Gli studiosi concordano: “Basilica e battistero sono a Lomello – per dirla con le parole di Sandro Chierici – due edifici assai distanti tra loro per epoca di costruzione e per stili: di conseguenza il loro rapporto va cercato più sul piano storico che non su quello architettonico”. E nonostante il giudizio drastico, certamente fondato sulle evidenze che datano il battistero tra il VI e l’VIII secolo, e invece collocano la chiesa di Santa Maria Maggiore ben più avanti, agli anni tra il 1020 e il 1050, Before Chartres si ostina a pensare che in pochi altri luoghi due edifici vicini si integrano e dialogano così intensamente; tanto che guardando il battistero da sud, e vedendo dietro di esso la parte terminale della basilica, si direbbe davvero che siano opera dello stesso cantiere.
Ma se il battistero è così decisamente “antico” – quasi verrebbe da pensare a Ravenna – e la chiesa è invece dell’XI secolo, da dove viene questa sensazione di consonanza tra le due costruzioni? C’è da dire che il piccolo edificio battesimale si avvicina alla basilica, innanzitutto, per il materiale di costruzione: battistero e chiesa sono stati infatti edificati entrambi utilizzando i piccoli mattoni tipici di questa bassa area pavese. E poi pare certo che coloro che costruirono la chiesa, nell’XI secolo, misero mano anche all’edificio battesimale che già esisteva da tre secoli, e forse ne ricostruirono o ne ristrutturarono, con modi e materiali simili a quelli utilizzati nella chiesa, la parte più alta. Il campaniletto terminale del battistero, infine, è certamente coevo alla chiesa, tanto che si adorna, pur essendo minuscolo, di piccoli archetti ciechi, quasi smentendo quella che è la più netta differenza tra il paramento murario della chiesa, decorata appunto da archi ciechi, e battistero, che di archi ciechi non ne presenta alcuno, se si escludono appunto quelli del piccolo campanile.
C’è forse un motivo ancora più profondo se la grande basilica di Lomello mostra una sintonia piena con il battistero “antico”: essa stessa infatti presenta, e non solo all’esterno, un carattere decisamente arcaico; e alcuni elementi la identificano come un tentativo, come un prototipo non compiuto, come un edificio in cui la transizione verso il romanico è decisamente in corso, ma non è ancora avvenuta.
Arcaico, quasi paleocristiano, è lo sviluppo longitudinale della chiesa, ancora molto estesa in lunghezza nonostante il crollo delle prime campate, avvenuto nel XVIII secolo, e il conseguente arretramento della facciata. Arcaica è anche la strutturazione della parte orientale della basilica, proprio quella che abbiamo visto richiamare con forza il modello del battistero: il transetto esiste, ma lo svolgimento è ancora tipicamente basilicale, e la parte terminale dell’edificio, osservata dal lato, non ha tiburio, né alcuna parte che evidenzi, innalzandosi, la zona della crociera; il profilo della basilica è anzi segnato da un particolare “discendere”, dal corpo vero e proprio della chiesa ad un presbiterio più basso, a cui a sua volta si appoggia l’abside, ancora minore di altezza. La basilica così appare tutta giocata in orizzontale, al modo antico. Con la sua mole ricoperta di una pelle rugosa di laterizi consumati, è piantata fortemente a terra, come un vigoroso coccodrillo del Nilo, appiattito in attesa, retaggio e ricordo di ere passate.
Anche all’interno Santa Maria Maggiore appare possente, sì, ma insieme statica: contribuiscono a questa impressione gli archi trasversi a tutto sesto che, nella navata centrale, reggono le coperture piane in legno senza alcuno sforzo, ma anche senza dare alcuno slancio verso l’alto; e anche all’interno, poi, la configurazione particolare della parte orientale, in fondo alla navata, che invece di innalzarsi sulla crociera si abbassa, e lo fa con due successivi passaggi, fino alla curva pesante e ribassata dell’abside; e in questo modo accentua la sensazione di staticità, di calma, di nobiltà datata e priva di qualsiasi ambizione.
Le rovine che restano davanti all’attuale facciata non fanno che riportare – anch’esse, quasi fossero scheletri del passato – la grande basilica indietro nel tempo. Tutto intorno si sentono gli echi dei secoli della dominazione longobarda, che fecero di Lomello una cittadina cruciale e forte; e quasi riporteresti la chiesa che vedi, e non solo l’antico battistero, a quei decenni di ferro, ad un’epoca al tempo delle nozze tra Teodolinda e Agilulfo, che proprio qui a Lomello convogliarono a nozze nell’ultimo scorcio del VI secolo.
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La cittadina di Lomello sorge nella piana orientale della provincia pavese, non lontana dal confine tra Lombardia e Piemonte, a metà strada tra Casale Monferrato e Pavia.
Nel contesto padano, il complesso che unisce Santa Maria Maggiore e il preesistente edificio a pianta centrale è uno dei cinque esempi maggiori di basilica romanica affiancata da un proprio battistero. Più a sud, là dove cominciano i rilievi degli Appennini, è la chiesa di Vigolo Marchese ad avere in fianco una costruzione a pianta centrale (la cui funzione battesimale non è però del tutto acclarata). Più a settentrione, nella piana tra Milano e i grandi laghi di Lombardia, presentano lo stesso schema – chiesa orientata, con il battistero vicino al lato meridionale – i complessi di Agliate e di Galliano, mentre quello di Arsago Seprio propone il battistero davanti alla facciata della basilica. In ogni caso, la compresenza di una basilica e di una costruzione a pianta centrale costituisce un affascinante esempio di dialogo tra strutture differenti, in un’articolazione di linee e volumi tipica del romanico.
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A nord di Lomello, tra Milano e i Laghi, si estende una vasta regione ricca di capolavori romanici. Con un itinerario in dieci tappe un prezioso volumetto racconta le più belle realizzazione del tempo – da Arsago Seprio ad Almenno San Bartolomeo, da Gravedona a Galliano a Civate – in quella splendida terra: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI.
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Non solo Lomello: nella vasta piana padana – la “Lombardia” medievale – dodici delle grandi chiese “di città”, costruite nel tempo romanico, competono in magnificenza, autorità e splendore. Before Chartres le osserva e ne descrive il cuore, in un nuovo delizioso volumetto: LE GRANDI “chiese di città” DELLA PADANIA ROMANICA.
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Federica Belloni (da Fb):
Bellissimo complesso! La basilica ha un’architettura molto particolare tanto che c’è una leggenda per cui l’avrebbe costruita il diavolo in una notte. Ricordo che entrando e osservando la fila di colonne si percepisce chiaramente che la pianta è praticamente storta..Interessante anche il battistero.
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Fabio Lambri (da Fb):
Vi invito a venire a fare un giro in Lomellina (in generale) e a Lomello in particolare.
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Di Lomello sono proprio innamorato ed è un amore che data all’incirca dal 1992, anno in cui la visitai in fase di stesura della mia tesi di laurea sulle “chiese ad archi trasversi”.
E’ infatti uno di quei rari casi di chiesa ad archi trasversi di epoca romanica, che possono essere prese come archetipo tipologico, anche se in realtà le mie conclusioni portano ad evidenziare notevoli differenze con quelle poi sviluppatesi in un periodo successivo e riconducibili al gotico.
Come tutti i luoghi dove alla chiesa è affiancato un battistero (o altro edificio) il mio desiderio di bellezza è doppiamente appagato.
Scrivi diverse cose condivisibili, altre comunque interessanti, che solo per il coccodrillo del Nilo faccio fatica a comprenderne il senso. Sarà un omaggio al coccodrillo appeso nella navata del Santuario delle Grazie presso Mantova?!
E’ tempo di ritornare a Lomello.❤
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Cercavo un paragone, un simbolo di questa qualità della chiesa di Lomello di essere forte, e antica, e schiacciata a terra come un rettile…
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Mariangela Gatti (da Fb):
Da alcuni anni è stato allestito uno splendido museo nei locali della canonica di Santa Maria Maggiore, nel quale si possono ammirare i resti dell’apparato decorativo originario della basilica ( l’interno ha subito diverse trasformazioni nel corso del tempo). Trovarsi vis – à – vis con quei frammenti, un tempo collocati a livello del cleristorio, è un’emozione indescrivibile. Si vedono ancora chiaramente i segni dei giunchi utilizzati per “dare volume” ai Santi guerrieri che adornavano la navata centrale e dei fili di ferro utilizzati per collegarli al muro. Insomma, sembra di essere a contatto con le maestranze e gli artisti che hanno realizzato una delle chiese più interessanti e suggestive della nostra zona.
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Gilberto Simon (da Fb):
Splendidi: visitati in solitudine con il previsto appassionato d’arte che mi aveva aperto per l’occasione i due tesori.
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Emanuela Lonati (da Fb):
Ci sono andata attraverso le campagne della Lomellina, passando dalla Pieve di Velezzo che nasconde un piccolo battistero che credo sia proprietà privata. Poi la chiesa di Lomello, una meraviglia di complesso. Trasuda storia attraverso i muri enormi dell’impero romano . La parte più bella è la navata centrale, ha il colonnato non rettilineo, e quegli archi traversi che non sono romanici. Sembra più antica dell’anno mille, se non nella costruzione, forse nel pensiero di chi l’ha edificata . Ma è solo una mia impressione. 🙋
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Perché dici che gli archi trasversi non sono romanici, Emanuela? Credo che la struttura originaria sia quella, proprio con gli archi trasversi che si incontrano altrove nel tempo romanico.
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