La strane somiglianze che uniscono due colossi del romanico (anzi tre)

Se entriamo e ne osserviamo l’interno, dalla navata, il santuario di Compostela e il Saint-Sernin di Tolosa, due chiese tra le più grandi del romanico europeo, ci appaiono molto simili, tanto che potremmo dirle quasi sorelle; e gioca insieme a loro, e a loro somiglia maledettamente, un’altra grande realizzazione dell’epoca, la chiesa di Sainte-Foy a Conques, sensibilmente più corta delle altre due quanto a sviluppo longitudinale, e però pressoché identica quanto allo schema costruttivo della navata.

Le cinque chiese “di pellegrinaggio”

Già nella pianta, la chiesa di Tolosa e quella di Compostela sono strettamente somiglianti: verrebbe da dire, quasi, che il Saint-Sernin francese… è il Santiago con l’aggiunta di ulteriori due navatelle – che a Tolosa infatti diventano due per parte – e di un pezzettino in lunghezza, visto che la navata si sviluppa per 10 campate a Compostela, mentre la chiesa tolosana ne ha una in più.

Su questo confronto tra le piante molto simili delle due grandi chiese, che evidentemente ha impressionato molti prima di Before Chartres, gli studiosi hanno fatto scorrere fiumi di inchiostro, e si sono impegnati anche a realizzare bellissimi disegni: uno, famosissimo e derivato dagli studi del Conant, confronta le piante delle cinque maggiori basiliche “di pellegrinaggio” – quella di Tours e quella di Limoges sono andate purtroppo distrutte -; un altro di questi vecchi disegni architettonici unisce in una sola pianta due metà delle chiese di Tolosa e Compostela, creando una specie di “mostro”.

Le due piante a confronto

Ma è nell’alzato, cioè nel modo cioè in cui si articolano le pareti della navata – e quindi nello sviluppo di questo lungo spazio interno longitudinale, e poi nella volta che copre questo spazio – che le due chiese giganti si somigliano come gocce d’acqua. Si tratta di un alzato semplicissimo: a destra e a sinistra della navata, infatti, si susseguono, sia a Tolosa che a Santiago, alti pilastri compositi pressoché uguali; questi sono collegati longitudinalmente da arcate a tutto sesto; sopra ogni arcata si apre una bifora da cui si affaccia il matroneo. Identica, di riflesso, è la strutturazione di ciò che sta subito al di là della parete della navata: in entrambe le chiese le navatelle – poco importa che a Tolosa, come detto, se ne aggiungano due ulteriori all’esterno – sono coperte da volte a crociera successive; e sopra le navatelle, sia a Tolosa che a Santiago si sviluppano i matronei, voltati a mezza botte. E tornando alla navata principale, com’è la copertura? Al di sopra della linea, lunghissima, che sovrasta l’infilata delle bifore dei matronei, a destra e a sinistra si imposta la volta a botte che copre tutto lo sviluppo longitudinale della navata; la volta a botte, infine, sia nel Saint-Sernin che a Compostela, è sostenuta e come tagliata a fette dai costoloni, i quali nascono da ciascun pilastro di un lato e, passando sotto la volta, muoiono nel corrispondente pilastro dall’altra parte della navata.

A proposito di disegni degli studiosi di un tempo, ce n’è uno bellissimo che crea un altro mostro proprio affiancando la sezione della chiesa di Tolosa e la sezione del santuario galiziano, creando un altro interessantissimo “mostro”.

Questo schema, questo alzato, dicevamo, è identico nelle due basiliche colossali, ed è semplicissimo. Ed è strano che sia riproposto in modo così preciso: nei secoli XI e XII lo stile architettonico romanico, infatti, si è espresso in mille combinazioni differenti quanto alle piante – centrale, longitudinale, ad aula unica, a navate… -, quanto ai sostegni – colonne o pilastri di ogni forma, semplici e compositi… – e quanto alle coperture – in legno, a capriate o a cassettoni o a carena di nave, oppure in pietra, a botte, a sesto acuto, a crociera, a cupole successive… -. E però i nostri due giganti del romanico sembrano essere stati progettati in fotocopia. E anzi: c’è un terzo colosso del tempo, la chiesa di Conques, che inseguendo il desiderio dell’altezza, segue lo stesso identico modello, differenziandosi dalle prime due solo per via di una navata decisamente più breve.

Il confronto tra le sezioni delle due chiese
La navata di Sainte-Foy a Conques

Si potrebbe concludere – sbagliando! – che lo schema con cui sono realizzate queste due chiese gigantesche (a cui associamo da qui in poi sicuramente quella di Sainte-Foy a Conques) costituisca un punto di arrivo del romanico: sono state costruite con lo stesso alzato, si potrebbe pensare, perché quello qui incarnato è il modello migliore che i costruttori romanici hanno trovato per costruire una grande chiesa, il più adatto, e insomma lo schema costruttivo “finale”. E invece no.

Come dimostrano altre grandi chiese costruite nello stesso periodo romanico, il punto di arrivo prevede (prevederà) almeno due ulteriori innovazioni, che sembrano non essere state ancora acquisite e padroneggiate dagli architetti di Tolosa, Compostela e Conques.

La navata del Saint-Sernin a Tolosa

Il primo “limite” delle tre grandi sorelle è che la loro navata centrale non risulta coperta con volte a crociera, soluzione importantissima del romanico compiuto (e noi sappiamo perché). La volta a crociera anche sulla navata centrale è un’innovazione così funzionale – tra i capolavori romanici coperti a crociera ricordiamo la basilica di Vézelay, il duomo di Parma, le grandi chiese normanne, la cattedrale di Spira e le altre grandi cattedrali imperiali – e così cruciale che sarà mantenuta e sviluppata nelle grandi chiese gotiche; e però le nostre tre grandi chiese la ignorano. La seconda “pecca”, la seconda innovazione non accolta dalle tre chiese di Tolosa, Compostela e Conques, è l’alternanza dei sostegni: questa alternanza, che dà ulteriore complessità e vita alla chiesa romanica, discende dalla prima – non si ha alternanza nei sostegni se la volta non è ripartita in crociere – ed è del tutto assente nelle due grandi chiese in cui stiamo camminando oggi col naso all’insù, le quali anche per questo hanno un po’ l’aspetto – e qui sappiamo di usare parole assolutamente riprovevoli – di lunghissimi seppur splendidi tunnel ferroviari.

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4 pensieri su “La strane somiglianze che uniscono due colossi del romanico (anzi tre)

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Confronto interessante fra tre delle chiese più affascinanti e storicamente rilevanti del Romanico. Due, Conques e Saint-Sernin a Tolosa le ho viste più volte e sono tra le mie preferite e sognate, mentre ancora mi manca Santiago de Compostela.
    Evidenti sono le assonanze e similitudini, nella pianta e ancor più nella sezione e nell’alzato. Avendo visitato molto in questi anni la Francia e in parte la Spagna (Aragona e Navarra) ritengo che la volta a botte sia una caratteristica tipica del romanico (in Alvernia e in Borgogna nella navata maggiore è praticamente la regola) che la distingue nettamente dal gotico, che non conosce questa tipologia di copertura, ma adotta immediatamente le volte a crociera, trasformandola poi in volte esapartite, stellate e quant’altro.
    La volta a crociera è comunque ben conosciuta nel pieno romanico (1100-50), impiegata preferibilmente nelle navate laterali (Alvernia e Borgogna) o nelle cripte, talvolta sui matronei, invece della volta a mezza botte.

    Giusta la sottolineatura che riferisce all’uso delle volte a crociera, l’adozione del sistema alternato (pilastri-colonne) nello sviluppo longitudinale delle navata, che altrimenti, con la volta a botte, non avrebbe avuto nessuna ragione d’essere.

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