E la vite, scolpita, sfuggì al medioevo

Sono andato fin laggiù, in Sicilia, per vedere di persona questo capitello. Mi ci ero imbattuto preparando il viaggio e cercando sui libri e online. E la visita ha confermato le attese: ha un tratto e un coraggio che – perdonatemi – non riesco a non definire stupefacenti.

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Il capitello della vendemmia

Sta a Monreale, questo “capitello con vendemmia”, nell’immenso chiostro del Duomo. Lo splendido catalogo digitale nel sito “Cenobium” lo presenta come capitello n. 11 del lato sud, e consente a chiunque di ammirarlo (questo come tutti e 109 i capitelli di Monreale) dai quattro lati e anche di taglio, grazie a fotografie professionali ad altissima definizione pubblicate in rete.

Ebbene. Binato come tutti gli altri, nobilmente scolpito, racconta una vendemmia, con uomini e animali impegnati a raccogliere e ad assaggiare dai grappoli maturi. Tra i tanti meravigliosi capitelli di Monreale, non sarà certamente il più interessante dal punto di vista dell’iconografia; ma stupiscono, e lasciano increduli, quei tralci che salgono dal corpo proprio del capitello, e traversano in alto lo spazio che porta all’abaco, risalendo esattamente come fa la vite e inerpicandosi là dove non ti aspetti che si spingano, per giungere dove solo un artista contemporaneo avrebbe osato farli arrivare. La vite che popola il rilievo, così, grazie a questi pochi tralci incontrollabili si diffonde fin oltre lo spazio vuoto sopra il capitello, e di nuovo si allarga e si distende in una ulteriore fascia ordinata di pampini e foglie e piccoli grappoli.

L’effetto è delizioso, di una modernità che è difficile trovare altrove, nel medioevo romanico.

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Il capitello con gli “atlanti”

Pochi passi più in là un altro pezzo – chissà, forse scolpito dallo stesso maestro – ripropone il gioco: nel capitello n. 18 dell’ala nord del chiostro, “con figure e animali”, sono addirittura le teste degli atlanti seminudi ad attraversare verso l’alto il “confine” dell’abaco, per proporsi là dove non dovrebbero essere. L’esito, qui, è più pesante, quasi goffo: potrebbe essere un primo tentativo di “liberare” così le figure, scolpito in precedenza rispetto alla meravigliosa vendemmia; oppure la segue, ed è quindi un passo ulteriore, e forse eccessivo, di ricerca e sperimentazione. Resta l’eccezionalità di queste scelte, che certificano la presenza a Monreale non solo di artisti di livello assoluto, ma anche di un genio, che seppe scolpire tralci pieni di vita, dimentichi della loro natura di pietra.

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La vendemmia del chiostro di Monreale

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MonrealeChiostroQuello che affianca il Duomo a Monreale, in Sicilia, è uno dei più imponenti esempi di grande chiostro monastico. Fu costruito durante l’epoca felice della dominazione normanna, in pochi anni: iniziato nel 1172, era già completato nel 1189 quando morì il re che volle Duomo e monastero, Guglielmo II detto “il Buono”. In ognuno dei quattro lati del chiostro, le colonnine binate – in tutto sono 208 – sorreggono 26 archi acuti. I relativi capitelli sono stati scolpiti da mani differenti, riunite, nonostante le diverse derivazioni stilistiche, nell’unica “maestranza” che si assunse l’onere di completare l’opera in un tempo così breve. Particolare è la fioritura di rilievi non solo nell’area classica dei capitelli, ma anche sulle stesse colonne, alcune finemente scolpite, altre intarsiate. 

C’è anche questo pezzo notevolissimo nel volumetto sui capitelli romanici che Before Chartres propone, finalmente “in carta”, ai suoi lettori più fedeli. E ce ne sono altri undici – anzi, per la verità ce ne sono altri tredici – che hanno anche la pretesa di essere altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI.

Leggi anche: Inattese, quelle arpie: hanno la barba

13 pensieri su “E la vite, scolpita, sfuggì al medioevo

  1. gianfranco cavion

    a fine maggio vado in Sicilia. voglio vedere il duomo di Monreale e la cappella palatina. dove posso trovare qualcosa per preparare il viaggio?
    grazie

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    1. Vedrai Palermo e Monreale, ovviamente. Immagino che arriverai anche Cefalù: è ad un’ora di strada, sul mare… e anche là trovi uno splendido duomo con un chiostro romanico. Un libro: “La Sicilia” nella collana dell’Italia Romanica Jaca Book, che tra l’altro collega le grandi avventure romaniche di Palermo, Monreale e appunto Cefalù. Un sito: lo cito nel post ed è il sito “Cenobium”, dove puoi preparare la tua visita ai capitelli dei due chiostri maggiori.

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  2. Questi due soggetti sono molto poco frequenti nell’icoografia dei capitelli. Direi unici, per lo meno non li avevo mai visti altrove. Quello della vendemmia è stupefacente, quanto alla ricchezza dei particolari e alla finezza della relizzazione.

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  3. Paolo Salvi

    Dopo questa lettura, mi farei tranquillamente rinchiudere nel chiostro di Monreale, per assaporare in beata solitudine questa meraviglia fuori dal tempo. Ci sono stato da ragazzo, già appassionato del romanico, ma non ancora consapevole per gli studi che avrei seguito di lì a pochi anni. Riesci a dare ogni volta un nuovo e profondo senso a ciò che possiamo vedere.
    E rivederlo, perché presto, confido, lo rivedrò, avrà un altro sapore grazie a questo articolo profondamente poetico e come sempre acuto.

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    1. Grazie, Paolo! Bellissima immagine quella di farsi rinchiudere in un luogo… romanico. Ma stai attento perché ti sento sempre più spesso dice: Qui ci devo andare… Farò là il mio prossimo viaggio… 🙂 Troppe promesse: salta in auto e vai!!!

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