Un asino, ma anche misteriose ruote, per la Fuga del Bambino in Egitto

Davanti ai capitelli della Fuga in Egitto di Autun e di Saulieu, così teneramente belli e così simili, mi faccio prendere inevitabilmente da due domande. Una è di livello infimo – “Quale dei due è il più riuscito?” – e però non è facile evitarla; l’altra domanda – “Che cosa sono quelle strane ruote su cui camminano i personaggi?” – è invece più intrigante, e mi par di aver trovato, finalmente, un’ipotesi di risposta.

I capitelli di Autun, tra i quali quello dedicato alla Fuga in Egitto è uno dei pezzi più noti, stanno nella cattedrale di Saint-Lazare: molti si possono ammirare nella navata, altri sono raccolti ed esposti – i più notevoli e famosi, tra cui quello che ci interessa oggi – nella Sala Capitolare. Sono attribuiti al genio di Gislebertus, e Before Chartres ha dedicato loro, prima di questo, diversi articoli. Il capitello della Fuga in Egitto di Saulieu – siamo sempre in Borgogna, e le due località non distano molto – sta invece nella chiesa dedicata a Saint-Andoche; qui a Saulieu, i capitelli “istoriati” sono solo cinque: anche queste cinque sculture sono tutte della stessa mano (stavolta anonima), e tutte splendide.

La Sala Capitolare di Autun (foto: Roi Boshi)

Senza dubbio, siamo davanti a due capolavori. I loro autori operarono vicini nello spazio e nel tempo – Borgogna, prima metà del XII secolo – e anche altri dei rilievi realizzati dai due atelier ad Autun e a Saulieu- quelli del dialogo tra Gesù e la Maddalena, ad esempio – sono confrontabili. In questo caso, se il capitello di Saulieu può essere definito più moderno e più realistico, in particolare nella resa dell’incedere dell’asino, per contro quello di Autun, come tutte le opere di Gislebertus, possiede un lirismo quasi infantile e una cura dei dettagli che emozionano profondamente. Non proviamo neppure a rispondere alla domanda su quale dei due sia il rilievo più bello (o forse l’abbiamo fatto?) e ci limitiamo a concludere che poche altre rappresentazioni medievali della Fuga in Egitto possono competere con queste, nel tempo romanico, e forse solo a Saint-Benoit-su-Loire ne troviamo un’altra tanto importante e tanto famosa.

Uno scorcio del capitello di Saulieu
Giuseppe a Saulieu (foto: Paolo Salvi, elab.)

Dobbiamo anche dire, però, che molti elementi formali collegano, almeno nell’impostazione, i due capitelli di Saulieu e Autun, e che una di queste scelte iconografiche è particolarmente sorprendente. In entrambi i pezzi non appaiono, oltre a Gesù, Maria, Giuseppe e l’asinello, altri personaggi – niente accompagnatori, niente angeli, nessun inseguitore -, ed è simile, anche se la direzione di marcia è opposta, la posizione dei tre soggetti; allo stesso modo, è sovrapponibile lo sfondo su cui le figure si muovono. Sorprende invece la presenza, nella parte bassa dei due rilievi, di un motivo “a ruote”, che non non abbiamo ritrovato in altri capitelli o in altre rappresentazioni della Fuga in Egitto, e che però a Saulieu e ad Autun sembra costituire un elemento imprescindibile della scena.

E allora: che cosa sono quelle strane ruote su cui camminano i personaggi? Diamo anche qui una risposta… a metà. Lo facciamo riprendendo un passaggio del Lessico dei simboli medievali di Oliver Beigbeder, il quale, alla voce “Asino”, parla dell’iconografia della Fuga in Egitto, e proprio commentando il capitello di Autun, e poi quello di Saulieu, scrive:

La Vergine presenta al Bambino la sfera del mondo e contemporaneamente lo stringe tra le braccia per proteggerlo. Il potere del Cristo è qui simboleggiato dai fioroni rotondi, perlati, che sono messi sotto gli zoccoli della cavalcatura. A Saulieu, dove ritroviamo analoghi fioroni, questi disegnano una figura movimentata, posti come sono più in alto o più in basso secondo la posizione delle zampe: l’ultimo a sinistra secondo la direzione di marcia contiene dieci petali – particolare che ci riporta sempre al potere cosmico attribuito al Cristo in questa occasione…

La “nuvola” dietro il capo di Giuseppe ad Autun (foto: GautierPoupeau)

Dopo averci aperto una strada di indagine, quella cioè che fa dei “fioroni” il simbolo del potere del Figlio di Dio, Beigbeder si addentra, come suo uso, in un’analisi erudita sulle ulteriori simbologie nascoste nei fiori e nel numeri dei loro petali. Noi non lo seguiremo su quella strada; e però ci pare interessantissimo un passaggio ulteriore del suo testo, in cui lo studioso ricorda un brano di Isaia (19, 1): “Ecco il Signore che avanza in una nuvola leggera ed entra in Egitto. Gli idoli dell’Egitto tremano alla sua presenza…”, e aggiunge: “Naturalmente un testo del genere non poteva non avere valore profetico, e fu facile interpretarlo come annunciante la Fuga in Egitto. In tale prospettiva, non è da escludere che i fioroni sotto le zampe dell’asino (…) rappresentino proprio le ‘nuvole’ che avvolgono di mistero il passaggio della Sacra Famiglia”.

Nuvole che avvolgono di mistero il passaggio del Signore. Le “ruote” potrebbero essere, quindi, nuvole che avvolgono il viaggio. E non dice, Beigbeder, di un altro dettaglio che pure confermerebbe la sua supposizione; e cioè che di come sembrino tornare, evocate, le “ruote”, nel capitello di Autun: quello dietro la testa di Giuseppe è un fiore, certo, ma sembra un’altra “ruota”, l’ottava… addirittura morbidamente afflosciata, proprio come un fiore, ma anche come una nube di mistero che si muova per accompagnare e avvolgere la Sacra Famiglia.

A noi basta e avanza. Ci chiediamo ancora quale sia, tra i nostri due capitelli, il più riuscito e il più affascinante. Ma rispetto all’altra domanda, quella sulle strane “ruote” della Fuga in Egitto, con l’aiuto di un erudito e di un profeta siamo forse riusciti a trovare una risposta plausibile, o almeno una traccia da seguire.

Autun, un dettaglio del capitello

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C’è anche questo pezzo notevolissimo, nel volumetto sui capitelli romanici che Before Chartres propone, finalmente “in carta”, ai suoi lettori più fedeli. E ce ne sono altri undici – anzi, per la verità ce ne sono altri tredici – che hanno la pretesa di essere altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI.

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Un’altra rassegna di capolavori: altri venti capitelli, tra i più belli scolpiti nel tempo romanico, sono raccolti in questo volumetto. Before Chartres li guarda e li racconta con la consueta curiosa attenzione, e con quell’entusiasmo che, di fronte a pezzi così eccezionali, è inevitabile: CAPITELLI ROMANICI, altri VENTI CAPOLAVORI.

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La Borgogna romanica – da Autun a Tournus, da Vézelay a Cluny a Berzé-la-Ville – è ora un delizioso volumetto, densissimo di meraviglie, che mette insieme gli appunti di viaggio di Before Chartres: LA BORGOGNA romanica IN SEI GIORNI.

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4 pensieri su “Un asino, ma anche misteriose ruote, per la Fuga del Bambino in Egitto

  1. Per quel che posso vedere nelle foto qui pubblicate, oltre alle differenze stilistiche ne noto un’altra: nel capitello di Saulieu le ruote mi paiono essere 4, mente in quello di Autun sono 4 e mezzo – quindi presumo 5.
    Questo farebbe un’importante differenza nella mia poverissima interpretazione di questo simbolo visto he ho subito pensato alla visione del profeta Ezechiele (1, 1-28).
    E in particolare:

    «14Gli esseri andavano e venivano come un baleno. 15Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro. 16Le ruote avevano l’aspetto e la struttura come di topazio e tutt’e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un’altra ruota. 17Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi. 18La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt’e quattro erano pieni di occhi tutt’intorno. 19Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano. 20Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote. 21Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell’essere vivente era nelle ruote.»

    Direi le analogie d’immagine sono facili da individuare e quelle di possibile simbologia neppure così nascoste.
    Certo, la Famiglia di Nazareth è per così dire “in fuga”, ma forse che tutto il loro muoversi – per non parlare della nascita del concepimento e della nascita del Bimbo – non fu guidato e protetto dalla potenza dello Spirito.
    La Santa Famiglia metafora simbolica del “carro di fuoco” (Merkabah) carro che porta il trono di Dio
    Ci sono tutte le analogie che non riporto qui, tra “fuga in Egitto” della Santa Famiglia e la “fuga dall’Egitto” del Popolo d’Israele, tra il Faraone ed Erode e in ultimo potremmo azzardare come l’uscita da Betlemme, luogo di nascita di Gesù, farà si che sia il Gesù storico che il Gesù “mistico”, inizino il loro “viaggio” sino ai 4 angoli della Terra, procedendo in 4 direzioni diverse, senza mai però dividersi e restando Uno (come la Merkabah).

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    1. Contributo interessantissimo, Bariom. In particolare per la parte che richiama le analogie – e bisognerà tornarci – tra Fuga in Egitto ed esilio del popolo in Egitto, tra Erode e il Faraone e ancora, seguendo questo percorso, tra Gesù e Mosè, entrambi sopravvissuti ad una strage di coetanei.

      Quanto alle “ruote”, il richiamo anche iconografico alla narrazione di Ezechiele è suggestivo: nel capitello di Autun, però, le ruote sono sette (otto se contiamo quella svolazzante dietro la testa di Giuseppe), mentre a Saulieu sono effettivamente quattro.

      Dico la mia, qui, in aggiunta: vedo tra il capitello di Autun e quello di Saulieu un progresso “stilistico” e una regressione quanto a pregnanza iconografica; e mi chiedo: è possibile che Gislebertus intendesse rappresentare effettivamente delle “nuvole”, tanto da scolpirne un’ottava svolazzante, e che l’artista di Saulieu si sia ispirato al capitello di Autun, riprendendone il segno delle “ruote” senza però comprenderne a fondo la valenza?

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      1. Giulio, tutto è possibile a questo punto…
        Ad ogni modo facendo una ricerca per immagini con Google, non ho trovato tanti altri esempi di “ruote” o “nuvole” come queste.Certo forme tonde di rosoni, rosoncini floreali sinché se ne vuole, ma che rimandassero a dischi di forma più essenziali o molto più ruote come per il capitello di Saulieu, proprio nulla.
        Complimenti per le tue pubblicazioni, me le sto leggendo una ad una.

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