiale dell’ortodossia: “Io credo sempre alle didascalie – scriveva piccato – e vado piano prima di confutarne la correttezza”. La reprimenda di Before Chartres, che aveva già letto nel capitello un trittico pasquale, continuava così: “C’è una deposizione dalla croce, che è appunto incompiuta, ma è impostata proprio come la classica deposizione. Sul lato opposto, leggibilissimo, c’è un personaggio seminudo con barba e aureola, quasi disteso e tenuto da altri personaggi: non può essere la Deposizione nel sepolcro? Intorno ci sono volti piangenti… E poi, sul terzo lato ci sono un uomo e due donne a figura intera; ma c’è una terza donna di cui si vede solo la testa, sopra la schiena dell’uomo incurvato… Quindi le donne sono tre: non possono essere le Pie Donne, insieme a Giuseppe d’Arimatea, che assistono alla deposizione dalla croce e anche alla sepoltura? Resta da capire quel grande demone: non può essere messo lì per ricordare che mentre il corpo è morto, l’anima del Cristo scende agli Inferi?”. Ecco fatto, secondo Before Chartres, il coerente quadretto della Pasqua: nel bel capitello comacino vediamo – chi oserebbe obiettare? – il Cristo deposto dalla croce, poi il Cristo adagiato nel sepolcro, e infine le Pie Donne al sepolcro.
E però, saggiamente mosso dal dubbio, l’autore delle foto rilancia. Ripartendo dall’idea che si dovesse ragionare con senso critico, e magari seguire la pista del santo a cui era dedicata la chiesa da cui proveniva il capitello, Luca Giordani aggiunse elementi importanti, dedotti da una pubblicazione dedicata appunto alla storia dei santi: “Ho trovato che ‘in un tempio di Albanopoli, dedicato ad Astarot, vi erano molti infermi desiderosi di riacquistare la salute perduta, e molti illusi attendevano gli oracoli del demonio. Un giorno Bartolomeo volle entrare nel tempio ed affrontare Satana che godeva dell’incontrastato dominio. Non appena vi entrò, Astarot, il demone, ammutolì e non continuò le sue opere di guarigione per alcuni giorni'”. Touché, colpito, affondato: altro che Pie Donne schierate, dietro un presunto Giuseppe D’Arimatea che guarda gli Inferi! L’uomo barbuto in faccia al grande demone è san Bartolomeo, il quale appunto, come “apostolo del vero Dio, era entrato nel tempio e teneva incatenato il demonio con fasce di fuoco”, mentre intorno a lui osservano la scena tre sacerdoti.
E la Deposizione dalla croce? E quel Cristo spogliato deposto nel sepolcro? “Nel frattempo – continua il testo citato da Giordani – la fama di Bartolomeo era cresciuta e molte persone gli portavano infermi, malati e posseduti dal demonio per farli curare”. E aggiunge che “dopo l’ennesima importante guarigione, i sacerdoti di Astarot si rivoltarono istigando re Astiage che, vista la rovina verso cui era andato il tempio, ordinò che Bartolomeo fosse prima flagellato e poi appeso in croce a testa all’ingiù con del fuoco che lo soffocasse. Ma poiché il Santo resistette a queste atrocità il re comandò che fosse scorticato vivo dalla testa ai piedi”.
Ecco che quella che pareva essere una deposizione dalla croce, in realtà è la rappresentazione di un indemoniato redarguito da Bartolomeo; e qui la didascalia del Museo non errava. Ed ecco, soprattutto, che l’uomo disteso nella scena più bella del capitello è di nuovo l’apostolo Bartolomeo: gli uomini che ne tengono i polsi e le caviglie non lo stanno calando nella tomba, ma lo trattengono per cavargli via pezzo a pezzo la pelle dal corpo, secondo quanto sostenuto da Isidoro di Siviglia e da Beda il Venerabile nel suo martirologio.
Una foto più nitida, presa da un’angolazione diversa, conferma questa lettura: si vede bene che il primo personaggio, mentre con la destra tiene una caviglia dell’uomo disteso, con la sinistra – dettaglio non da poco – impugna un coltello, che sembra conficcare nella coscia del malcapitato. Il quale ha gli occhi aperti, proprio perché non è un Cristo morto, ma un santo ancora vivo, anche se sta per diventare un martire.
P.S.: La disputa sull’iconografia del capitello si è svolta, nel gennaio 2020, tra i bellissimi post della Pagina Facebook “Itinerari Artistici del Medioevo”. Un pensiero a Luca Giordani, che l’ha proposta e risolta, a Paolo Salvi che l’ha ospitata nel suo IAM, a Barbara Casciu, a Giuseppe Berton e a Roberto Gherzi (a cui si deve l’ultima foto) e tutti agli altri amici che vi hanno partecipato, a suo tempo. Si impara sempre, e molto, dai luoghi in cui – anche nei social – si affrontano i temi e si dibatte con serietà e reciproca attenzione.
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Non c’è, questo pezzo notevolissimo, nel volumetto sui capitelli medievali che Before Chartres propone, finalmente “in carta”, ai suoi lettori più fedeli. E però ce ne sono altri dodici – anzi, per la verità ce ne sono altri quattordici – che hanno la pretesa di essere altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI.
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La terra alta tra Milano e i Laghi è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Un itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Galliano ad Almenno San Bartolomeo, da Gravedona ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che hanno lasciato nelle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI.

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Le storie della Bibbia hanno ispirato e guidato gli artisti romanici. Before Chartres ne ha descritte molte nei suoi articoli, e oggi ha raccolto le più affascinanti in un volumetto pieno di fede, di sapienza e di stupore, che trovi qui: STORIE della Bibbia NELL’ARTE ROMANICA.
Luca Giordani (da Fb):
Ti sono grato di avermi fatto rivivere quella bellissima discussione caro Giulio. Quello che ho sempre auspicato è scatenare discussioni a confronti sui temi che ci uniscono e il nostro gruppo si è spesso dimostrato il luogo ideale dove poterlo fare.
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Grazie a te, Luca. Quel confronto, e quel capitello, meritavano di essere raccontati. Erano un bel ricordo nostro, chissà che qualcun altro legga, e trovi interessante il percorso che abbiamo fatto insieme.
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Complimenti, e grazie
cordialita’
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Quando uno pensa che non si possa davvero fare cultura e, addirittura, ricerca storica (?!) perché si è in un gruppo Facebook, grazie a questo tuo post scopriamo che sbaglia, che è un atteggiamento un po’ retrivo, magari un po’ supponente, che in fondo non è il luogo, anomalo certo, ma il confronto aperto che porta a scoprire elementi che fino ad allora sono sorprendentemente sfuggiti a quelli sì notoriamente colti.
Allora possiamo dire che grazie a IAM, soprattutto grazie a Luca Giordani, che di IAM è uno degli amici più arguti e più colti, abbiamo fatto fare un piccolo passo avanti nella conoscenza approfondita di un capitello. E la cosa ci rallegra alquanto.
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Aldo Valentini (da Fb):
Non mi ricordavo questo post e l’arguta riflessione di Luca Giordani, ma in effetti mentre lo guardavo ora, come deposizione non mi convinceva affatto perchè mi sembrava un atto di violenza, appena letto il nome Bartolomeo il discorso “mi torna”. Vero quanto dice Paolo Salvi: in un gruppo anche facebook ci può essere un approfondimento innovativo e costruttivo. l’importante è non essere supponenti (leggi mufloni).
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Buongiorno, mi inserisco in modo improprio ma non so come altro fare. Sto per iniziare un viaggio in Abruzzo e non riesco a ritrovare un itinerario molto interessante che era stato illustrato l’anno scorso. Come posso fare per riaverlo? Grazie. PS Beforechartres è entusiasmante
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Buongiorno, Lucia. Dal PC, scrivi Abruzzo nel campo CERCA in alto a destra. Dallo smartphone trovi il CERCA dopo i primi articoli. Avrai tutti gli articoli relativi all’Abruzzo, e anche quello con l’itinerario che è quello dedicato in particolare alla chiesa di Alba Fucens.
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