Il romanico d’Abruzzo in 151 pagine

Con le sue 151 pagine, e con le illustrazioni realizzate, l’estate scorsa, con una campagna fotografica specifica, il nuovissimo volumetto sull’Abruzzo romanico è forse il più ricco tra tutti quelli pubblicati fin qui da Before Chartres. E non potrebbe essere altrimenti: perché ogni viaggio – e quindi anche quello sotto il Gran Sasso della scorsa estate – rende più ricco questo blog, che è la miniera da cui sono tratti tutti i volumetti cartacei; ma soprattutto perché l’Abruzzo è tra le regioni italiane in cui l’arte romanica è fiorita più rigogliosa, e con esiti più notevoli e peculiari.

Terra di grandi chiese e di grandi abbazie isolate, ma anche terra di grandi esperienze decorative, l’Abruzzo romanico sembra avere due anime, una calda e tutta giocata sui capolavori a stucco della scuola di Ruggero, Roberto e Nicodemo, e una fredda fatta di grandi spazi interni lineari e segnati dal marmo. E proprio queste due anime insegue e racconta il volumetto ITINERARI alla scoperta DEL ROMANICO IN ABRUZZO, in distribuzione dall’ultima settimana di maggio 2023.

Santa Maria in Valle Porclaneta a Rosciolo e, sopra, il nuovo volumetto

La prima anima, “calda”, ci conduce a Rosciolo, dove la chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta si offre come uno scrigno rustico e antico, e poi a Moscufo, a Guardia a Vomano, a Cugnoli… Lungo questa direttrice si susseguono meravigliosi i pulpiti e i cibori realizzati in stucco dall’atelier dei tre maestri con un tratto popolare, pittoresco, e insieme sottile. La loro arte, uniforme e quasi mimetica, è fatta di tralci sottili e intrecciati, e di omini nudi e di animali, persi tra le corone di foglie intrecciate come in una foresta senza scampo. Spesso sui capitelli, si incontrano i mascheroni che vomitano fronde, altra figura caratteristica di questa fase della scultura – o meglio, della decorazione a stucco – del romanico abruzzese.

Il pulpito e la navata di Moscufo
Casauria, la navata

La seconda strada che si percorre con il volumetto in mano è quella dell’anima più “fredda” e classica, fatta di chiese grandi e isolate – San Liberatore alla Ma­iella, San Clemente a Casauria, la concattedrale di San Pelino a Corfinio, la chiesa “alta” di Bominaco… – che hanno come caratteristica comune un’elegante linearità: la struttura delle chiese è massiccia, ma allo stesso tempo semplice, priva di articolazioni evidenti e quasi classica: le navate filano via – salvo quella di Casauria, divisa in due – come grandi sale ordinate, lungo cui si allineano pilastri, molto semplici e uguali, più spesso che colonne, e che culminano nel presbiterio e nell’abside; assenti o pressoché ininfluenti i transetti, le coperture sono in legno, a capriate; e così, a movimentare questi interni, sono quasi solo i due elementi di arredo, cioè amboni e cibori, a cui si aggiungono i grandi candelabri, questa volta bianchi e in marmo. Caramanico, poi, con i suoi apostoli arrabbiati tutti in fila nell’architrave, ci porta in un mondo a metà tra la magia e la spiritualita…

L’ingresso della chiesa di Capestrano

La via degli affreschi, infine. Due cicli vasti estesi e tardi stanno uno a Ronzano, ancora romanico, e uno nella piccola cappella di San Pellegrino a Bominaco, questo però datato alla metà del XIII secolo e privo ormai di vigore, e troppo lindo per non esser definito ormai gotico. Pieno di vigore romanico e particolarissimo, con la sua “ce­na” che è una vera e propria visione, è invece l’arco trionfale di San Pietro ad Oratorium, a Capestra­no… E per chi cerca la pittura dei secoli alti il viaggio in Abruzzo non può non sconfinare in Molise: il nuovo volumetto ci accompagna nella vasta archeologica di San Vincenzo al Volturno, e nella splendida cripta di Epifanio, con i suoi affreschi altomedievali.

Qui, in terra molisana, termina il viaggio. Che è bene cominciare, dice il nostro itinerario, dalla perla classica e solitaria di San Pietro in Albe, ad Alba Fucens, che sembra però appartenere a Roma più che al­l’A­bruzzo, eppure è uno dei simboli di questa regione strepitosa; e il suo interno, candido e classico, è tra i più belli che il medioevo ci abbia lasciato.

Andate in Abruzzo, allora. Con o senza il libro di Before Chartres, andate in Abruzzo, e visitate questa terra pulita, accogliente, ricchissima d’arte e però per nulla presuntuosa, il cui tratto saliente è la dignità. Andateci perché troverete un patrimonio di arte romanica strepitoso, e perché lo troverete aperto, e disponibile e lindo, specchio del cuore di questa regione che ha tanto da dare e tanto da offrire a chi ama il tempo… prima di Chartres.

L’interno di San Pietro in Albe ad Alba Fucens

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Centocinquantun pagine per raccontare l’Abruzzo, una terra fiera, in cui l’arte romanica è fiorita rigogliosa. Raccolgono e raccontano le grandi chiese e le grandi abbazie isolate, l’arte vivacissima di Ruggero, Roberto e Nicodemo, e i loro splendidi arredi pieni di girali, mostri, animali e piccoli uomini nudi, e ancora i portali e gli architravi, gli amboni e i cibori… Il viaggio nell’Abruzzo romanico, non delude mai, e così non delude il nuovissimo volumetto ITINERARI alla scoperta DEL ROMANICO IN ABRUZZO, che raccoglie gli appunti di viaggio di Before Chartres.

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4 pensieri su “Il romanico d’Abruzzo in 151 pagine

  1. Paolo Salvi ha detto:

    E’ davvero una splendida regione questo Abruzzo che visitai da bambino e nel quale torno dal 1996 quasi tutti gli anni, vedendo e rivedendo i suoi capolavori architettonici e scultorei.
    Terra dei cibori la potremmo chiamare tanti e tanto rigogliosi sono nelle sue varianti a decorazione a stucco o pienamente marmorea.
    Una settimana intera serve per vedere tutto il romanico in questa regione non grande ma architettonicamente grandiosa, che nel cuor mi sta.

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  2. Giulio Giuliani ha detto:

    Emanuela Rossini (da Fb):
    Non potevate fare descrizione migliore, poche parole che racchiudono l’essenza dell’Abruzzo, amo troppo questi luoghi, se ci vai una volta ci lasci il cuore e non puoi fare a meno di tornarci

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