Il genio romanico nel caos di Sangüesa

Visto nel suo insieme, l’imponente portale romanico di Sangüesa è una grande bellissima sarabanda; ma al centro del florilegio di stili, di rimescolamenti e di immagini pulsa un cuore semplice. Al centro, infatti la lunetta del Giudizio Universale, lei sola in mezzo al turbinìo, è elementare, delicatissima, tanto da sembrare addirittura ingenua.

Il portale (foto: arquivoltas.com)

Appoggiato alla testata del transetto, sul lato settentrionale, il portale della chiesa di Santa Maria la Real si estende in verticale come pochissimi altri, e questo è il primo motivo della sua complessità. Complessità che poi è accentuata dal fatto che i molti e differenti rilievi che oggi vediamo assemblati tutti nella stessa parete erano stati inizialmente scolpiti pensando a collocazioni diverse: è dalla ricomposizione di materiali differenti, avvenuta di certo già nel Medioevo, quindi, che ha preso forma definitiva quest’opera imponente. Così a Sangüesa il portale è fatto dalle più e più parti composte in un unico vasto organismo: le colonne preziose con i loro capitelli, poi l’architrave con gli Apostoli, e ancora la sovrastante lunetta del Giudizio; questa è sormontata a sua volta dal giro degli archivolti a sesto acuto riccamente decorati, ai quali si affiancano i due spazi residui di forma quasi triangolare, fitti di immagini e scene; di lì poi si sale incontrando, su due registri, una nuova teoria di Apostoli: di nuovo il Salvatore è al centro, questa volta circondato dai simboli dei viventi.

La sensazione di trovarsi di fronte ad una realizzazione eterogenea, se non addirittura confusa, si accentua infine per via del fatto che i tanti rilievi di questo portale – che è quasi una facciata – sono stati scolpiti da mani diverse, due delle quali note. Di queste ultime, la prima è quella del “maestro di San Juan de la Peña”, così identificato per essere l’autore, in primis, dei capitelli del famoso monastero costruito in un anfratto della roccia; a questa mano candida si deve la rassegna di Apostoli superiore, quella che accompagna il Redentore nella parte alta del portale. Il secondo artista, che ha scolpito anche la grande lunetta e l’architrave sottostante, ha posto la sua firma – “Leodegarius me fecit” – su una delle grandi “statue colonna” nella parte inferiore, che sono forse i pezzi più pieni di fascino di tutta la composizione. Poi, negli archivolti decoratissimi e nei pennacchi triangolari della grande opera messa in scena a Sangüesa, altri rilievi scolpiti dai due maestri si mescolano tra loro e con quelli di altri scalpellini. 

La firma di Leodegario (foto: Luca Giordani)

E’ vasto, è ricchissimo di scene e personaggi, è probabilmente riassemblato, è opera di artisti differenti: da tutto ciò consegue che nel portale di Sangüesa ci si può perdere, e che non ci si stanca mai di scoprirne i dettagli, le decine e decine di figure minori, i modi differenti e i soggetti inattesi… E però, è proprio per queste stesse sue caratteristiche che si fatica a scorgervi quel senso di grande unità figurativa che si coglie invece a Moissac, a Vézelay a Charlieu e in tanti altri grandi portali romanici.

Dentro il quadro così articolato e a volte confuso, la lunetta intorno a cui ruota tutto il portale spicca come un intermezzo, come un’aria piana, dolce e quasi assopita dentro una sinfonia che invece usa trombe, timpani e archi in gran profusione. Al centro, il Salvatore, gigantesco, domina la scena. Lo circondano quattro angeli che chiamano al giudizio, dai tratti di una semplicità sconcertante, quasi angioletti dei disegni del Natale. Intorno, va lentamente in scena il più ordinato dei Giudizi universali, che sembra addirittura inconsapevole della drammaticità del momento: a sinistra la duplice processione dei chiamati – o sono già da considerarsi beati? – cammina verso il Cristo trionfante; a destra una nuova schiera, questa senza dubbio composta da reprobi, guarda al Signore con paura, con le ginocchia che cedono, mentre via via qualcuno comincia a scivolare verso il baratro costituito dalle fauci dell’Inferno; più sotto, la classica disputa sulle anime si svolge come un pacato rituale, lontanissimo dai toni concitati e drammatici che altrove la caratterizzano.

La lunetta, gli archivolti e i pennacchi (foto: visionialdila.wordpress.com)

Considerata nel suo complesso, la lunetta di Sangüesa, così, può sembrare il frutto di una mano debole, segnata da un’ingenuità complessiva nella concezione e nella realizzazione dell’opera. E però, se osservata da vicino, la figura del Cristo possiede una sua notevolissima carica di originalità. Nel corpo affusolato del Salvatore, ma anche nelle altre figure maggiori, il disegno e il modellato sono solo in apparenza il frutto di una mano inesperta: in realtà Leodegario si esprime quasi come un artista moderno, che utilizza la stilizzazione delle figure per interpretarle e renderle più intense, che deforma non per errore ma per scelta, che fugge la naturalezza delle proporzioni e delle pose per potenziare invece la capacità evocativa delle stesse. E nelle “statue colonna” – che a sinistra rappresentano le “tre Marie” e a destra gli apostoli Pietro e Paolo e poi Giuda impiccato – l’arte di Leodegario raggiunge il proprio apice, e si fa poesia in pietra: in questi corpi di donna affusolati e intensissimi, e in questi volti indimenticabili, si mostra con assoluta certezza l’abisso che separa la scultura romanica – potente, stravolta, incurante del bello e per questo piena di significato e di bellezza vera – da quella gotica, che si perderà per molto tempo ad inseguire le proporzioni scolastiche e la correttezza formale di un corpo e di un volto, dimenticandone l’anima.

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Il portale “protetto”

La “facciata” scolpita della chiesa di Santa Maria la Real a Sangüesa – siamo nella terra di Navarra, dove il romanico è di casa – dà direttamente sulla strada che affianca la chiesa. Anche per questo, non è facilissimo gustare nei dettagli il portale, a cui, per la sua ricchezza, andrebbe invece dedicato molto tempo. Una descrizione accurata e intelligente, utile per chi vuole prepararsi alla visita, si può trovare nell’interessantissimo blog “Visioni dell’Aldilà”, che al portale spagnolo dedica un’ampia pagina, da cui Before Chartres si è permesso di rubare alcune immagini.

Va detto infine che da qualche tempo l’intera composizione del portale, anche proprio per la sua collocazione su una via di traffico non marginale, è inquadrata da una struttura che la fascia con la funzione di proteggerla; purtroppo questa, contemporaneamente, intacca in modo decisamente invasivo l’inserimento nel contesto che molti secoli fa era stato donato al portale. Occorre fare uno sforzo, oggi, per immaginarlo libero da questa “gabbia” oscura: possono aiutare, al riguardo, le molte foto proposte dalle pagine di arquivoltas.com, come sempre meravigliose.

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Non solo Sangüesa. I grandi portali romanici sono a Moissac, ad Autun, ad Arles, a Charlieu… E c’è un libro, un volumetto che è un magico percorso attraverso i dieci portali maggiori del tempo romanico: gli appunti di viaggio di Before Chartres sono ora anche su carta, e li trovi qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.

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3 pensieri su “Il genio romanico nel caos di Sangüesa

  1. Paolo Salvi ha detto:

    Lascia senza parole questo magnifico portale dove la decorazione si distende senza che un solo centimetro rimanga vuoto, come un novello horror vacui.
    La lunetta è come in altri famosi casi tripartita in fasce orizzontali ed il Cristo Giudice ne occupa due, affiancato dalle schiere di beati e di reprobi, a scala ridotta, su due registri.
    Ma al di là della lunetta, sorprende tutta la decorazione che avvolge il portale, nei pennacchi, dove le formelle sono assemblate in un patch-work romanico ricco di fascino, tanto che parrebbe ingeneroso imputarlo a mera casualità.

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