Spigoli e cupole nella Puglia romanica

E’ un volume spigoloso, all’esterno più simile ad una gigantesca cassapanca che ad una chiesa medievale. Eppure dentro è sinuosa e pura, la chiesa di Ognissanti a Valenzano, fatta di cupole e curve. Appoggiata e quasi persa nei campi, Ognissanti era il cuore del monastero benedettino in loco Cuti, di cui non resta nient’altro. Bellissima di suo, costituisce anche la testimonianza più vivida, importante ed elegante, di come nelle piane della Puglia esista un secondo percorso romanico, meno conosciuto di quello tanto celebrato che va da Bari a Bitonto a Trani, ma anch’esso pieno di fascino.

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La chiesa di Ognissanti a Valenzano
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La pianta

Questo secondo percorso del romanico pugliese è fatto di chiese coperte non con volte o con capriate lignee, ma con una serie di cupole che, allineate, sovrastano la navata maggiore, comunque poi affiancata da navatelle. Questo secondo percorso è anticipato dal piccolo tempio di Seppannibale, vicino a Fasano, esempio altomedievale di edificio con cupole in linea. E di questo secondo percorso la chiesa di Ognissanti a Valenzano, costruita probabilmente tra XI e XII secolo, è il modello perfettamente compiuto. Purissima è la pianta, purissimo l’alzato: alla navata centrale, coperta da tre cupole identiche, si affiancano due navate minori concluse in alto con una volta rampante a quarto di cerchio. Questa soluzione adottata per le navatelle, con le volte che si inclinano e si appoggiano verso il volume centrale, è frutto di una scelta consapevole e non casuale: infatti “consentiva di fare delle tre navate un unico ambiente articolato, una chiesa a sala, in cui tutte le membrature che disegnano lo spazio possono essere compresenti in una visione unitaria – spiega Pina Belli D’Elia – senza ridurre le navate laterali a semplici corridoi” (La Puglia, collana “Italia romanica”, Jaca Book).

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Ognissanti, uno scorcio delle cupole in linea

Succede anche in Puglia, quindi: mentre il tempo romanico si riempie di basiliche e cattedrali costruite secondo lo schema consueto – cioè con facciata a salienti, navate divise da colonnati e sfocianti in un transetto, il tutto coperto a volte o a capriate e infine concluso dall’abside – in alcune aree dell’Europa medievale famiglie di architetti costruiscono famiglie di chiese, e si ostinano a completarle con cupole in asse. Accade nella Francia occidentale, dove sono coperte con cupole in linea le grandi chiese di Angoulème e di Saint-Hilaire a Poitiers, ma anche quelle di Saintes, di Souillac e di Le Puy; succede nella Sicilia arabo-normanna, dove sono coperte con cupole in linea San Cataldo e San Giovanni degli Eremiti… e succede in Puglia, appunto. In questa regione a Valenzano fanno eco, coperte anch’esse con cupole, anche la chiesa originaria di Santa Maria di Calena, sul Gargano – ora purtroppo ridotta ad un rudere -, e le chiese di San Benedetto a Conversano, pur se riadattata nei secoli, e di San Francesco a Trani, per citarne alcune; e coperta da cupole, anche se per certi aspetti stravolta nella sua partitura interna, è anche la chiesa di San Leonardo a Siponto, famosa per il suo portale.

Lo schema, felice, delle cupole come copertura dell’intera navata centrale si ripropone in Puglia fino nel Duomo di Molfetta (iniziato e forse completato nel XII secolo), dove viene di nuovo utilizzato pur in un edificio dalle dimensioni ben più grandi, rispetto a Valenzano, e pur con le difficoltà di una pianta incerta e di una realizzazione più diluita nel tempo.

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Molfetta, il Duomo di San Corrado

E così, proprio come l’altro percorso, quello del romanico pugliese “tradizionale”, si conclude con un capolavoro costruito tra terra e mare, cioè la splendida basilica di Trani, allo stesso modo si specchia nel mare anche la più grande e nobile delle chiese pugliesi coperte da cupole in asse, cioè San Corrado a Molfetta. E questa antica cattedrale, anch’essa spigolosa nei volumi esterni come una scatola, anch’essa “diversa” per via delle sue cupole, sembra voler ribadire la dignità di una scuola e di un modello. E di questa scuola e di questo modello sembra voler dimostrare le potenzialità, certificando con le sue dimensioni che la soluzione “a cupole” poteva funzionare anche per la grande navata di una grande cattedrale urbana, e anche nella Puglia romanica.

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Il Duomo di Molfetta sul mare (foto: Davide Pischettola)

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21 pensieri su “Spigoli e cupole nella Puglia romanica

  1. Avatar di Laura Laura

    Molfetta, splendido ricordo di pietre bianche e mare azzurrissimo! Peccato averla trovata chiusa e essere stati derubati con destrezza in 5 minuti 5, praticamente da fantasmi per la destrezza e l’invisibilità. I carabinieri del posto ci dissero che la piazzetta era il ritrovo della criminalità locale, occhi aperti!

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  2. Ferran Martinez Martinez (da Fb):
    Románico viene de romano. O sea el románico es una forma de construir inferior al estilo de los romanos. Un residuo. (Romanico viene da romano. Il romanico è un modo per costruire inferiore allo stile dei romani. Un residuo).

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    1. La forza del romanico sta nel pensiero di fede e di attesa che i Romani, con tutta la loro arte e la loro ricchezza, di certo non potevano avere. Poi a ciascuno resta la libertà di preferire un tempo o un altro; ma gli stessi uomini del Medievo guardavano al passato con rispetto: “Siamo dei nani – dicevano – seduti sulle spalle di giganti”. Ed si dimostravano così, allo stesso tempo, umili e fieri.

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  3. Paolo Salvi (da FB):
    Ogni articolo che scrivi per il tuo splendido ed arguto blog “Before Chartres” fa venire voglia di far le valigie e partire immediatamente, per andare dove non si è stati o per ritornare in luoghi che abbiamo già visitato ed amato! (Per me un must è la Prieuré de Serrabona)

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  4. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Basta un’immagine per rendersi conto che siamo un Puglia, precisamente in Terra di Bari, dove una frequente caratteristica peculiare sono le tre cupole in asse, di ascendenza bizantina, che troviamo qui a Valenzano come peraltro nel vicinissimo duomo di Molfetta, San Corrado.

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