L’Erode e i re Magi di Lambach, capolavori ritrovati e misconosciuti

Gli affreschi di Lambach sono forse il ciclo pittorico più sottovalutato e misconosciuto di tutto il romanico. Il fatto che siano stati riscoperti in un’epoca relativamente recente – nel tardo Ottocento si riportano in vista le pitture delle volte, e solo negli anni Sessanta quelle delle pareti – non giustifica il silenzio che li circonda; e invece meritano, quest’aula solenne e le grandi scene dipinte che la decorano, di essere conosciute e apprezzate come lo sono i cicli di Saint-Savin e di Saint-Chef in Francia, o quelli di Sant’Angelo in Formis e di Castelseprio in Italia, o infine – ma quante altre stanze affrescate, anche minori, sono note e rinomate più di quella di Lambach! – il vasto insieme di pitture della chiesa di Oberzell sul Lago di Costanza.

L’abbazia di Lambach in una stampa d’epoca

La cittadina di Lambach si trova in Austria, all’incirca a metà strada tra Salisburgo e Linz; qui si svilupparono, nell’alto medioevo, il potere e l’influenza della locale abbazia benedettina; e in questa abbazia, mutata nei secoli fino alle odierne forme barocche e neoclassiche, nel 1868 si scoprirono gli affreschi romanici che decoravano le tre volte di un coro occidentale soprelevato, posto proprio sotto le due torri dell’abbaziale. Passò quasi un secolo, e solo nel 1957 si ebbe conferma che le pareti originarie di quest’aula, che si immaginavano anch’esse completamente dipinte, erano state nascoste dai muri costruiti per reggere meglio le torri sovrastanti; ci volle un decennio per eliminarli in sicurezza, e per restituire i vasti affreschi parietali: fu infine possibile, allora, ammirare l’intero ciclo che, nonostante le lacune, è notevolissimo per l’ampiezza, e per la qualità e la coerenza delle pitture, tutte realizzate negli ultimi decenni dell’XI secolo.

La volta dei Magi (foto stift-lambach.at, © THE BEST Kunstverlag)
Uno scorcio della sala (foto: stift-lambach.at, © dualpixel.photography, http://www.dualpixel.at)

La sala affrescata di Lambach – inevitabile è il riferimento alle pagine del sito dell’abbazia ad essa dedicate, da cui derivano anche le immagini qui proposte – si propone oggi, di nuovo, come uno dei luoghi più affascinanti dell’arte pittorica del medioevo. Sulle parete e sulle volte si susseguono scene riferibili in gran parte all’infanzia e alla giovinezza di Gesù, dal “sonno di Giuseppe” alle tentazioni nel deserto, dal battesimo nel Giordano ai primi miracoli; la volta meglio conservata è dedicata al viaggio e all’Adorazione dei Magi, in cui è evidente anche la ricerca di una particolare impaginazione dell’episodio; tra le scene più singolari quella della guarigione dell’ossesso nella sinagoga di Cafarnao, dominata dal grande Cristo in piedi, e dalla sua inquietante solitudine davanti al male.

Il ciclo dell’abbaziale di Lambach ha il pregio ulteriore di proporre alcune scene rare nella pittura romanica, tra le quali una bellissima e monumentale rappresentazione del dialogo tra Gesù ragazzo – aveva dodici anni quando, allontanandosi dai genitori, si fermò a Gerusalemme – e i dotti del Tempio.

Gesù nel tempi tra i dottori e la guarigione dell’indemoniato (foto stift-lambach.at, © THE BEST Kunstverlag)

I riferimenti ai vangeli dell’infanzia e agli apocrifi sono numerosi, e gli studiosi segnalano come gli artisti di Lambach attingano anche dalla cronaca di Giuseppe Flavio: da questo testo sono tratti, tra gli altri, gli elementi per le possenti raffigurazioni relative alle vicende del re Erode, che occupano, nel ciclo affrescato, uno spazio insolitamente ampio. Tra le scene più belle di tutto il ciclo va segnalata la cosiddetta turbatio Herodis – altro episodi raro nell’iconografia medievale – dove si narra, in una grande e teatrale istantanea, il panico che colse Erode e la sua corte per l’annuncio della nascita del futuro “re dei Giudei”: crolla a terra, il tiranno di Gerusalemme, a cui appare come in una visione il nuovo sovrano in trono, mentre i suoi uomini assistono in piedi e sbigottiti.

La scena della “turbatio Herodis
Un’altra immagine della sala (foto: stift-lambach.at, © dualpixel.photography, http://www.dualpixel.at)

“Si tratta dell’opera di una bottega che lavorò molto omogeneamente – scrive Otto Demus – e ciononostante si distinguono più artisti, almeno due”. “Dal punto di vista stilistico – aggiunge lo storico dell’arte austriaco – si possono riconoscere due elementi fondamentali: la pittura salisburghese tardo ottoniana (…) e l’arte dell’Italia settentrionale di forte impronta bizantina. Parallelismi si trovano sia nella Lombardia occidentale, come a Civate (…), sia nel Veneto orientale, come a Concordia Sagittaria (…)”. Per gli splendidi affreschi di Lambach, inoltre, un puntuale riferimento stilistico è costituito secondo Demus dalle figure degli apostoli del nartece di San Marco a Venezia: il collegamento con queste opere, suffragato da valutazioni collegate alle vicende costruttive della chiesa abbaziale, permette allo studioso di collocare intorno al 1090 la stesura degli affreschi, “che tuttavia potrebbero essere stati eseguiti un po’ prima o anche dopo. Lo stile – conclude – fa pensare più ad una data precedente che a una successiva”.

Realizzate quasi mille anni fa, ritrovate da alcuni decenni, le pitture di Lambach attendono ancora di essere conosciute dai più. Eppure il luogo è magico, la qualità dell’arte eccelsa, e il ciclo ci parla con una voce chiara e autorevole, e allo stesso tempo originalissima, che merita tutta l’attenzione degli appassionati dell’arte romanica.

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3 pensieri su “L’Erode e i re Magi di Lambach, capolavori ritrovati e misconosciuti

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Straordinari questi affreschi romanici scoperti in un’abbazia, in Austria, che non conoscevo. Pare che siano i più antichi, tra quelli romanici, in tutta l’area tedesca. Interessante anche l’iconografia alquanto originale, mostrano analogie sul piano pittorico con quelli in area veneta, da San Marco a Venezia al battistero di Concordia Sagittaria.
    Articolo prezioso.

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