Autun: la spada del re nascosta ai Magi

Quattro capitelli, di cui uno tragicamente mutilato, eppure anch’esso ancora in grado di emozionare, narrano del Bambino nato a Betlemme, dei Magi che lo adorarono, e di Erode che, ingannato, ordì la più crudele delle vendette. I quattro capitelli, splendidi pezzi scolpiti per la navata della cattedrale di Autun, in Borgogna, si trovano ora accolti, insieme ad altri diciannove, nella Sala Capitolare di Saint-Lazare: parlano ai visitatori sussurrando il loro racconto, collocati nella sala alla stessa altezza di chi li osserva, e raccontano con voce sorprendente, anche a chi ritiene di averla già sentito cento e cento volte, la storia della natività contrastata di Gesù Bambino. Del primo, il più rovinato e certamente il meno noto, si è innamorato oggi Before Chartres; e di questo pezzo, più ancora che degli altri, intende raccontare.

La Sala Capitolare (foto da Le Blog D’Hunza, elab.)

Nel secondo capitolo del suo Vangelo, Matteo scrive come tutto cominciò:

Nato Gesù a Betlemme di Giudea al tempo di re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: ‘E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele’».

Un Re nasce, e il re di allora non può che rodersi di paura e di invidia: vuole sapere, perché vuole tutelare il proprio potere, ad ogni costo. Matteo racconta ancora che Erode “chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo»”. Verrà, di lì a breve, il momento in cui i Magi si inginocchieranno davanti al Neonato; e nel sonno poi un angelo li avviserà di non tornare dal re di Giuda… Ma il primo dei quattro “capitelli dell’infanzia” – quello che Before Chartres sta guardando – trasferisce nel marmo proprio il colloquio, segreto, tra Erode e i Re Magi.

Il capitello (da lieuxsacres.canalblog.com, elab.)

E’ appeso in alto, più degli altri: rovinato com’è, non porta via spazio ai pezzi meglio conservati; ma noi lo ammiriamo con l’aiuto di una foto storica, scattata quando ancora, insieme agli altri capitelli, attendeva di essere collocato al suo posto sulle pareti. Mancano parti importanti, tra cui la stessa testa di Erode; ma quanto è rimasto ci dice molto dei pensieri che i protagonisti – da una parte il sovrano, seduto in trono; dall’altra, in piedi, i tre Magi, dietro ai quali si intravvede una delle loro cavalcature – stanno facendo nel profondo del loro animo, separati da un cuore diverso. Mentre infatti Erode è seduto con posa accogliente, i volti dei Magi mostrano tutto l’imbarazzo di chi non riesce a credere alle suadenti parole del re; e gli occhi sbarrati non sono il solo segnale di diffidenza: il primo dei tre ospiti, persa la propria testa, parla comunque con la sua mano destra coperta dal velo, segno di distanza, di difficoltà, di una impossibile sintonia. E mentre la posizione dei Magi evidenzia tutto il loro imbarazzo, dietro la schiena di Erode, nascosto, uno splendido armigero, anch’egli privo della testa, con un gesto eloquente parla a nome del re: una mano, nascosta, sta sulla spada pronta ad essere sguainata, e mostra a chi assiste alla scena il pensiero tragico che il sovrano custodisce e sente crescere nel profondo dell’animo.

Il capitello del dialogo di Erode con i magi in una foto del 1926 (© Bildarchiv Foto Marburg) 

Merita, questo capitello, sofferente eppure strepitoso nella sua eloquenza, di non essere dimenticato. Anche perché è il primo, come dicevamo, di quei quattro pezzi che costituiscono il “ciclo dell’infanzia” di Autun. La storia narrata da Matteo infatti prosegue:

Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Così, nella stessa Sala Capitolare due capitelli, questi molto noti, raccontano appunto il primo il momento dell'”adorazione dei Magi”, il secondo poi il sonno durante il quale un messo celeste li sveglia e svela loro le tremende intenzioni di Erode. Il ciclo, perfetta preparazione al giorno dell’Epifania, è chiuso dal quarto capitello, quello della “fuga in Egitto”, che dà conto del viaggio a cui la Sacra Famiglia è costretta, proprio per sfuggire a quella spada che, dietro la schiena di Erode, è pronta ad essere per essere sguainata:

Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. 

AutunSalaRoiBoshi

Visitatori davanti ai “capitelli dell’infanzia” (foto: Roi Boshi)

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Autun e la cattedrale

La chiesa di Saint-Lazare domina con la sua mole e la sua guglia la storica città di Autun, in Borgogna. I quattro rilievi del “ciclo dell’infanzia” sono conservati nella Sala Capitolare, dove sono esposti una ventina di capitelli, quattordici dei quali sono istoriati, provenienti dal coro e dalla navata della cattedrale; giù, nella chiesa, sono stati sostituiti da copie. In questo piccolo e interessantissimo museo lapidario – vi si accede dalla cappella laterale destra a fianco del coro – i capitelli possono essere ammirati da vicino, ed offrono l’occasione di osservare nei dettagli il lavoro di Gislebertus, lo scultore che, attivo ad Autun nella prima metà del XII secolo, ha eseguito tutti i capitelli della chiesa e il mirabile portale della stessa Saint-Lazare, oltre a quel pezzo spettacolare che è la Eva conservata nel vicino Musée Rolin.

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Non c’è, questo pezzo notevolissimo, nel volumetto sui capitelli romanici che Before Chartres propone ai suoi lettori più fedeli. Ce ne sono altri dodici – anzi, per la verità ce ne sono altri quattordici – che hanno la pretesa di essere altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI

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Le storie della Bibbia hanno ispirato e guidato gli artisti romanici. Before Chartres ne ha descritte molte nei suoi articoli, e oggi ha raccolto le più affascinanti in un volumetto pieno di fede, di sapienza e di stupore, che trovi qui: STORIE della Bibbia NELL’ARTE ROMANICA.

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La Borgogna romanica, di cui Saint-Lazare ad Autun è una delle perle più luminose, può stare tutta in un viaggio di sei giorni: lo racconta il nuovo volume con gli appunti di Before Chartres, per un itinerario densissimo di meraviglie: LA BORGOGNA romanica IN SEI GIORNI.

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5 pensieri su “Autun: la spada del re nascosta ai Magi

  1. Paolo Salvi ha detto:

    Questa Borgogna meravigliosa, Autun e il suo Saint-Lazare, che attendo da anni di visitare, non smette di affascinarmi.
    Eppure dovrò ancora rimandare che altri lidi mi attendono.

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  2. Giulio Giuliani ha detto:

    Francesca Ruggeri (da Fb):
    Le espressioni dei Magi sono eloquenti per la fissità dello sguardo, le bocche serrate, ma anche lo stringersi l’uno all’altro alla disperata ricerca di mutua difesa contro la cieca violenza

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