Vézelay e la sua Pentecoste di sangue

Non abbiamo scritto, fin qui, del Cristo di Vézelay, così bello tra tutti quelli che il tempo romanico ci ha lasciato. E non lo faremo, forse, nemmeno stasera. Non lo abbiamo ancora guardato da vicino, questo Cristo – eppure compete con quelli di Autun e di Moissac, di Conques e di Beaulieu! -, e non lo abbiamo, fin qui, interrogato e spiegato. Pagine ben più nobili di quelle di Before Chartres ci aiutano, stasera, a colmare la lacuna: sopra il nostro silenzio e la nostra ritrosia, risuonano le parole di Raymond Oursel:

Sul portale della navata maggiore, nella penombra del portico dove si sono piante tante lacrime di penitenza, siede in maestà l’immenso Cristo dagli occhi severi. Dalle sue mani sfuggono via i raggi della Pentecoste, a che siano evangelizzati tutti i popoli della terra. E nel sole che tramonta e che fa calda la pietra di un misterioso alone, queste Sue mani più grandi di un volto impercettibilmente si fan rosse come il sangue della Crocifissione, rosse e ardenti come il fuoco che tutt’a un tratto avvampa e purifica l’infelicità del mondo.

La lunetta con la “Pentecoste” (foto dal sito bourgognemedievale.com)

Sulla meravigliosa chiesa della Maddalena, che qui a Vézelay fu meta, fino al medioevo avanzato, di pellegrini da ogni dove, e sull’interminabile navata, che risuonò delle preghiere incessanti alle spoglie dell’amata di Gesù, governa dunque questo “immenso Cristo dagli occhi severi”. L’eloquio inconfondibile del grande studioso francese ce ne ha già evidenziato la potente diversità: sul trono infatti il Salvatore di Vézelay non torna e non giudica, come accade invece in quasi tutti i grandi portali romanici. E’ vero: il trono e la mandorla possono far pensare alla rappresentazione, così diffusa nel tempo romanico, della “seconda Venuta”, del giorno terribile in cui, squarciando i cieli, il Figlio di Dio rivendicherà, e stavolta per sempre, il Suo regno; ma questa rappresentazione stava sull’altro portale, quello posto sulla facciata della basilica, e qui nel nartece, invece, non siamo alla fine dei tempi: nessun angelo chiama i vivi e i morti al cospetto del Salvatore, nessun giudizio finale va in scena intorno al trono, e i consueti riferimenti all’Apocalisse – il Tetramorfo, i Vegliardi, i mostri e gli inferi – sono tutti assenti.

No: il Cristo di Vézelay è ancora tra gli apostoli, e con il suo gesto infonde loro lo Spirito perché possano andare ed evangelizzare i popoli della terra. Potremmo pensare che in questa lunetta sia rappresentato il primo mandato, quando Gesù, al tempo della Sua predicazione, inviò gli apostoli a due a due: “Chiamò a sé i Dodici – scrive l’evangelista Marco – e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. (…) Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano”. E però nel portale di Vézelay intorno a Lui gli apostoli sono già undici: il tempo della predicazione alle folle è già irrimediabilmente concluso, e già il Maestro è stato tradito e poi issato sulla croce… E allora ha ragione Oursel quando parla di Pentecoste; e però di una Pentecoste magistralmente reinterpretata, perché la “consegna” dello Spirito Santo, che nelle rappresentazioni consuete discende dal cielo come fiamma, qui nel portale della Madeleine è invece affidata al Cristo risorto:

Con una traduzione impressionante dell’insegnamento teologico, è il Cristo stesso, messaggero del Padre, che dalle sue mani stese in un gesto cruciforme, infonde lo spirito negli Apostoli. Tutto intorno, la vasta corte dei popoli della terra, che vanno in processione sull’architrave e invadono l’incurvatura della lunetta…

Questo mirabile portale è datato alla metà del XII secolo. Scolpito forse qualche decennio più tardi rispetto ai capolavori di Autun e di Moissac, se ne discosta quanto alla cifra estetica, per i tratti elegantissimi, per la ricercatezza e insieme la naturalezza delle figure. Ma a rendere unica la lunetta di Vézelay è il tema scelto e magistralmente interpretato, e cioè questa Pentecoste in cui il Cristo si ripropone come protagonista assoluto, questa discesa dello Spirito che passa per le mani del Crocifisso, dalle quali il coraggio di evangelizzare e il potere di compiere miracoli giungono su ognuno degli Apostoli come rivoli di sangue che scendono dall’altare in cui l’Agnello innocente è stato immolato.

P.S: Altro mistero, a Vézelay, si celebra tutto intorno alla lunetta con il Cristo: trenta tondi (e mezzo) nascondono un messaggio dal fascino strepitoso e… Before Chartres lo ha raccontato in questo altro articolo.

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5 pensieri su “Vézelay e la sua Pentecoste di sangue

  1. Giulio Giuliani ha detto:

    Ilia Benoiste (da Fb):
    E’ vero, questa lunetta e una meraviglia, chiara di spirito al senso profondo. Corpo di Christo con questa mano lunga sembra uscire dalla lunetta, andare fuori. Che bravi erano “les bâtisseurs”!

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  2. Paolo Salvi ha detto:

    Ho ancora il sogno di visitare la splendida Vezelay, già da quando ragazzo fu visitata dai miei genitori; è la chiesa più iconica che ancor mi manca e come sai è da tempo in programma un viaggio in Borgogna, seguendo l’itinerario che mi hai donato.
    La chiesa de la Madelaine di Vezelay è splendida nella sua veste romanica, coi suoi magnifici capitelli e questo stupendo portale nel nartece, apparentemente simile ad altri di Francia, ma che invece narra una storia diversa, che potrebbe sfuggire se non la si guardasse con la dovuta attenzione, come fai tu.

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  3. Rita Scrimieri ha detto:

    Che interessante lettura teologica di questo capolavoro! Grazie, signor Giuliani, per il suo appassionato e coinvolgente viaggio.

    Saluti cordialissimi, Rita Scrimieri

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  4. Giulio Giuliani ha detto:

    Aldo Valentini (da Fb):
    Da quando me lo hai fatto conoscere, Giulio Giuliani, mi è rimasto ben impresso questo portale con questo Cristo stupendo dal volto penetrante ma anche stupendamente e riccamente raffigurato con quei riccioli dei baffi e della barba, con questi raggi che raggiungono i profeti, con questa posa spigolosa delle ginocchia quasi a prepararsi per il grande salto… Una Assunzpentecoste! Un grande articolo per un’ opera d’arte.

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