Quell’Isaia partito via per la tangente

Una figura, una in particolare, segna l’apice della scultura romanica. Bella, anzi bellissima, la rappresentazione del profeta Isaia a Souillac diventa quasi sconvolgente se si socchiudono gli occhi e la si guarda dentro tutto il cammino della scultura medievale. E’ come un treno deragliato, come una meraviglia inattesa e poi dimenticata…

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Souillac, l’Isaia

Due parole per descriverlo, innanzitutto, questo capolavoro. L’Isaia di Souillac sta in uno strano portale “al rovescio”, posto all’interno dell’abbazia di Sainte-Marie, ad accogliere il fedele che esce, invece che quello che accede alla chiesa. Ma tant’è: anche nella penombra dell’interno, e anche in un contesto così strano che addirittura respinge il profeta scolpito sa folgorare chi lo ammira.

Lo si guardi da solo, nel rettangolo magico in cui è inscritto. Danza, Isaia. Perché si annuncia la fine dell’esilio di Babilonia, e finalmente il “resto” di Israele – coloro cioè che hanno sopportato tutto e ancora sono fedeli – potrà finalmente vedere le meraviglie di Dio. Canta, Isaia, un canto di esultanza, che dice: “Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: Regna il tuo Dio” (Is 52,7). Ancora, l’Isaia di Souillac sembra lo sposo del Cantico dei Cantici che corre dalla sua amata: “Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline” (Ct 2,8). E’ un messaggero di pace che si affretta a portare il lieto annuncio di liberazione, di salvezza, e proclamando che Dio regna. Punto. Perché mille sarebbero le cose da aggiungere, per descrivere il profeta di Souillac…

Eppure, questo anziano che balla un passo leggero è come un treno uscito fuori dai binari, che corre via per una splendida tangente. Ripercorrete infatti ad occhi socchiusi la strada che ha portato fino a qui: pensate ai primi capitelli scolpiti nell’alto medioevo, alle sculture longobarde, poi a Wiligelmo e al Maestro di Cabestany e a Gislebertus. Tutta la scultura romanica, certo, si è fatta via via più raffinata e ha condotto a questo Isaia, che data al 1150 o poco più tardi. Ma poi? Cosa succede un istante dopo il profeta di Souillac? Succede che dopo di lui tutto si quieta improvvisamente, e viene il tempo delle statue-colonna, degli apostoli e dei sovrani impalati della statuaria tardoromanica e gotica…

Isaia segna un punto di arrivo fuori rotta, schizzato via dal percorso dell’arte. Mostra come avrebbe potuto essere – vivace, asimmetrica e fremente di gioia – l’arte europea, se la restaurazione insieme gotica e civica non avesse alla fine sedato l’estro fantastico e l’afflato di fede del tempo romanico. Andò così: il Giorno del Giudizio, con la fine dei tempi e con l’annuncio dei nuovi cieli, non giunse mai. L’Isaia di Souillac l’attendeva ancora, e lo sentiva vicinissimo, e i suoi piedi non potevano trattenersi, come non potevano stare quieti il suo mantello e la sua barba. Ma il Giorno fatale non arrivò. E a Chartres, le statue dei re e dei santi si placarono, e presero un altro lungo e più lento cammino, e cominciarono a cercare il futuro dell’umanità lungo ben altre strade, con ben altro aplomb.

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Souillac, le sculture del “portale” ricostruito sulla controfacciata

L’Isaia di Souillac è stato scolpito, probabilmente, per essere inserito nel portale dell’abbazia, che però non fu mai realizzato. Così il rilievo che rappresenta il profeta, e con lui gli altri pezzi che erano già pronti, vennero collocati all’interno della chiesa, sulla controfacciata. In fianco all’Isaia è stato posto quello che probabilmente avrebbe dovuto essere il “piedritto”, il trumeau, cioè la colonna centrale che nel portale regge l’architrave e la lunetta: questo pezzo, molto bello, destinato ad una posizione di assoluta importanza e di assoluta centralità nel portale che si andava a costruire, ora è addossato alla parete, in posizione decentrata.

Evidentissimi sono i collegamenti di queste opere scultoree con quelle del portale di Moissac, tanto che si immagina che siano state realizzate dalle stesse maestranze. Il piedritto di cui abbiamo detto richiama quello – ancora più elegante! – del portale di Moissac; e anche all’Isaia di Sainte-Marie, l’abbazia di Moissac risponde con il suo Geremia, altro meraviglioso punto di arrivo della statuaria romanica.  

Le storie della Bibbia – da Adamo ed Eva alle gesta di Sansone, dalle vicende dei Profeti al sacrificio di Isacco… – hanno ispirato e guidato gli artisti romanici. Before Chartres ne ha descritte molte nei suoi articoli, e oggi ha raccolto le più affascinanti in un volumetto pieno di fede, di sapienza e di stupore, che trovi qui: STORIE della Bibbia NELL’ARTE ROMANICA.

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