Il “deserto” più affollato del medioevo

Deserto d’uomini, non certo di vegetazione e fauna. Si racconta che battezzando il sito che da lui in poi si chiamerà “Saint-Guilhem-le-Desert”, il fondatore dell’abbazia non intendesse sottolineare l’asprezza del luogo, che era invece una florida vallata dell’Hérault, ma l’assenza di vita umana tutt’attorno. Era il secolo IX appena iniziato, e Guglielmo di Tolosa, compagno d’armi di Carlo il Grande, in queste lande isolate e nascoste della Linguadoca dapprima cercò il luogo ideale per insediare una comunità che potesse pregare per lui; poi vi si ritirò in persona, spogliatosi delle armi e di tutti i privilegi nobiliari, per morirvi poco tempo dopo, nell’anno del Signore 812.

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L’interno della chiesa in una cartolina d’epoca

Da quei decenni, tra i più cruenti e cupi di tutto il medioevo, l’insediamento di Saint-Guilhem-le-Desert fiorì e si accrebbe, in vicinanza e in competizione con l’altro grande centro monastico della Linguadoca, l’abbazia di Aniane. Questa andò quasi completamente distrutta nel XVI secolo; di Saint-Guilhem invece ci restano la chiesa abbaziale, databile nelle forme attuali all’ultimo scorcio dell’XI secolo. Che è bella e lineare: ha tre navate intersecate da un notevole transetto, ed è custodita a ovest dalla possente torre d’accesso, mentre è chiusa ad oriente dalle tre grandi absidi, differenti tra loro per datazione e fattura, ma nel complesso in grado di costituire forse la parte più interessante dell’edificio. All’interno, chiaro e coerente, la volta a botte è retta da potenti e regolari pilastri. E’ interessante, per la parte che resta, anche l’esterno (ma il chiostro, già gotico, è stato “trasferito” a New York) e sotto la chiesa una cripta scoperta di recente è la principale testimonianza dell’abbazia originaria.

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Il borgo e la strada di accesso (foto: Fagairolles34)

Ciò che però più resta impresso visitando Saint-Guilhem-le-Desert è sicuramente la commistione che, negli anni recenti, fa convivere in questo luogo decisamente lontano dal mondo la storia, che permea le fascinose pietre antiche, e il presente, che è fatto invece di una folla costante di visitatori in maglietta. Due le immagini indimenticabili, per chi arriva fino a qui, nella gola di Gellone. La prima è lo spettacolare percorso che, anche arrivando in auto, conduce alla chiesa: la strada, l’unica che sale fino al cuore del villaggio, si snoda infatti attraverso due ali di abitazioni dal sapore antico, e il percorso tra queste case medievali, in questo borgo meravigliosamente fermo ai secoli romanici, sembra non finire mai, tanto si susseguono l’uno all’altro scorci di storia: sembra davvero di entrare in un altro lontanissimo universo. Poi la seconda scoperta: arrivati all’altezza dell’abbazia, il “Deserto” smentisce se stesso, e ricavato nel pianoro alberato ti si apre dinnanzi un parcheggio, e anche questo sembra non avere confini, avvezzo ad ospitare decine e decine di auto e brulicante di visitatori che si incamminano chiacchierosi verso l’abbazia.

Davanti alla quale, la piazza è dominata da un gigantesco albero; e sotto le fronde verdi trovano posto tavolini e panche da fiera, come se fossimo nel centro vivace e scanzonato di una città di mare. Sarà per la vicinanza del corso balneabile dell’Hérault, sarà per i paesaggi tutt’intorno bellissimi, sarà per le spiagge che non sono lontane – da Montpellier si arriva in poco più di mezz’ora – sta di fatto che a Saint-Guilhem, non appena la stagione lo permette, c’è tutto il mondo: provate, per credere, ad andarci con Google Maps… E anche noi, come fece un tempo Guglielmo il fondatore, ci troviamo a spiegare che, a dispetto del nome che porta, l’abbazia di Saint-Guilhem non sorge in un luogo deserto. Ma se Guglielmo riusciva comunque a giustificarne il toponimo – non un deserto naturale, di flora e fauna, ma un deserto d’uomini, perché nessuno arriva in quella gola dimenticata -, noi al contrario non abbiamo vie d’uscita; e ci tocca ammettere che Saint-Guilheim è un posto splendido ma… è anche il deserto più affollato che il Medioevo ricordi.

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Il grande albero e il grande… plateatico davanti all’ingresso dell’abbazia (foto dal sito Beyond)

 

 

Ami le chiese romaniche isolate? Inerpicate ad alta quota, o comunque lontane, ancor più irraggiungibili di Santa Marìa del Mur, altre dodici splendide chiese stanno nel volumetto che Before Chartres ha dedicato – finalmente “in carta” – ai più spettacolari nidi d’aquila del romanico. Lo trovi qui: DODICI CHIESE isolate DEL TEMPO ROMANICO.

6 pensieri su “Il “deserto” più affollato del medioevo

  1. Paolo Salvi

    Un posto (ed un post!) ricco di fascino, che non conosco da molto tempo.
    Che nel 1991 ho sfiorato passando e visitando Montpellier, diretto in Rossiglione e Pirenei, la cosiddetta Catalogna francese, che mi avrebbe regalato magnifici tesori, che tu ben conosci ed hai trattato nei tuoi splendidi articoli.
    Quando mi imbattei la prima volta nelle immagini di Saint-Guilhem-le-Desert, rimasi sopraffatto da tanta bellezza, non solo dell’architettura ma anche del borgo medievale e del paesaggio tutto, le gole o, meglio, le Gorges dell’Herault, sono un insieme spettacolare che rende ancor più meravigliosa l’abbazia. Sublimi le tre absidi, maestosa la navata coperta da volta a botte con sottarchi. E’ proprio uno di quei luoghi che amo di più, connessi mirabilmente col paesaggio, lontano dal caos urbano.
    E che ti invitano alla riflessione ed alla spiritualità, anche se non sei propriamente un credente.

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    1. Giusto. E’ in mostra con altri chiostri medievali “ricostruiti” nel “museo” intitolato appunto “The Cloisters”… Tutti decorati a fogliame e vegetazione e a giochi geometrici, i capitelli e le colonne provenienti da Saint-Guilhem-le-Desert sono già di ispirazione gotica.

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  2. Ramon Muntané Casanovas (da Fb):
    Assomiglia molto alla Chiesa di Cardona, è lo stesso romanico XI secolo, con la mima tecnica i stile, senza appena scultura però con un’architettura molto elegante ed equilibrata, soprattutto all’interno.

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    1. Perfettamente d’accordo con te, Ramon. Ho visto Saint-Guilhem-le-Desert prima di vedere Cardona, e quindi sul momento non ho potuto notare la somiglianza. Ma poi, viste entrambe, davvero risulta evidente che Saint-Guilhem richiama il capolavoro di Cardona.

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  3. Aldo Valentini (da Fb):
    Le tue descrizioni mi affascinano, ma questa ancor di pìù! Quel “chiacchierosi” poi… me lo sono segnato questo luogo, è tempo di metterlo sulla cartina stradale di Francia. Il borgo medievale e la balneabilità in acqua dolce poi… mi fanno impazzire!

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