Quando l’arte romanica si avvicina al giro di boa, il suo linguaggio diviene didascalico. Quando nel cuore degli abitanti del XII secolo si fa strada l’intesa evidenza che la fine, tanto bramata e temuta, non giungerà né oggi né domani, anche le rappresentazioni artistiche cessano di usare il linguaggio visionario della profezia e della simbologia, e ricominciano a parlare con la logica e con l’esempio. Nei portali delle chiese, così, il Cristo è ancora evocato come Salvatore e giudice; e però accade che, intorno a Lui, il Tetramorfo – turbinìo mistico d’ali, di artigli e di corna – lasci spazio alle dieci vergini della parabola. E ad altre buone regole di vita, che fanno del portale non più un varco verso la salvezza costruito sull’Apocalisse, ma più prosaicamente un testo guida per le giornate terrene del buon cristiano.
Il portale laterale della cattedrale di Basilea – Svizzera, sì, ma la Francia è ad un passo – è l’esempio perfetto di questa svolta, in cui a mutare è lo spirito intimo della scultura, anche se questa, ancora, resta romanica nella forma. Nella lunetta il Cristo è in trono, pronto a giudicare; in alto nei pennacchi, i morti escono dalle tombe e si rivestono, chiamati dalle trombe degli angeli; ma quanto è lontano l’inquietante groviglio di simboli delle lunette di Moissac o di Tahull! E poi, al posto dei beati e dei rei in preda al panico, popolano l’architrave le dieci vergini, con la loro parabola, narrata da Matteo nel capitolo 25 del suo Vangelo:
Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco…
Ci potrebbe essere un modo più piano per dire al fedele che deve stare pronto? L’Apocalisse è ormai sullo sfondo. Ed è quasi come essere a scuola: nell’architrave le cinque vergini sagge, a sinistra, con i loro vestiti compunti e il capo coperto, vanno verso la festa, e Gesù stesso le accoglie, maestro sì, ma con l’iniziale minuscola; alle sue spalle la porta è una lavagna su cui far lezione, dietro alla quale le cinque vergini stolte, vestite così così e con i capelli sciolti, stanno in punizione – ma quanto è diversa, la loro, dalle punizioni subìte dai dannati di Autun e Conques! -.
Nel frattempo, i simboli focosi degli evangelisti, quei Viventi che nell’epoca d’oro dell’arte romanica hanno un ruolo di primissimo piano, si contentano di sfilare nelle retrovie: il leone, il toro, l’aquila e l’angelo stanno sotto i capitelli, e diventano, in realtà quasi un orpello, perché sotto di loro, ben più grandi pur se quasi nascosti tra le colonne, gli autori dei Vangeli sono rappresentati in persona.
Votato ormai più all’insegnamento morale che al grido escatologico, il portale romanico di Basilea completa la sua lezione con le sei formelle, tre per parte, nelle nicchie laterali. Prosegue, con esse, il discorso avviato, poiché alla vicenda edificante delle dieci vergini si aggiunge la rappresentazione delle opere di misericordia corporale: il portale ci spiega cioè che è nostro compito, per guadagnare la vita eterna, nutrire gli affamati, offrire da bere a chi ha sete, visitare chi è in prigione, vestire chi è nudo, prendersi cura dei malati, dare riparo ai viaggiatori. Cose da fare ogni santo giorno, per meritare agli occhi del Signore. Cose che l’artista di Basilea non è andato a cercare molto lontano, perché l’indicazione puntuale a queste buone pratiche si trova nello stesso capitolo 25 di Matteo, solo qualche riga più in là:
Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
E’ ancora una rappresentazione del giorno del Giudizio, e ci mancherebbe: però qui a Basilea, ormai, quella seconda Venuta tanto presente, tanto temuta e tanto desiderata nel pensiero romanico sembra allontanarsi verso l’empireo, invece che incombere sugli uomini. I quali ricominciano a pensare che, con buona probabilità, cammineranno ancora a lungo per le strade di questa terra, dove faranno incontri e affari, e feste e musica, e guerre, e imprese e cantieri; e riprogrammano la loro agenda, poiché il loro personale appuntamento con il Cristo giudice è stato posticipato a data da destinarsi: avrà luogo post-mortem, e avverrà sotto forma di colloquio personale e riservato, annullato definitivamente quel megaconcorso pubblico che, lungo tutti i secoli romanici, tolse il sonno agli uomini e alle donne di ogni classe sociale.
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Quello di Basilea è un portale notevolissimo, ma “minore” e particolare. Before Chartres affronta il tema dei grandi portali del medioevo, capolavori assoluti dell’arte romanica, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.
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Le storie della Bibbia hanno ispirato e guidato gli artisti romanici. Before Chartres ne ha descritte molte nei suoi articoli, e ha raccolto le più affascinanti in un volumetto pieno di fede, di sapienza e di stupore, che trovi qui: STORIE della Bibbia NELL’ARTE ROMANICA.
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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli e si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA.
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Bellissima e significativa descrizione, grazie!
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Grazie per tutto ciò che viene scritto, per ciò che viene divulgato. Leggervi è un piacere.
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Un portale originale, in qualche modo sorprendente e in un certo senso innovativo rispetto a quelli consueti Oltralpe (Autun, Vezelay, Moissac; Conques…) che hai puntualmente descritto con dovizia di particolari, evidenziando queste caratteristiche peculiari che lo differenziano dal consueto.
Sarà anche tardivo, ma è comunque affascinante, nel muovere i protagonisti abituali verso collocazioni inattese (Tetramorfo).
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Oggetto di miei studi medievali dopo borsa di Poitiers
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