Ronzano: tutti in piedi, negli affreschi

Sono tutti in piedi, nell’abside bella di Santa Maria a Ronzano: la Vergine e gli Apostoli che guardano da sotto in su il Cristo in gloria, la Madonna abbracciata ad Elisabetta nella scena della visitazione, gli sgherri che flagellano Gesù e poi Gesù stesso vestito di porpora, i bambini della strage degli innocenti e le mamme che urlano il loro dolore… E sono tutti in piedi, i personaggi dipinti di questa particolarissima chiesa d’Abruzzo, anche nelle scene della testata del transetto: ritto in piedi è l’angelo dell’Ave Maria, come quello che annuncia il Bambino ai pastori; e ritta in piedi è la Vergine che riceve l’annuncio, così come i pastori che ascoltano la notizia sconvolgente della Notte Santa.

Le absidi affrescate (foto: politicamentecorretto.com)

Dicono gli studiosi che gli autori di questa vasta serie di affreschi, dipinti alla fine del XII secolo, o forse a cent’anni dopo, a seconda che si legga un 1181 o un 1281 nell’iscrizione che li data, si sarebbero ispirati alle miniature del nord, e alle figure che gli artisti d’Oltralpe inserivano nelle loro lettere iniziali miniate: e allora spesso avranno guardato ad una “i” o ad una “l”, perché la verticalità, qui a Ronzano, sembra il segno predominante di tutto il lungo racconto. E tra cento figure verticali, più verticali di tutte spicca l’Eva cacciata dall’Eden, allungata come un palo in fronte ad Adamo, a cui peraltro solo la zappa conferisce un po’ di movimento; e non è da meno il bambino appeso nelle mani del soldato di Erode, che penzola diritto anche lui come un fuso mentre gli viene tagliata la testa… Maria, infine, sembra volere essere sull’attenti ogni volta che viene rappresentata; e se questo slancio potrebbe essere consono di fronte all’angelo che le porta l’annunzio o ai piedi del trono del Signore, stupisce che cerchi quasi di alzarsi in piedi anche nel letto in cui ha appena partorito.

La fuga in Egitto, la strage degli innocenti, Cristo nel sinedrio e nel sepolcro

Si direbbe che solo una scena, di grande fascino, si sottrare al fitto inseguirsi di figure in piedi; ed è quella della Fuga in Egitto, dove tutto è reso vivo dal tenerissimo incrocio di sguardi tra la Vergine e Giuseppe, che camminando davanti all’asino si volta preoccupato, ricevendo da Maria un gesto di affettuosa rassicurazione. Qui sì, in questo dinamismo lirico, gli affreschi di Ronzano, anche se gli abiti di Giuseppe parlano già di un medioevo diverso, sembrano dire che lo spirito che li anima è ancora quello romanico. Ma tutt’intorno in questi affreschi decisamente popolari sembra spirare ormai un’aria che sa di tempi nuovi, di verticalità, appunto, di semplificazione quasi ormai gotica. E davvero, come dice Paolo Favole, “l’importanza storica di questo ciclo di affreschi deriva dalla sua funzione di trait-d’union tra le esperienze artistiche d’Oltralpe e i successivi cicli abruzzesi”; tra cui quello di Bominaco, tanto celebrato e noto, e però riferibile in modo pieno al Duecento avanzato.

Gli affreschi nell’abside (foto: 4.bp.blogspot.com)

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L’interno (foto: abruzzoturismo.it)

Anche nella sua struttura architettonica la chiesa di Santa Maria – unico edificio superstite dopo che un incendio ha devastato il monastero che serviva – presenta tratti particolari rispetto alla tradizione romanica. La facciata è semplice e povera, giocata sul contrasto tra i mattoni chiari e la pietra bianca dei profili; e solo nella parte “orientale” – Santa Maria in realtà è rivolta a nord-est – la chiesa di Ronzano riesce a proporsi, se non con coerenza romanica, almeno con originalità: un vasto “cubo” infatti avvolge il transetto e le absidi, ricordando altri esempi pugliesi; e qui sì il bel gioco delle arcate cieche e l’elegante decorazione della finestra centrale (e delle altre minori) offre di che fermarsi ad osservare. L’interno è anch’esso essenziale, con un impianto basilicale coperto in legno, a cui però rispondono il transetto e la parte del presbiterio, con il gioco dei volumi, le coperture in pietra a crociera, e gli affreschi che da soli valgono pienamente una visita.

Per un itinerario tra le altre splendide chiese d’Abruzzo, leggi ALBA FUCENS: ERA TEMPIO, ORA E’ CHIESA.

La parte orientale della chiesa (foto: tripsinitaly.com)

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6 pensieri su “Ronzano: tutti in piedi, negli affreschi

  1. Paolo Salvi

    Ronzano, come tante chiese d’Abruzzo l’ho vistata qualche anno orsono, direi 4-5.
    E’ collocata in una conca ben rappresentata dalla vista absidale che hai immortalato. E’ interessante questa sua conclusione piana a mascherare le tre absidi in spessore di muro, così come magnifica la monofora istoriata che la decora nel centro.
    Un ciclo di affreschi pregevole, cultura spontanea che media tradizioni nordiche, la rende tra i gioielli del romanico abruzzese.
    Ci devo tornare.

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  2. Roberta Dei Gatti (da Fb):
    Cinquanta anni fa lì ci siamo sposati. Era chiusa, ma piaceva troppo a mio marito. Il pomeriggio del 4 ottobre ci siamo portati anche le sedie, i fiori della campagna circostante è stato il nostro addobbo, pochi parenti, tutti gli amici Ora purtroppo è azzoppata da un brutto restauro,ma lei è sempre bellissima nella sua austerità.

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  3. Aldo Valentini (da Fb):
    Grazie Giulio Giuliani per avere, come sempre illustrato con attenzione ed originalità questa meraviglia, ricordandomi aspetti che avevo ai suoi tempi (preterremoto) appena intuito. Come sempre non condivido certe illazioni, più o meno velate sull’ arte gotica, perdonabili per la tua grande concentrazione solo sul romanico. spesso certe prevenzioni sono autolimitanti, come dire che il 90% delle sculture romaniche sono rozze primordiali, preistoriche, chiaro arretramento rispetto alla scultura romana mentre l’architettura romanica ha ereditato tutto da quella romana, considerazioni, tutte queste che io ovviamente non condivido. Il giusto innamoramento per un mondo, nel tuo caso il romanico, a mio modestissimo parere, non dovrebbe portare a sminuire gli altri “mondi”.

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    1. Mi spiace Aldo, ma stai “esagerando” quelle che sono le mie piccole considerazioni, con forzature e pensieri che non mi appartengono. Lo sforzo che compie Before Chartres è quello di evidenziare la profonda differenza tra la sensibilità del tempo romanico e quella del tempo gotico. Per farlo, la forza e la accentua con l’evidenziatore, ma non fa illazioni né insegue atteggiamenti “prevenuti”. Posso anche scherzare, a volte, ma quando scrivo un post cerco di essere rigoroso nell’analisi e nelle sottolineature, perché so bene che non si fanno classifiche tra periodi differenti, e che l’arte gotica ha prodotto capolavori e innovazioni… come il Rinascimento, il Barocco, o altri periodi dell’arte mondiale. Poi Before Chartres lo ammette: ama il romanico; ma cerca di spiegarlo, di aiutare chi legge a riconoscerlo e a distinguerlo, a comprenderlo anche per contrasto con il gotico… il resto – illazioni velate o pregiudizi – non fa parte del mio modo di pensare o di scrivere (se non quando si scherza 🙂).

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