Che fine ha fatto la navata a Murbach?

Tante, tantissime chiese romaniche furono, ad un certo punto, abbattute, in toto o in parte, per essere ricostruite con uno stile nuovo, più confacente al gusto dell’epoca. A Murbach però il piano di restiling – tirare giù l’antico, per costruire il nuovo – fu abortito sul più bello; e la grande abbazia si ridusse come ad una testa, bellissima, certo, ma priva ormai del corpo. Resta, così, a Murbach uno dei complessi orientali più interessanti dell’Alsazia e forse di tutta l’arte romanica, costituito da un’abside rettilinea, dal transetto, dall’area presbiteriale e da due torri notevolissime; poi, però, là dove stava la navata ora c’è un cimitero, e dove stavano i fedeli in preghiera ci sono lapidi fredde ed immobili.

L’abbazia nel paesaggio (foto di Bernard Chenal )

Anche se camminiamo molto vicino al confine con la Germania, e anche se qui in Alsazia l’accento e i toponimi strizzano l’occhio al tedesco, siamo ancora in Francia. E arrivati ai piedi di ciò che resta della grande abbazia, non possiamo che ripensare a certe grandi strutture ecclesiastiche che, dopo la Rivoluzione, furono acquistate da imprenditori edili e letteralmente smontate per ricavarne materiale da costruzione: accadde a Cluny, la madre di tutte le abbazie, ed è l’esempio più noto. Ma qui a sentenziare la profonda amputazione della chiesa abbaziale, in un periodo certamente complicato, fu la scarsa lungimiranza dei monaci stessi. Nei primi decenni del Settecento, infatti, mentre l’abbazia era ancora ricca anche se abitata da una comunità decadente, i monaci si convinsero di poter ricostruire la loro chiesa in forme più belle, e nel 1738 avviarono la demolizione dell’antico corpo longitudinale; vent’anni dopo, però, si trasferirono a Guebwiller, a pochi chilometri di distanza. Lasciarono così il contado, poco sicuro in un tempo di guerre tra Francia e Germania, per trasferire la loro comunità in quella che era la piccola capitale locale; gli storici della religione sottolineano che mentre se ne andarono, contemporaneamente, abbandonarono la regola benedettina; e gli storici dell’arte aggiungono che… lasciarono la loro antica chiesa abbaziale rasa al suolo per più di metà, pressappoco come la vediamo noi adesso. Nel 1765, partiti i monaci e perso il riferimento all’abbazia che per secoli era stata il vanto del loro territorio, gli abitanti di Murbach non poterono far altro che trasformare ciò che restava dell’abbaziale, tirando su un muro, nella chiesa della loro parrocchia: dal 1765 si cominciò a celebrare la messa domenicale, e i riti della comunità, nello strano, e meraviglioso, complesso orientale, chiuso a occidente da un muro ingiusto; e ancora oggi i fedeli di Murbach si riuniscono in una chiesa che è solo transetto e coro.

L’abbazia oggi, vista dalla parte della navata perduta (foto dal sito Visit Alsace)
Murbach d’inverno (foto Florival fr)

E che coro, però, e che transetto. Perché quel che resta dell’antica abbazia, tutto in arenaria rosa, è insieme stilisticamente impeccabile e spettacolare, addirittura pittoresco. Osservando dall’esterno quella che era la parte terminale della chiesa romanica, quasi non ci si accorge di essere al cospetto di un troncone. La foresta intorno maschera la grave ferita, e il clima locale, che offre estati piene di sole e inverni nevosi, accompagna i desideri degli appassionati di fotografia. Gli amanti dell’architettura romanica apprezzano l’equilibrio, il rigore, e anche l’originalità di questa che, costruita con buona probabilità nella prima metà del XII secolo, fu la più grandiosa creazione del romanico alsaziano. L’abside piana è incorniciata da due altri volumi col tetto spiovente verso l’esterno, terminazioni orientali della navatelle che furono; archeggiature e finestre segnano in perfetto ordine tutto il paramento murario; la struttura, così, mostra una calcolata composizione di volumi, e l’intero capocroce, con studiata malizia, si propone quasi come una facciata, e non a caso, poiché era la prima parte del complesso che si parava innanzi al visitatore.

Le due torri, infine, costruite sul transetto e perfettamente simili tra loro, accentuano la sensazione di trovarsi di fronte ad una costruzione massiccia e inespugnabile, che non immagineresti mai abbia potuto subire un così tragico sfregio.

Il complesso orientale come si presenta a chi arriva (foto dal sito Visit Alsace)

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L’Alsazia, regione di confine, è terra di bellissima chiese. Percorrendola giungendo dall’Italia verso nord, prima di giungere all’altezza dell’abbazia di Murbach si incontra, a una quarantina di chilometri, la pregevolissima rotonda di Ottmarsheim, una delle più interessanti chiese a pianta centrale dell’intera Francia. Salendo, oltre Murbach, un viaggio di circa un’ora porta alla cittadina di Rosheim, dove al centro del vasto abitato sorge la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, questa invece costruita con la tipica struttura basilicale, all’interno della quale si ammirino i grandi capitelli. Più a nord ancora, a mezz’ora di strada, è splendida la chiesa bruna di Santo Stefano a Marmoutier, la cui facciata in stile romanico con strani accenti bizantini.

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