Il monastero sul monte nato dall’onda

Sant Llorenç del Munt è un simbolo potente. E’ il testimone, ora solitario, del tempo in cui le popolazioni cristiane della Catalogna furono sferzate dalle ondate musulmane, eppure si impuntarono a resistere, anche a costo di “incastellarsi”, lasciando le città e le terre in pianura per trasferire ogni cosa là dove i soldati del califfato non potevano arrivare.

In questo narrarsi della resistenza all’Islam nella Catalogna altomedievale – ma accadde lo stesso in altre regioni spagnole – impressiona sentire quante volte i cristiani si rifugiarono in altura, per poi ridiscendere, e per poi dover cercare nuovo riparo sui monti. Come fa l’onda del mare, che conquista metri e metri sulla spiaggia per poi ritirarsi, così fecero le milizie saracene, costringendo i cristiani a fuggire, varie volte, nei secoli dell’alto medioevo. Ad ogni risacca, allontanatisi o sconfitti i musulmani, sembrò agli spagnoli di poter ritornare a vivere sicuri; ma spesso fu un’illusione momentanea, vanificata da un nuovo allargarsi del mare.

Ecco: il complesso monastico di Sant Llorenç del Munt fu costruito sul colmo del monte, a più di mille metri di altitudine, durante una delle ondate islamiche, forse già nel secolo VIII. Lo edificarono i monaci del cenobio di San Cugat del Vallès, presso Barcellona; in un momento imprecisato tutti, o buona parte, abbandonarono infatti la loro sede in pianura, angheriata dalle scorribande, e si diedero una nuova casa sui monti che, a pochi chilometri di distanza, offrivano un rifugio sicuro. A loro si unirono i cristiani di Egara (l’attuale Tarrassa); e là dove oggi la chiesa di Sant Llorenç giace sola, nacque invece un nucleo, una comunità ampia, che non sapeva quanto sarebbe rimasta lassù, e forse anzi a più riprese provò a tornare a valle, o fu rifugio per nuovi gruppi di cristiani in fuga. Sempre il nuovo nucleo mantenne i legami con il monastero di San Cugat del Vallès, come a dire che lo spirito indomito dei monaci, insieme a quello dei fedeli che li seguirono, aveva ben chiaro i legami e la speranza: si era trasferito sui monti per colpa dell’onda, ma era certo che la reconquista – o almeno la risacca – non avrebbe tardato a venire.

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Due cose deve Sant Llorenç del Munt al sofferente migrare dei cristiani di Catalogna. A questo loro fuggire e poi tornare si deve, in primo luogo, il sorgere del monastero in un luogo così impervio e affascinante, e poi nell’XI secolo l’edificazione della chiesa che conosciamo. In secondo luogo la chiesa di Sant Llorenç deve al continuo alternarsi di guerra e di pace anche la propria stessa sopravvivenza. Posta lassù in alto diveniva importante quando i musulmani facevano paura – fino a tutto il IX secolo le scorribande si ripeterono a fasi alterne – ma poi, presto nei secoli, con la raggiunta pacificazione, si ritrovò ad essere scomoda, e faticosa da gestire, e tutto sommato “fuori luogo”. E proprio per questo nessuno, dopo il medioevo, si preoccupò di abbellirla; e proprio per questo, quasi mille anni dopo, la ritroviamo tale e quale, in cima al monte, dove la depositò l’onda violenta dell’Islam.

Insomma, Sant Llorenç del Munt è un gioiello. Recuperata dal completo abbandono nei primi decenni del Novecento, la chiesa si presenta oggi nella veste rigorosa e coerente che le fu cucita addosso da chi la consacrò nel 1064. Piccole pietre – che sembrano rosse all’esterno, tendenti al grigio all’interno – ne costituiscono il corpo, regolarissimo nella tessitura, rigorosissimo nella semplicità che è tipica delle chiese di Catalogna, o almeno della famiglia di chiese del XI secolo che trovano in Cardona l’esempio più nobile e perfetto. Anche qui, come a Cardona, non un solo capitello, non un solo rilevo, né all’interno né all’esterno, e tutto si gioca sulle linee austere e precise della costruzione… Eppure la chiesa di Sant Llorenç – tre navate scandite da pilastri essenziali, completamente voltata in pietra, terminata da tre absidi ed arricchita da una splendida cupola – trasuda come poche di profondo e sofferente spirito romanico. Attende e spera e già vede arrivare la risacca, il nuovo mondo che sarà finalmente cristiano, e quindi finalmente pronto ad accogliere la fine dei tempi, e i tempi nuovi.

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L’interno di Sant Llorenç del Munt

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SantLlorencDelMunt5Sant Llorenç del Munt sorge sull’omonimo monte, a mezz’ora di strada da Barcellona, al centro di quello che ora è il Parco Naturale di Sant Llorenç del Munt i l’Obac. Una volta nel parco, si può raggiungere il monastero a piedi, con una camminata di circa quaranta minuti, in salita. Il percorso conduce dalla valle ricca di vegetazione alla sommità brulla e spettacolare del monte.

La chiesa – a chi arriva si propone con la splendida parte absidale – dopo l’abbandono degli ultime secoli è stata restaurata nel primo Novecento. Rigoroso è stato l’intervento sulla chiesa; meno coerente quello sugli edifici circostanti, resti del monastero ristrutturati e ora adibiti alla ricezione turistica.

La salita a Sant Llorenç del Munt è comunque un’esperienza di grande impegno e di grande soddisfazione. Le escursioni “romaniche” altrettanto impegnative, e quindi gradite da chi alla passione per il medioevo unisce quella per la camminata in piena natura, sono infatti ormai decisamente poche: si raggiungono a piedi Civate e San Benedetto in Val Perlana, in Italia, e poi il Canigou sui Pirenei francesi e Cassérres di nuovo in Catalogna, dove però, a fianco del percorso a piedi, ne sono stati aperti altri che permettono l’ascesa in auto o con il fuoristrada. 

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2 pensieri su “Il monastero sul monte nato dall’onda

  1. Paolo Salvi ha detto:

    Ricordo ancora la scalata nel bosco per salire a Saint-Martin-du-Canigou, nella Catalogna francese. Sentieri impervi nella boscaglia e la soddisfazione finale della conquista del luogo ricco di fascino e storia. In effetti è corretto il parallelo con San Pietro in Civate, presso il lago di Como. Edifici di grande fascino architettonico e ambientale.

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