I cittadini di Bari andarono fino in Asia Minore, a prendersi il loro san Nicola; quelli di Trani, invece, il loro se lo videro arrivare in città, e non se lo lasciarono sfuggire. I primi organizzarono una vera e propria spedizione, nel 1087, per trafugare e portare al di qua del mare le reliquie del santo vescovo di Mira, morto secoli prima, che erano custodite dai monaci del luogo; il san Nicola che si venera a Trani invece è un giovinetto greco che, dopo aver percorso a piedi la Terra Santa, portando ovunque la sua croce e il suo “Kyrie eleison!” – “Abbi pietà, Signore” -, tornato in Italia venne finalmente a morire, stremato, proprio a Trani, nel 1094.
E si decise anche qui, come avvenne a Bari, che serviva una nuova grande chiesa per conservare il corpo del giovane, proclamato santo pochi anni dopo, e da subito oggetto di venerazione da parte delle folle dei fedeli. A Bari fu l’abate Elia, con l’appoggio dei nuovi signori normanni, ad edificare il santuario; a Trani, che invece ancora gravitava nell’orbita bizantina, fu l’arcivescovo Bisanzio a dare il via alla costruzione di una delle più affascinanti chiese medievali del Meridione.
Come a Bari, anche a Trani c’era già una cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta e sede del vescovo. Si decise di mantenerne l’impianto, come fondamenta della navata della basilica che doveva sorgere; ma il nuovo santuario doveva estendersi più ad est, e si realizzò così, aggiunta alla vecchia chiesa, una cripta appena un poco più alta per le reliquie di Nicola, e sopra questa cripta si cominciò a costruire il transetto e il presbiterio della nuova cattedrale. Poi la navata fu edificata sull’area della chiesa antica, abbattendo quest’ultima, conservandone però il perimetro e anche la parte bassa, che divenne una “chiesa inferiore”. Così, quando fu completata, dopo almeno un secolo dall’ideazione, la cattedrale di Trani aveva già la particolarissima struttura tripartita che vediamo anche oggi: sotto, una chiesa “bassa” divisa in due, con l’antica “cripta” di Santa Maria Assunta sotto la navata, e con la nuova cripta di San Nicola posta trasversalmente sotto il transetto, il presbiterio e le absidi; sopra, la chiesa vera e propria, splendido esempio di quel romanico pugliese che realizzò, negli stessi decenni, le due chiese di Bari, quella di Bitonto, quella di Ruvo.
Si deve anche a questa strutturazione a due piani la forma slanciata, che è una delle caratteristiche della cattedrale di Trani; e però è evidente che, prolungatisi i lavori fino ai primi decenni del XIII secolo, a distinguere questa chiesa dalle altre di Puglia è anche un soffio di spirito gotico, che traspare in certe decorazioni, e più ancora nel campanile, terminato addirittura intorno al Trecento. E insomma: ad onorare la memoria del “vecchio” san Nicola, vissuto nel III secolo, è la chiesa madre del romanico pugliese, il San Nicola di Bari; mentre a celebrare il giovanissimo Nicola, invece, qui a Trani, è la più “moderna” delle basiliche romaniche della regione.
Anche all’interno si respira un’aria quasi di transizione. Nel presbiterio, ai bellissimi mosaici del pavimento, che riprendono lo stile di quello di Otranto, si sovrappone uno spazio slanciato, reso forse anche troppo luminoso dai rosoni duecenteschi. La navata riprende con un bell’equilibrio la struttura delle chiese romaniche di Puglia: tre navate, la centrale coperta in legno, le laterali sovrastate dai matronei; particolare è la scelta di far reggere le arcate, a destra e a sinistra della navata centrale, da colonne abbinate a due a due. L’interno, nel complesso, appare più spoglio di com’era in origine. Ed è per via delle vicissitudini dei tempi successivi: già nel Seicento si dovette procedere con i primi restauri, e si sostituirono molti dei capitelli e dei sostegni, che stavano cedendo all’erosione; poi, nella prima metà dell’Ottocento, la chiesa fu completamente trasformata, con stucchi e arredi, per adattarla ad un gusto neoclassico baroccheggiante, come mostrano le fotografie d’epoca, e per realizzare questa trasformazione ci si accanì su molte parti originarie, come ad esempio i capitelli, che si faticava a costringere sotto la maschera barocca; infine, il radicale restauro, effettuato nella metà del secolo scorso, ha tolto via quanto era stato aggiunto nei secoli, ma ci ha restituito una chiesa senza dubbio impoverita da tutti questi passaggi, da questi successivi interventi.
Resta, quella di Trani, una chiesa specialissima. Alla povertà di un interno che ha conosciuto tempi più floridi, supplisce la meraviglia di “quella sua serena facciata (…) senza né partizioni verticali di paraste né interruzioni orizzontali di cornici – per dirlo con le parole di Alfredo Petrucci -, simile ad un volto aperto, ad una fronte che non si aggrotta e non si acciglia mai”; ed allo stesso modo la esaltano le “tre absidi strette e alte come in nessun altro monumento, sì da dare l’idea delle tre canne terminali di uno smisurato organo”, e il “singolarissimo” portale, “doviziosamente scolpito, con le porte in bronzo di un celebre artista, Barisano da Trani”. Elementi, questi ultimi, su cui sarà inevitabile ritornare.
N.B.: E’ difficile trovare, della Cattedrale di Trani, foto più intense di quelle scattate da Francesco Sala, e pubblicate nella Pagina Facebook “Itinerari Artistici del Medioevo”: sono immagini non recentissime – oggi la chiesa è molto più pulita e fredda – ma hanno il pregio di restituire vita a questa chiesa, troppo spesso ridotta, altrove ad visione da cartolina. Al Magister, che spero non me ne voglia per il furto, e a IAM, va un grazie sincero.
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Andrea Villa (da Fb):
Una struttura meravigliosa, pietra che galleggia sul mare.
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Anne Rose Balderacchi (da Fb):
Amo questo angolo di terra.
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Pietro Di Rocco (da Fb):
Perché dite “venne finalmente a morire…”?
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Perché per il giovinetto, dopo anni di stenti e di fatica, la morte – quasi un martirio – era inevitabile, e forse desiderata.
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Aldo Valentini (da Fb):
Hai magistralmente espresso quell’insieme di sensazioni che ho provato e osservazioni prese nel vedere questa meraviglia e nel fotografarla, ultima tappa del mio blitz pugliese dal Molise un mese fa. Saranno oggetto di un futuro post, particolareggiato su ARCHITETTURA MEDIEVALE. Non conoscevo la storia dei due San Nicola. Grazie.
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Splendido il San Nicola di Trani.
Con quella sua massa possente e dalle precise geometrie, stechiometrica dicono a volte gli architetti, quella stupenda nitida massa che si staglia sul mare.
Interessanti, molto interessanti, le sovrapposizioni e l’articolato sviluppo planivolumetrico di questo edificio, figlio di momenti e intenti differenti, ma compiutamente organico nonostante ciò.
E certo, stupende le foto del caro Magister a rendere ancora più affascinante il racconto.
Sublime.
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Ho acquistato 4 dei tuoi “volumetti”, pian piano me li andrò a leggere 😉
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Cristina Avogadro (da Fb):
Sono stata a Trani molti anni fa e ho visto la chiesa solo esternamente perché era chiusa ed il suo bellissimo campanile era ingabbiato per il restauro, però ho pensato che fosse un gioiello affacciato al mare.
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Luciano Mallima (da Fb):
Piccola correzione all’articolo: le ossa di San Nicola furono trafugate nel 1087 (non 1089). La data del 1089 corrisponde al completamento della cripta della basilica ed alla consacrazione da parte di Papa Urbano II.
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Correzione ben gradita e testo corretto. Grazie!
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Magda Viero (da Fb):
Così come il romanico della Sardegna si rifà alle maestranze borgognone pisane catalane, il romanico… detto proprio Romanico Pugliese raccoglie gli stilemi “romanici” ma li sviluppa nell’arte bizantina. Tutta la zona adriatica da Taranto a Venezia si ispira sempre a Bisanzio.
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Marguerite Wetz (da Fb):
Nous avons eu l’occasion de voir cette magnifique église de Trani, cette façade dont la beauté est soulignée par un ciel bleu, c’est une merveille.
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Antonella Ramaglia (da Fb):
Stupefacente. Una meraviglia da rimanere a bocca aperta. Un tempio alla sapienza e all’intelligenza umana, che servirebbe in questi tempi. La meraviglia della costruzione e degli intarsi sulla pietra. È indescrivibile l’ammirazione che suscita. Mi piacerebbe poterla vedere dal vivo….
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