Che cosa doveva essere, il monastero perduto di Civate? Fu senza dubbio un insediamento favoloso, se ancora oggi, ridotto quasi alla sola chiesa abbaziale, è tra i luoghi più affascinanti di tutto il medioevo.
La chiesa di San Pietro “al monte” si presenta, ai nostri giorni, come una meravigliosa gemma isolata – alla quale, peraltro, basta ciò che ha per conquistare chiunque la visiti -. E dando credito alle certezze di chi ha scavato nel sito senza trovare traccia di altre costruzioni circostanti, possiamo continuare a goderne così, come di una primizia spuntata da sola, o come di un avamposto del monastero di San Calocero, giù a Civate, a cui la chiesa “al monte” fu sicuramente legata.
Ma il viaggio, salendo da Civate a San Pietro “al monte”, può essere duplice: il primo, reale, ci porta a visitare ciò che resta; ma un secondo cammino può essere poi compiuto con gli occhi socchiusi, per arrivare a rivedere ciò che c’era, e ora è perduto.

Civate, la chiesa di San Pietro
Il viaggio reale, cioè la visita alla bellissima chiesa, è noto a molti: si parcheggia l’auto dove termina la strada e comincia la salita; si sale a piedi per il sentiero che attraversa i boschi, nella più classica camminata di montagna, che richiede ben più di mezz’ora; e si giunge infine dove, seppur in quota, una vasta radura accoglie la bellissima chiesa dedicata a San Pietro, e poche altre costruzioni attigue. Pietre grigie immerse in un lago verde d’altura. Che ripagano della fatica e del tempo della salita. La forma della chiesa, edificata questa nell’XI secolo, con una duplica parte absidale, introdotta da una scalinata vasta e dal deambulatorio semicircolare che la rendono inconfondibile; poi il nartece con gli affreschi tra i più significativi del romanico italiano; la grande visione del drago sconfitto dalle schiere angeliche, la cripta, il ciborio, gli stucchi… tutto è noto di Civate, di tutto si è scritto.

Il nartece, con gli affreschi e gli stucchi
Ma è il secondo viaggio che mi affascina: immaginare cioè com’era la radura nel medioevo, chiedermi cos’altro sorgeva intorno alla chiesa che resta, e come si organizzava l’insediamento che sicuramente la circondava. Nonostante le certezze degli archeologi, quel prato, un tempo, e a lungo, fu abitato da molti. Già nel IX secolo nel monastero di “Clavades” vivevano e pregavano – secondo la testimonianza del Codex confraternitatum Fabariensium – ben trentacinque monaci; molti dei quali a valle, cioè a San Calocero; altri però officiarono “al monte”, e presidiarono la chiesa di San Pietro, troppo preziosa, e troppo vasta, per essere utilizzata solo di tanto in tanto. E intorno a loro e al loro cenobio – successe così in mille altri luoghi del tempo romanico – pietre e legno diedero certamente sostanza ad abitazioni, strutture di servizio, torri e protezioni.
Sarebbe un sogno poter “risalire a Civate”, cioè tornare a visitare l’insediamento di allora e, sbucando dal bosco, trovarsi di fronte lo spiazzo di San Pietro com’era nei secoli della sua fioritura, monastero popolato, ampio, se non addirittura, secondo alcuni, cittadella fortificata.
Già per quanto offre oggi, San Pietro “al monte” compete, tra i luoghi più suggestivi dell’arte e della mitologia medievale italiana, con la Sacra di San Michele e con San Pietro a Tuscania. La Civate di un tempo – pensate l’insediamento vivo e attivo ma avvolto dalla neve o dalla nebbia lombarda – toglie il respiro a chi riesce a ricostruirla nei propri pensieri. E forse non avrebbe eguali.

La radura e l’insediamento attuale
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La terra alta tra Milano e i Laghi è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Un itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Almenno San Bartolomeo a Gravedona, da Agliate ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che hanno lasciato nelle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI.
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Ce ne sono altre undici. Belle come San Pietro al Monte, come San Pietro inerpicate ad alta quota, o comunque lontane, difficilmente raggiungibili, altre undici splendide chiese stanno nel volumetto che Before Chartres ha dedicato – finalmente “in carta” – ai più spettacolari nidi d’aquila del romanico. Lo trovi qui: DODICI CHIESE isolate DEL TEMPO ROMANICO.
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Antonella Maddaloni (da Fb):
Ci sono stata qualche anno fa. Bellissimo posto x chi nn è avezzo alle salite si fa un Po fatica ma cmq ne vale davvero la pena scarpe comode e via.
Buona domenica a tutti.
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Gian Luigi Daccò (da Fb):
San Pietro al Monte era una basilica penitenziale , non c’è mai stato un monastero intorno. L’antico monastero è sempre stato quello al piano, nel paese, con la chiesa di San Calocero , come dimostrano tutti gli scavi archeologici da quelli del Barrelli a fine Ottocento agli ultimi, recenti , del Pergola. E come dimostrano anche i documenti d’archivio, oggi all’Università di Halle in larga misura, con la data topica inequivocabile.
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Confermato e complesso il rapporto tra le due istituzioni “gemelle”, San Pietro sui monti e San Calocero in paese. Sandro Chierici (“Lombardia”, in “Italia Romanica”), dicendo appunto della fatica di comprendere quanto delle fonti sia da attribuire ad una struttura o all’altra, parla comunque di “due monasteri… in strettissimo rapporto”.
Io per me – e per la mia immaginazione 🙂 – resto su questa posizione: la basilica attuale aveva intorno un insediamento monastico, e ben più di quanto resta ora. E guai a te, Gian Luigi, se mi dimostri, carte alla mano il contrario 🙂
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Gian Luigi Daccò (da Fb):
Purtroppo Giulio , è proprio così: San Pietro era una Basilica penitenziale, come dimostra anche tutto il ciclo di affreschi dedicato all’Apocalisse e alla Gerusalemme Celeste. Ripeto: tutti gli scavi archeologici fatti dimostrano inequivocabilmente che lì un monstero, sul Monte Cornizzolo, non c’è mai stato.
Quelle che citi sono voci piuttosto datate e di Storici dell’Arte che non conoscono le fonti archeologiche . Già il Bognetti dubitava molto perfino della presenza di un complesso sul monte, ma tutte le fonti degli scavi archeologici sono concordi. A S. Pietro non vi era un monastero , al massimo qualche cella di eremiti , di cui però non è mai stata trovata traccia. Vi sono poi le date topiche degli atti redatti: nessuno risulta redatto sul Monte Pedale, l’attuale Monte Cornizzolo, dove sorge San Pietro al Monte.
Ti allego un parziale bibliografia degli scavi e studi più significativi. : BARELLI V., S. Pietro ai Monti di Civate, “Rivista Archeologica dell’Antica Provincia e Diocesi di Como”, 20(1881), 3-14.PERGOLA P., Civate (LC). S. Pietro al Monte. Scavo della “cripta altomedievale”, in “Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia”, 1992-1993, 141-143.
PERGOLA P., S. Pietro al Monte di Civate: riscoperta della cripta altomedioevale, in “Atti del VII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana”, Cassino, 1993.
PERGOLA P., S. Pietro al Monte. Relazione sugli scavi, (Archivio Soprintendenza Archeologica della Lombardia), 1993.NOBILE DE AGOSTINI I., L’età romana: le necropoli, in “Carta archeologica della Lombardia IV. La Provincia di Lecco”, a cura di S. CASINI, 1994, 212-244.
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Grazie, Gian Luigi. Riporto le tue considerazioni e le tue preziosissimre informazioni, anche se quella che esponi – monastero in paese e chiesa isolata sul monte – mi pare una posizione un po’ estrema: ti cito solo quanto scrive la voce Civate della Treccani dell’Arte Medievale: “…nel sec. XI, con la costruzione delle attuali chiese, assunsero concreta e definitiva fisionomia i due nuclei di S. Pietro e di S. Calocero, ben distinti ma facenti parte di un’unica abbazia”. Secondo molti, intorno a San Pietro ci fu ovviamente un insediamento più ampio dell’attuale, e quella che vediamo – con le sue dimensioni, i suoi tesori, le sue opere d’arte – non potè essere una chiesa “isolata”, non presidiata. Nel medioevo – resto convinto – una cittadella circondava la basilica.
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Pietro Vargiu (da Fb):
Entrare in contatto (fisico, le pietre si toccano) con artefici di 1.200 anno fa, che comunque avevano una base culturale uguale a noi…
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Anna Maria Pizzagalli (da Fb):
È un autentico splendore!!! Racchiuso in un ambiente non contaminato da costruzioni che ne turbino l’ incanto…
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Irene Bois (da Fb):
Stupenda abbazia in un luogo bellissimo
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Andrea Palazzi (da Fb):
Sì, me lo sono segnato, appena trovo un WE col bel tempo. Tanti anni fa ero stato a Castelseprio, un fatica boia a trovarlo. Fascinosissimo col tempo grigio, ma a 20 anni ci badi molto meno 🙂
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Deve essere bellissima e vorrei andarci … è sempre accessibile o bisogna vedere un permesso ?
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Sempre accessibile, e molto frequentata.
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GRAZIE sei gentilissimo ..
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Per visitarla all’interno conviene informarsi , penso presso il comune , fanno anche visite guidate . La maggior parte delle giornate è chiusa ,eccetto in determinate occasioni .Comunque l’esterno si può visitare liberamente ,avendone rispetto essendo un luogo di culto e comunque merita .
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E’ visitabile in tutti i weekend quando è tenuta aperta dagli Amici di San Pietro al Monte, che svolgono con passione questo pregevolissimo compito anche di guide ad illustrare il monumento.
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Sublime ed affascinante, dopo circa un ora e dieci di cammino in salita nel bosco, il panorama mozzafiato che si distende su questo declivio pratoso che accoglie i due splendidi edifici della basilica di San Pietro e dell’Oratorio di San Benedetto, confondibile con un battistero per la sua forma a pianta centrale e la sua posizione antistante alla chiesa principale.
Sublime ed affascinante San Pietro al Monte, coi suoi antichissimi stucchi scolpiti a creare bassorilievi e capitelli pregevoli, coi suoi cicli di affreschi che si dipanano nel nartece e in controfacciata, come sul ciborio.
Un edificio straordinario che va visitato per ogni appassionante dell’arte ed architettura romanica, un enorme ed appagante regalo per la fatica di raggiungerlo, come fu per me la prima volta che mi accompagnò l’amico Magister, nonostante la sua veneranda età e dopo le sue tante salite al sito. E così splendido che recentemente con altri amici ci sono tornato, provando lo stesso stupore e meraviglia di fronte a tanta magnificenza.
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