Ad Arles il portale parla latino antico

Probabilmente, ogni città ha il suo profumo. Ma Arles più di ogni altra ti avvolge e ti porta in un tempo sospeso, suo, specialissimo, quello in cui la Provenza era terra romana, era spiaggia romana. Non è solo l’arena, con gli altri resti dell’era classica, a testimoniare senz’ombra di dubbio che Arles è stata a lungo una delle capitali dell’Impero; anche il grande portale romanico della chiesa di Saint-Trophime, infatti, pur se costruito mille anni dopo la conquista da parte delle legioni imperiali, parla in latino, e testimonia così di una “romanità” incisa profondissimamente e profondissimamente vissuta.

I profumi si assaporano con i sensi, ed è sempre rischioso provare a spiegarli. E nonostante questo qui proviamo a dire quali sono i modi in cui l’anima romana e classica si lascia trasparire in questo portale, che pure è pienamente medievale ed è stato costruito nei decenni in cui tutto in Europa era romanico.

Il primo accento romano nel portale di Arles è costituito – dirlo è quasi scontato – dalla sua forma monumentale: più che un ingresso, più che una porta, è un arco di trionfo. Come arco di trionfo è stato immaginato, e come arco di trionfo vive da sé. Non è inserito come portale nella facciata della chiesa: questa, anzi, ad Arles non esiste, perché il fronte di Saint-Trophime è un muro piatto che nessuno vede e nessuno ricorda, su cui si appoggia quel monumento a sé che è il portale. Soluzione ben poco romanica, anche se non unica, e comunque ben poco francese.

ArlesCavalli
Teste di cavalli nel portale di Saint-Trophime

Il portale di Arles, ancora, parla un linguaggio romano attraverso alcuni dettagli della decorazione, alcune scelte iconografiche. Ne citiamo due. La prima, evidentissima, è la corona che sta sul capo del Salvatore in trono: tra i grandi Pantocratori dei portali romanici, solo quello di Moissac porta la corona – che invece è assente a Vezelay, ad Autun, a Carennac, a Beaulieu, a Conques, a Compostella… – segno di potere civico, che riporta inevitabilmente all’Impero, alle sue province, alle sue capitali. Il secondo dettaglio iconografico che riconduce il portale di Arles alla Roma classica sono i cavalli: in ogni soggetto scolpito “si percepisce l’influsso dell’arte antica – spiega Michel Pastoureau – in particolare dei sarcofagi paleocristiani, conservati in gran numero nel cimitero degli Alyschamps”; ma le teste dei cavalli, in particolare, hanno un vigore e un realismo raro altrove nel medioevo, e sembrano scolpite davvero in epoca classica.

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Il portale, veduta complessiva

E infine è profondamente romana e latina, nel portale di Arles, la capacità di raccontare, la densità della narrazione. Mentre la lunetta con il Cristo in gloria, che nel tempo romanico è il centro innegabile di ogni portale, si rimpicciolisce e quasi si atrofizza – non solo nelle dimensioni complessive, ma anche in quelle figure che faticano a riempirne lo spazio pur ridotto -, contemporaneamente si impongono invece con forza allo sguardo le vicende narrate nelle altre zone del portale monumentale, dalle processioni dei santi e dei dannati fino al racconto articolato dei fatti dell’infanzia di Gesù. E lo snodarsi di quelle vicende, dalla nascita del Salvatore alla fuga in Egitto, ricorda, con il suo svolgersi fitto e conseguente, il racconto delle guerre di conquista che i Romani dipanarono, mille anni prima, sui loro archi trionfali e ancor più sulle loro grandi colonne celebrative.

E il profumo di Roma e della sua epopea, così, soffia su Arles; non solo nel vasto cuore romano in cui sorge l’arena bianca, ma anche là dove a scolpire e a raccontare furono gli scalpellini medievali di Saint-Trophime, con il loro linguaggio colto e meravigliosamente antico.

ArlesDettaglio
Il florilegio della narrazione in uno scorcio del portale di Arles

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20 pensieri su “Ad Arles il portale parla latino antico

  1. Paolo Salvi

    Saint-Trophime ed Arles hanno un posto nel mio cuore, fin da quando la vidi 13enne. E rivista pochi anni orsono, con qualche libro in più letto, il fascino rimane intatto.
    Come sempre, splendida descrizione, originale e acuta, di uno dei più bei gioielli della architettura e scultura romanica, corredato da un’eccellente, sia pur sintetica. documentazione iconografica.
    E’ sempre un piacere leggerti.

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  2. Gerardo Lonardoni (da Fb):
    Ad Arles sono estremamente interessanti gli Alyscamps, cimitero romano cui anche l’articolo fa cenno. Chi conosce il latino potrà paragonare le iscrizioni di epoca pagana e quelle di epoca cristiana. Solenni e fiere anche nel loro dolore le prime, miserevoli e lacrimevoli le seconde, affinché Dio si ricordasse di loro nel suo paradiso. La differenza di mentalità, che si manifesta in un lasso di tempo così breve, mi impressionò profondamente quando li visitai. Roma pagana nella sua forza e fierezza, Roma cristiana umile e supplichevole.

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      1. Grazie. Spero che qualcuno dei lettoei mi risponda in merito. Finora non ho trovato grande interesse e anzi un po’ di scetticismo (magari giustificato). Ma ricorrere alla frase: “quelle irregolarità tra le figure sono un caso” non mi soddisfa. Ciao!

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  3. Giovanna Bigalli (da Fb):
    Vista 40 anni fa, prima del restauro. Rivista dopo il restauro, molto diversa. Riletta qui oggi, ritrovando grazie alle tue riflessioni le emozioni di allora. Quel Cristo incoronato…. Un arco di trionfo, sì! Un linguaggio classico, vero, come in altre parti della Provenza… Ma com’è romanico il personaggio pur così classicamente togato accanto ai cavalli ‘romani’! Quella manona, quelle proporzioni… solo un uomo medioevale poteva scolpirlo! Grazie, come sempre.

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    1. E’ proprio così, Giovanna: Arles è allo stesso tempo Roma e medioevo, romanico e romano. Camminare per le vie della città è come fare il pendolo tra due epoche entrambe affascinanti, nessuna delle quali ad Arles prevale sull’altra.

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  4. Paolo Salvi

    Rileggerti è sempre un piacere. Le descrizioni acute e appassionate.
    Aggiungerei che pure la trabeazione che affianca la grande arcata del portale, accentua l’immagine classica del portale.

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  5. Antonella Fabriani Rojas (da Fb):
    Finalmente me lo sono letto. Giustissima l’osservazione sulle teste dei cavalli, cose che vanno portate all’attenzione altrimenti possono sfuggire. Mi accorgo che alla fine uno guarda tutto nell’insieme per non vedere niente…Grazie per questo bel giro a Saint Trophime!

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  6. Claudio Gotta

    L’interno mi ha dato la sensazione di una chiesa già gotica con la pianta molto allungata e parecchio slanciata verso l’alto, se non sbaglio, oltre al coro decisamente gotico, parte degli archi tra le colonne tendono al sesto acuto, il portale comunque è mozzafiato!!!

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  7. Sabrina Ferrari (da Fb):
    Specifico per i pochi che non dovessero saperlo… Giulio Giuliani ha correttamente definito Arles come capitale romana. Lo era “di fatto”, in quanto, nel IV secolo, era una delle residenze preferite dell’imperatore Costantino I. Non per nulla, il concilio del 314, contro l’eresia donatista, fu convocato (da Costantino) proprio a Arles.

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