Casauria e l’architrave del suo potere

Potente, tanto da far tremare i polsi. L’architrave del portale di Casauria – quattro scene in successione perfettamente leggibili – ha la forza di un proclama annunciato con squilli di tromba, e l’autorevolezza di un editto regio sigillato con ceralacca. Certifica, come meglio non si sarebbe potuto fare, le ragioni dell’immenso potere dell’abbazia.

In altre chiese, in altre abbazie, una lapide o un rilievo o un affresco ne raccontano l’origine. Ma qui, in quattro scene, si scolpisce nel marmo come l’abbazia di San Clemente sia stata fondata – la vicenda si svolge nella seconda metà del IX secolo – sulle reliquie del Santo, suo “padrino” spirituale, e insieme sia stata voluta, e dotata di ricchezze, e posta come baluardo possente dentro il suo vastissimo feudo dai suoi “padrini” terreni. E cioè il Papa, in persona, e l’imperatore, e i conti e i potenti di quella terra. Che tutti lo sappiano, guardando l’architrave sopra l’ingresso: l’autorità dell’abbazia di San Clemente a Casauria è vasta come quella di poche altre nella Cristianità, e origina dai massimi poteri e dalle massime autorità della Terra.

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L’architrave con le sue quattro scene. Al centro il modello della chiesa

La prima scena si svolge a Roma. Il Pontefice, Papa Adriano II, affida all’imperatore Ludovico II l’urna con i resti di san Clemente, perché su di essa si costruisca la nuova grande chiesa dell’abbazia. L’Imperatore riceve l’urna e, nella scena seguente, a sua volta la consegna ai monaci; lo segue armato Suppone, vicario dell’Imperatore a Casauria: si rappresenta così anche il consenso della massima autorità locale all’edificazione dell’abbazia. Nella terza scena, l’Imperatore consegna a Romano, il primo abate, lo scettro del potere. Nella quarta, Sisenando, nobile di altissimo rango e gran proprietario terriero, e Grimbaldo, vescovo di Penne, consegnano all’Imperatore un canestro fertile di fiori e frutta: rimettono quindi a Ludovico II, perché li ceda all’abbazia, i diritti che avevano sul territorio di Casauria. E perché non manchi nessuno tra coloro che sono potenti, assiste alla cerimonia il conte Eribaldo, l’ultima figura scolpita sull’architrave.

L’architrave è il cuore del portale centrale della nuova chiesa. Come tutta la facciata – e in sostanza come tutto l’edificio – scaturisce dalla volontà e dall’opera dell’abate Leonate, che a partire dal 1152 ricostruì la chiesa, con grande impegno di risorse e di talenti, e insieme al successore Ioele riportò l’abbazia ad un nuovo e intenso momento di apogeo, in cui di nuovo le furono sottomessi oltre trenta castelli. Lo stile del grande pezzo scolpito – il protiro dovrebbe risalire agli anni intorno 1180 – è ancora pienamente romanico. Ma quanto è ancora “romanica” la sua anima? Di certo, l’architrave di Casauria è lontanissimo da tanti altri rilievi dello stesso periodo, al centro dei quali sta l’afflato religioso, spirituale, escatologico: qui, al contrario, il messaggio è pura apologia di un “impero”. Ecclesiastico, sì, ma… molto molto terreno.

Il racconto delle origini dell’abbazia, scientemente descritto e delineato nell’architrave, così votato a certificare i ruoli e i poteri che garantiscono all’abbazia abbondanza e autorità, è chiarissimo e avrà fatto abbassare lo sguardo a molti, in quel tempo. Ma è in grado di spiazzare anche noi: così cinicamente laico, e così cinicamente “politico”, costituisce in verità l’epifania di un tempo nuovo, di una nuova sensibilità, di un nuovo diversissimo medioevo. Che all’attesa della Fine comincia a sostituire uno sguardo prospettico pieno di interesse verso la realtà mondana.

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Il portale dell’abbazia (foto: Leo De Rocco)

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La fondazione dell’abbazia di San Clemente a Casauria – lo certifica proprio l’architrave con il suo racconto – risale al IX secolo. L’insediamento religioso vive momenti di grande splendore, alternati a fasi di decadenza, in un’area di confine particolarmente segnata dai conflitti tra il potere imperiale, l’egemonia pontificia, le scorribande normanne.  La chiesa attuale, splendida, è stata iniziata nel 1152: risale quindi al tempo della maturità romanica, e si inserisce come un gioiello di prima grandezza nella fioritura dei coevi edifici romanici dell’Abruzzo. L’interno, maestoso e chiaro, scandito da forti pilastri e coperto da capriate lignee – gli interventi di restauro sono comunque evidenti – è nobilitato da uno splendido ambone. Sotto il presbiterio si estende una interessante e bassa cripta, la parte più antica dell’edificio. Un’ampia rassegna di foto dell’abbazia, molto belle, si può trovare nel post che ad essa è dedicato in Abruzzo, storie e passioni, di Leo De Rocco, autore del blog e delle fotografie. 

 

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Centocinquantun pagine per raccontare l’Abruzzo, una terra fiera, in cui l’arte romanica è fiorita rigogliosa. Raccolgono e raccontano le grandi chiese e le grandi abbazie isolate, l’arte vivacissima di Ruggero, Roberto e Nicodemo, e i loro splendidi arredi pieni di girali, mostri, animali e piccoli uomini nudi, e ancora i portali e gli architravi, gli amboni e i cibori… Il viaggio nell’Abruzzo romanico, non delude mai, e così non delude il nuovissimo volumetto ITINERARI alla scoperta DEL ROMANICO IN ABRUZZO, che raccoglie gli appunti di viaggio di Before Chartres.

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Quello di Casauria è un portale bellissimo, ma “minore”. Before Chartres affronta invece il tema dei “grandi” portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.

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La terra alta tra Milano e i Laghi è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Un itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Almenno San Bartolomeo a Gravedona, da Agliate ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che hanno lasciato nelle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI. 

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3 pensieri su “Casauria e l’architrave del suo potere

  1. Paolo Salvi

    L’abbazia di San Clemente a Casauria (vicino all’uscita autostradale di Torre de’ Passeri dell’A25 Pescara-Roma) è uno dei gioielli del romanico abruzzese. Splendido edificio a tre navate, monoabsidato, arricchito nel suo spoglio interno da un ambone, un cero ed il ciborio di pregevole fattura e con inserti cosmateschi, è una delle mete imprescindibili per chi visiti l’Abruzzo. Particolare anche la facciata a terminazione orizzontale, preceduta da un nartece, ricca di decorazioni scultore. Immersa nel verde, ha nei locali annessi un bel museo con pregevoli suppellettili e lapidi dall’epoca romana.
    Nelle mie ripetute frequentazioni della regione, ho potuto visitarla tre volte negli ultimi 20 anni, l’ultima 2 anni fa ed ho potuto notare i progressi e la cura che via via è stata adottata nei suoi confronti.
    Quanto all’architrave del portale la descrizione è come sempre accurata e dettagliata, agevolando la migliore comprensione per chi si avvicini a questa pregevole opera.

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